“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
1. COLOSSEO, ECCO I SOLDI, MA I SINDACATI INSISTONO. “PRONTI ALLO SCIOPERO”
Sara Grattoggi per “la Repubblica”
Da una parte un decreto che inserisce i musei tra i servizi pubblici essenziali (rendendo più rigida la regolamentazione degli scioperi) e un fuoco di fila contro i sindacati che «vogliono prendere in ostaggio la cultura e non l' avranno vinta mai» (Matteo Renzi sull' Unità). Dall' altra lo sblocco dei fondi per il pagamento dei salari accessori dei lavoratori dei Beni culturali che va incontro alle richieste dei lavoratori che due giorni fa hanno ritardato di due ore e mezza l' apertura, di musei e monumenti, compreso il Colosseo.
In mezzo, una situazione ancora conflittuale, con la Cgil che conferma la possibilità di uno sciopero a ottobre. La tensione, insomma, resta alta sul fronte della vertenza tra governo e lavoratori del Mibact. «Lo sblocco dei fondi per i salari accessori - spiega Claudio Meloni, Cgil - non spegne la mobilitazione che verte anche sulla richiesta di un piano occupazionale straordinario e sulle riforme che stanno generando caos organizzativo».
L' attesa, al momento, è per i contenuti del decreto che equipara i luoghi di cultura a scuole, trasporti e ospedali e che quindi prevede la cosiddetta "soglia minima garantita". Qualsiasi assemblea - come quella di venerdì al Colosseo - o agitazione, d'ora in poi, dovrà essere sottoposta al vaglio dell' Autorità di garanzia per gli scioperi che ha la facoltà di chiedere la precettazione.
«Una sceneggiata», lo liquida la segretaria Cgil, Susanna Camusso. Intanto proprio dal garante degli scioperi Roberto Alesse arriva la proposta di una «riflessione complessiva sulla legge 146», sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Sul fronte politico, invece, il Pd si divide. A prendere le difese dei dipendenti, la minoranza: «Non si può sbattere la croce su un lato solo. I lavoratori vanno ascoltati». Fa discutere, invece, il tweet della sottosegretaria ai Beni culturali Francesca Barracciu, Pd, che definisce «reato» l' assemblea sindacale che aveva tenuto chiuso il Colosseo. Dopo le critiche, la precisazione: «Intendevo reato in senso lato ».
A tornare sull' assemblea di due giorni fa, è anche Francesco Prosperetti, soprintendente speciale per il Colosseo: «Una legittima iniziativa - la definisce - per ragionare sui mancati pagamenti. Tra l' altro, parliamo del monumento più aperto d' Italia: 363 giorni l' anno, chiuso solo a Natale e capodanno». Come a dire che difficilmente sarebbe stato possibile tenere l' assemblea in orari e giorni diversi. «E venerdì - prosegue - solo alle 8.30 abbiamo saputo della massiccia adesione. A quel punto, non è stato possibile spostare il personale da un sito all' altro. La chiusura, ovviamente, è stata un danno per tutti».
2. I VERI NEMICI DELLA CULTURA NASCOSTI DIETRO A QUEL DECRETO
Tomaso Montanari per “la Repubblica”
Di fronte all' enorme spirale di polemiche innescata da una breve chiusura del Colosseo è urgente porsi alcune domande.
Perché si ritiene inaccettabile che un monumento chiuda a causa di un' assemblea sindacale (regolare e regolarmente annunciata) e si trova normale che la stessa cosa accada per una cena privata di milionari (si rammenti il caso di Ponte Vecchio, chiuso dall' allora sindaco Renzi per un' intera notte), o per una manifestazione commerciale (la sala di lettura della Nazionale di Firenze chiuse per una sfilata di moda nel gennaio 2014)? I diritti del mercato ci appaiono evidentemente più importanti dei diritti dei lavoratori.
Ma in Europa non è così. L' anno scorso la Tour Eiffel chiuse per ben tre giorni, e la National Gallery di Londra è aperta a singhiozzo da mesi per una dura lotta sindacale: nessuno ha gridato che la Francia o l' Inghilterra sono ostaggio dei sindacati.
Il ministro Dario Franceschini ha detto che mentre i lavoratori erano in assemblea egli era impegnato al ministero dell' Economia proprio per riuscire a sbloccare il pagamento dei loro straordinari. E uno si chiede: ma l' Italia è ostaggio di coloro che, guadagnando circa 1000 euro al mese, chiedono di non aspettare mesi o anni per la retribuzione degli straordinari (che permettono le aperture domenicali e notturne), o è ostaggio della burocrazia che ha fatto sì che Franceschini non sia riuscito a risolvere il problema in un anno e mezzo di governo?
E perché il decreto d' urgenza adottato venerdì non ha riguardato il pagamento dei lavoratori, ma invece il regime degli scioperi?
Un noto documento programmatico della banca d' affari americana JP Morgan (giugno 2013) additava tra i problemi «dei sistemi politici della periferia meridionale dell' Europa» il fatto che «le Costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste »: bisognava dunque rimuovere, tra l' altro, le «tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori » e «la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo». Ebbene, crediamo davvero che sia questa la linea capace di far ripartire il Paese?
Non c' è alcun dubbio sul fatto che anche i sindacati abbiano le loro responsabilità nel pessimo funzionamento del ministero per i Beni culturali. Ma è davvero caricaturale dire che in Italia il diritto alla cultura sia negato per colpa dei sindacati. Le biblioteche e gli archivi sono in punto di morte a causa della mancanza di fondi ordinari e di personale, d' estate i grandi musei chiudono perché non c' è l' aria condizionata, nel centro di Napoli duecento chiese storiche sono chiuse dal 1980, due giorni fa è caduto per incuria il tetto della mirabile chiesa di San Francesco a Pisa, dov' era sepolto il Conte Ugolino... E si potrebbe continuare per pagine e pagine.
Questo immane sfascio non è colpa dei sindacati: ma dei governi degli ultimi trent' anni, nessuno escluso (neanche il presente, che ha appena tagliato di un terzo il personale del Mibact, già alla canna del gas).
Se davvero vogliamo che la cultura (e non solo il turismo più blockbuster) diventi un servizio essenziale, come vorrebbe la Costituzione, allora non c' è che una strada: investire, in termini di capitali finanziari e umani. Quando gli italiani potranno davvero entrare nelle loro chiese, nei loro musei e nelle loro biblioteche (magari gratuitamente, o pagando secondo il reddito), e quando chi ci lavora avrà una retribuzione equa e puntuale, allora avremo costruito un servizio pubblico essenziale. Un traguardo che pare molto lontano, impantanati come siamo in questo maledetto storytelling, che invece di cambiare la realtà, preferisce manipolare l' immaginario collettivo.
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