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Stefano Di Michele per "Il Foglio"
Come i pirati barbareschi, che saccheggiavano le città cristiane, così è Renzi che si appresta trionfalmente a valicare le mura del Pd. Non a conquistarlo ma a sconsacrarlo, non a edificarlo ma a raderlo al suolo. Rottamare. Demolire. Gettare sale sulle rovine. E' il Cattivo Nipote, Matteo: lo scapestrato, lo sfrontato, lo scostumato. Come l'Armada di Filippo II, che con croci sulle vele fronteggiava i pirati, così è invece Letta che Epifani ora innalza a difensore della cinta assediata, a presidio alla sacralità minacciata. Difendere. Allertare. Gettare olio bollente sui barbari assalitori. E il Buon Nipote, Enrico: l'assennato, il riflessivo, il giudizioso. Sogno d'ogni suocera, timore d'ogni avventata figliola. Uno che, se si vede attribuire le "palle di acciaio", lesto smentisce, "non c'è da parte mia un cambio di linguaggio", sia mai, così da evitare imbarazzo agli educati commensali.
Matteo ed Enrico, il pirata e il principe - come nel film del loro conterraneo Pieraccioni. E' il momento dei Nipoti, ma ancor di più, e forse proprio per questo, è il momento dei Nonni. Che sapienti vigilano, saggi indirizzano, preoccupati avvisano. E l'Ottima Cricca che con ferrea saggezza tiene il timone, avvista gli scogli, conosce le maree. Così, il presidente Giorgio Napolitano, il fondatore Eugenio Scalfari e lo zio Gianni Letta Sr. (con la recente aggregazione del "giovin" segretario Guglielmo Epifani: a far squadra completa, d'arguzia e di imbattibile capacità investigativa, tipo i quattro arzilli vecchietti del BarLume dei polizieschi di Marco Malvaldi) fortificano le torri, allargano il fossato, piazzano le meglio sentinelle. A rottamare magari il Rottamator Sognante, probabilmente a costringerlo al traguardo ammaccato e un po' spelacchiato.
Napolitano ha il monito, l'allerta, la regalità propria contro la scostumatezza che tracima dalle sponde dell'Arno. Zio Letta (che teoricamente è sull'altro fronte, ma tanto vicine sono le trincee, che fare un salto a prendere il caffè in casa altrui è questione di mezzo metro) ha la sapienza, l'esperienza, la dualità di chi è buono per il re e ottimo per la regina. E infine Scalfari, che ha la filosofia, la penna pronta, la cattedra dei credenti in Renzi di Repubblica - che con domenicale arguzia rivolta, dissacra, rovescia sui recenti innamoramenti del dir. Mauro.
Ha di Renzi (e ripetutamente ne ha reso partecipe testimonianza) più o meno la stessa opinione che Pessoa aveva di Salazar che infestava il suo Portogallo, "è fatto di sale e porta male". Appunto domenica scorsa, dopo aver annotato che quello sta alla sinistra come Fabio Volo alla letteratura (genere: la giustizia militare sta alla giustizia come la musica militare sta alla musica), ha segnalato che "la sua eventuale riuscita politica rappresenta un'imprevedibile avventura e in politica le avventure possono giovare all'avventuriero ma quasi mai al paese che rappresenta". E mica è il suo primo squillo di tromba - di allarme verso la sentinella che scruta a che punto si trova la notte della sinistra, resa ancora più oscura e temibile dall'alieno, dal pirata barbaresco, dal Rottamator Scortese. Disse già : "Se diventasse premier dovrebbe confrontarsi con gente come la Merkel e Draghi. Francamente non ce lo vedo".
E disse pure, più largamente argomentando: "Se Renzi diventa il capo del partito cambia l'antropologia del partito, che è riformista di centrosinistra, non liberaldemocratico: lo sposterebbe come fece Craxi con il Partito socialista, tanto è vero che poi i socialisti finirono con Berlusconi". Ecco: mutazione genetica si profila, avventuriero s'avanza. E questa storia dell'avventuriero ha quarti di nobiltà nella sinistra italiana: quasi le stesse identiche parole che usò Berlinguer quando fu Craxi a prendere il potere nel Psi. E' il 16 luglio 1976, ventiquattr'ore dal ferale evento: "Un gruppo di avventurieri si è impadronito del Psi, non potete immaginare quali guasti ne conseguiranno".
E ciò che fu rovesciato su Craxi oggi viene rovesciato su Renzi - che forse, onestamente, ha spalle (politiche) anche un po' meno forti di Bettino. E "avventuriero", mesi fa, disse D'Alema del Cav. Parola con un senso, parola che getta allarme e chiama alla lotta. L'Ottima Cricca sa di strategia e di rotte e pure di lotte. Ora il pirata fiorentino ha attorno meno remissivi tonni e molti più scogli.
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