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Laura Berlinghieri per “La Stampa”
La fuga in avanti per l'approvvigionamento autonomo dei vaccini non è riuscita e allora le regioni ci riprovano, questa volta spingendo sul "passaporto vaccinale". Con soluzioni diverse, lo potrebbero sperimentare a breve la Sardegna e il Veneto, ma è un'iniziativa che fa proseliti, soprattutto tra le regioni più turistiche, come la Sicilia.
Una volata in avanti, però, al momento si registra per le sole regioni presiedute da Christian Solinas e Luca Zaia, il cui unico denominatore comune è Andrea Crisanti: consulente del primo, vecchio consulente (rinnegato) del secondo.
Da oggi, chi vorrà entrare in Sardegna dovrà esibire un certificato che attesti la vaccinazione contro il Covid. Le alternative rimangono i tamponi (obbligatori), da farsi nelle 48 ore precedenti o successive all'arrivo, con delle regole piuttosto stringenti. Obiettivo: mantenere la zona bianca ma, contemporaneamente, non perdere il "treno" del turismo.
«In questa settimana, tutto il mondo ha parlato della Sardegna e questo è un "plus" senza pari per la nostra regione e le sue attività economiche» la soddisfazione di Solinas. E Luca Zaia, che da mesi parla di passaporto vaccinale, non vuole essere da meno. In Veneto, chi verrà vaccinato riceverà dalla rispettiva Usl un documento che certifichi l'avvenuta iniezione.
Ma la regione punta su questo tema, per questo i suoi tecnici informatici stanno mettendo mano alla vecchia app "VaccinAZIONI Veneto", in cui è possibile registrare l'avvenuta somministrazione. Per il momento, questo non avrà alcuna ripercussione concreta sulla possibilità di spostarsi e oggi il Veneto entra in zona arancione per tutti. Ma è sempre meglio giocare d'anticipo.
Anche se il veto potrebbe arrivare, ancora una volta, dall'Unione Europea. Proprio per evitare le fughe in avanti dei singoli Paesi Bruxelles sta pensando a un certificato vaccinale unico, a partire da quello digitale interoperabile. Se questo progetto dovesse concretizzarsi, le avvenute vaccinazioni saranno raccolte in un database, mentre ai singoli cittadini verrà assegnato un codice QR personalizzato, riconosciuto in tutti gli Stati membri, quindi da esibire.
Il sistema dovrebbe essere sviluppato a livello tecnico entro i prossimi tre mesi, sotto la guida del commissario europeo Didier Reynders. Oltre all'avvenuta vaccinazione, il certificato potrà certificare anche la negatività a un test Pcr o l'acquisita immunità al Covid, dopo l'infezione.
angela merkel e ursula von der leyen
L'Unione crede fortemente nel progetto, come traspare dalle parole della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che detta i tempi: «Questo mese presenteremo una proposta legislativa per il pass verde digitale. L'obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate, i risultati dei test di quanti non si sono potuti immunizzare e informazioni sulla ripresa dal Covid».
A spingere sull'acceleratore sono soprattutto i Paesi che confidano in una ripresa del turismo, questa estate. Su tutti, il premier greco Kyriakos Mitsotakis, che chiede di accorciare i tempi.
E l'Italia? Resta in attesa. «In Europa non siamo a un livello di vaccinazione tale da consentire una decisione di natura definitiva, ma ritengo che quella sia la sede giusta» le parole del ministro della salute, Roberto Speranza. «L'Italia, come sempre ha fatto, si muoverà in piena sintonia con gli altri Paesi e con la Commissione Europea». La sensazione, tuttavia, è che le regioni non abbiano alcuna intenzione di aspettare.
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