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Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"
Frammentati, eppure costretti a stare insieme. Almeno per il momento. Scelta civica, già malconcia dopo la batosta elettorale, conta i lividi procurati dalla trattativa (fallita) sulla Presidenza delle Camere. E si prepara alla resa dei conti. Il malumore verso Mario Monti fatica a restare negli argini e il partito unico sembra allontanarsi. Il Professore, d'altra parte, gioca in proprio senza abbandonare l'ormai noto contegno british: «Io voglio fare politica, non costruire un partito».
La fotografia dello scontro è l'ira funesta di Lorenzo Dellai, candidato centrista alla Presidenza della Camera abbattuto a un metro dal traguardo. Lui, l'ex Presidente della Provincia di Trento, ha scoperto due giorni fa con raccapriccio di essere vittima di fuoco amico montiano.
E l'ha scoperto direttamente dal premier, che nelle ore frenetiche del negoziato mostrava a diversi parlamentari basiti un sms di Giorgio Napolitano. In quel messaggio il Presidente della Repubblica confermava lo stop all'ascesa di Monti sullo scranno più alto di Palazzo Madama, ma prendeva atto della possibile intesa tra Scelta civica e Pd, cementata dall'elezione di un montiano alla guida di Montecitorio. Dellai, ovviamente, non ha potuto trattenere la rabbia: «Io ho investito in questo progetto e lui si è comportato così solo per scopi personali!».
Non è solo Dellai ad essere infuriato con il presidente del Consiglio. Crescono i mal di pancia anche tra gli uomini di Italia Futura. Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, ha bocciato senza appello le ultime mosse di Monti: «Ci fanno passare per centristi opportunisti - giurano di averlo sentito gridare l'altro ieri a Palazzo Madama - ma questo mi sembra addirittura mastellismo di ritorno». Per il leader dell'Udc, il Professore si è mosso male e ha comunicato peggio: «Io cerco di evitare anche solo di salutare in pubblico Berlusconi e lui invece fa sapere di averlo addirittura incontrato...
«Eppure, il gruppo di Scelta civica del Senato - dopo aver sfiorato la spaccatura - è uscito praticamente indenne dal voto su Piero Grasso. Il nuovo round è previsto per oggi, quando i gruppi parlamentari montiani torneranno a riunirsi. In gioco c'è la poltrona di
capogruppo, ruolo ambitissimo in tempi di magra. Ai nastri di partenza si presentano quattro neo deputati. Il candidato di Monti è l'ex ministro Renato Balduzzi, ma la consistente pattuglia di Italia Futura spinge da tempo per imporre Andrea Romano. Come se non bastasse, anche Dellai cerca la riscossa politica dopo il rovinoso infortunio interno. Outsider, ma comunque pronto a competere, è Gregorio Gitti.
Anche a Palazzo Madama le tensioni intestine rischiano di sfociare in conflitto aperto. Mario Mauro, che tanto si è speso per cercare un'intesa con il Pdl sul nome di Renato Schifani, punta a guidare i senatori centristi. Lo sfida Linda Lanzillotta.
Eppure, salvo clamorosi colpi di scena, i due gruppi parlamentari di Scelta civica vedranno la luce. Non è il momento di dividersi e i voti si peseranno soprattutto nel risiko parlamentare per la formazione di un nuovo governo. L'equilibrio resta però precario e ogni scossone rischia di farlo saltare. A traballare è soprattutto la prospettiva unitaria, come ha spiegato senza battere ciglio Monti a un ministro del suo governo: «Io non voglio fare un partito, voglio fare politica...».
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