DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Riccardo Arena per "La Stampa"
Tutto è meno che un procuratore sospettabile di simpatie di sinistra, come magari si potrebbe dire del suo collega di Agrigento: Francesco Lo Voi però su Matteo Salvini la pensa come Luigi Patronaggio, che il caso Open Arms aveva aperto, per il divieto di sbarco imposto a 147 migranti a Lampedusa, nell'agosto 2019. È il capo della Direzione distrettuale antimafia di Palermo a chiedere personalmente, nell'aula bunker dell'Ucciardone, il giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio contro il leader leghista, già ministro dell'Interno.
Salvini, presente davanti al Gup Lorenzo Jannelli, incassa una richiesta che potrebbe trascinarlo in aula, facendogli rischiare una condanna fino a 15 anni: rende dichiarazioni spontanee, ribadisce la sua linea difensiva di sempre, quella di avere difeso legittimamente i confini e ai cronisti dice di sentirsi «orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese rispettando la legge, svegliando l'Europa e salvando vite». A Catania - ma sempre a causa di un'inchiesta aperta ad Agrigento da Patronaggio - Salvini rischia un secondo giudizio, per lo sbarco negato, stavolta dalla nave Gregoretti della Guardia costiera, un mese prima della Open Arms, a luglio di due anni fa.
La decisione del giudice Jannelli potrebbe anticipare quella del suo collega di Catania, Nunzio Sarpietro, prevista per metà maggio, e arrivare il 17 aprile. Lo Voi, in corsa per la Procura di Roma in mezzo ai veleni del caso Palamara, all'udienza preliminare guida il pool composto dal suo aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Gery Ferrara. Non si oppone a nessuna delle ventuno parti civili ammesse contro l'ex titolare del Viminale: e c'è anche il Comune di Barcellona, la capitale catalana a cui fa riferimento la Ong che gestisce i salvataggi attraverso la Open Arms.
Il capo della Dda spiega al giudice che l'accusa è più che «sostenibile in giudizio», che «il Comitato per i diritti umani delle Nazioni unite, anche se per un caso tutt' affatto diverso, ha rilevato lo stress ingenerato solo dal ritardo nell'autorizzazione allo sbarco» e ha già chiamato in causa lo Stato italiano «rilevando che la violazione è nel rispondere con ritardo alla chiamata di soccorso: e se ci sentissimo dire di nuovo una cosa del genere?». Questioni di politica, ma qui - affermano Ferrara e Sabella - la politica non c'entra, quello di Salvini fu un atto amministrativo e non ci fu alcuna "decisione condivisa o scelta collegiale", nell'impedire alla nave catalana di attraccare a Lampedusa.
La linea seguita da Salvini a Catania, dove il Gup Sarpietro ha voluto ascoltare, fra gli altri, lo stesso Giuseppe Conte, non attacca a Palermo: è ancora Lo Voi a citare la deposizione dell'ex premier, resa nella città etnea. «Mai in Consiglio dei ministri, come ha spiegato Conte - osserva il procuratore - si è discusso di singoli casi o della autorizzazione di attracchi a navi che avessero soccorso migranti. La decisione la assunse Salvini».
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