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Stefano Agnoli e Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera”
Un' altra porta chiusa. Dopo il no dichiarato pubblicamente da Paolo Del Debbio c'è un altro ostacolo sulla strada che porterà a individuare il candidato sindaco del centrodestra a Milano. Nonostante le attestazioni di stima di Silvio Berlusconi (gli ha regalato un pacchetto di azioni del Milan) e l'«interessamento» di Matteo Salvini, Paolo Scaroni, ex amministratore delegato dell' Eni, che dopo tre mandati alla guida del Cane a sei zampe dallo scorso anno è vicepresidente della banca d'affari Rothschild (oltre ad essere entrato nel board del Giuliani Group, l' azienda farmaceutica dell'amaro) vuole restare fuori dalle discussioni sui futuri sindaci di Milano e Roma.
Ma a chi gli è vicino confessa non solo di non volersi occupare di politica, ma anche di non aver ricevuto alcuna avance al proposito e di stare bene a Londra, dove lavora. Anzi, pare abbia addirittura aggiunto di stimare Giuseppe Sala e di volerlo appoggiare. Come mai?
Perché Sala ha fatto un eccellente lavoro all' Expo e conosce Milano a menadito. Scaroni, d' altra parte, del dossier Expo sa tutto. Era a Parigi il 31 marzo del 2008, quando Milano sbaragliò la candidatura di Smirne. Suona quasi una beffa, visto che Sala viene indicato come possibile candidato sindaco del centrosinistra.
Situazione complicata per il centrodestra. Dopo il no di Paolo Del Debbio, e i ripetuti niet leghisti ai nomi di Maurizio Lupi e Corrado Passera, era stato proprio Silvio Berlusconi a lanciare l' idea di un manager da schierare nella corsa per Milano, in un possibile derby con un altro dirigente pubblico come Giuseppe Sala.
Evaporate nel frattempo tutte le altre possibili candidature, il Cavaliere negli ultimi giorni aveva iniziato a ragionare seriamente sull'ex ad di Enel ed Eni. «Milano e Roma - aveva detto il leader di Forza Italia - devono essere amministrate come grandi aziende con squadre di manager».
Il leader della Lega non si era sbilanciato più di tanto ma non ha chiuso nemmeno la porta all'idea di Paolo Scaroni: «Lo conosco come uomo d' impresa brillantissimo, ma non personalmente - ha detto Salvini -. Lo incontrerò volentieri e ne parlerò con gli eventuali alleati. Certo non sosterrò mai il Passera di turno o chi appoggia il governo Renzi. Sono però abituato a parlare quando ho una conoscenza diretta delle persone». «Per esempio - aveva detto il segretario leghista -, anche Pisapia era un valente avvocato, ma fare il sindaco non è proprio il suo mestiere».
Le inchieste giudiziarie (Scaroni è stato appena prosciolto per presunte tangenti Eni in Algeria, nel 1996 ha patteggiato un anno e 4 mesi per presunte tangenti versate al Psi da Techint di cui era allora amministratore delegato, ndr) potrebbero costituire un handicap in fatto di popolarità e consenso? «In Italia l' aver subito indagini, soprattutto se si è ai vertici di un' impresa pubblica, non è certo indice di colpevolezza. Penso a Orsi e penso a Finmeccanica», la conclusione di Salvini. Una cauta apertura, insomma.
passera contro l italicum col bavaglio
Che però sembra aver trovato una serratura difficilmente scardinabile. Così come è successo con Del Debbio, così come succede puntualmente a ogni elezione milanese con il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che ha liquidato la sua possibile candidatura a sindaco di Milano come «periodo ipotetico del terzo tipo», ossia dell' irrealtà. Ora si riparte da zero.
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