DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell'articolo di Gio.Vi. per “la Repubblica”
Arginare la frana. Provare a fermare l’esodo dei riformisti, spaventati dalla radicalità di Elly Schlein. Placare i mal di pancia dei cattolici, preoccupati che il nuovo Pd possa trasformarsi in una ridotta di sinistra-sinistra incapace di dar spazio e voce a una delle culture fondative del partito nato dall’intuizione prodiana dell’Ulivo.
Non è impresa facile quella che un gruppo di parlamentari dem hanno deciso di tentare per tenere insieme le varie anime della principale forza di opposizione, messa a dura prova dal terremoto congressuale. Per praticare l’unità nelle differenze, che poi è la cifra costitutiva del Pd, le deputate Marianna Madia e Lia Quartapelle, insieme al senatore Filippo Sensi, hanno organizzato un ciclo di “seminari sul futuro”. Che fin dal nome tradisce un’ambizione — indirizzare la rotta (se non proprio correggerla) — e un metodo poco consueto in una comunità politica abituata a far sempre la guerra al leader di turno: non contestare la segretaria a prescindere, orchestrando un processo alle intenzioni, bensì metterla alla prova su tesi e proposte riformiste da inserire nell’agenda del nuovo Pd. Con pari dignità rispetto a quelle avanzate da Schlein e compagni.
lia quartapelle foto di bacco (3)
Ufficialmente gli incontri che partiranno il 4 maggio «saranno un’occasione per discutere di temi fondamentali nella vita degli italiani, ma spariti dai radar del governo Meloni: dalla sostenibilità del sistema sanitario nazionale ai salari, fino all’immigrazione come risorsa». In realtà sembra più un modo per parlare a nuora (Giorgia) perché suocera (Elly) intenda.
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E non è neppure l’unica iniziativa per cercare di restituire coesione a un centrosinistra attraversato da mille dubbi e lacerazioni. Domani, all’Istituto Luigi Sturzo, l’ex senatore craxiano Gennaro Acquaviva animerà un dibattito dal titolo evocativo: “Ripartire da Camaldoli — L’indispensabilità di un impegno grande dei cattolici per ricostruire la politica italiana”. E certo non è casuale il richiamo al convegno organizzato nel luglio ‘43 da un gruppo di intellettuali di chiara matrice cristiana per elaborare un documento programmatico in grado di offrire alle forze cattoliche la base cui informare la propria azione nell’Italia liberata. Codice che poi servì come fonte di ispirazione alla nascente Democrazia cristiana.
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Fra i relatori, il fondatore del Censis Giuseppe De Rita, l’ex presidente della Consulta Giuliano Amato, l’arcivescovo Vincenzo Paglia. Spiega Acquaviva, presidente della Fondazione per il Socialismo e ancora attivissimo, nonostante i suoi 88 anni: «In Italia è saltato tutto, non c’è più fiducia nella politica, il sistema di rappresentanza si è dissolto, a Palazzo Chigi siede un’erede del fascismo. Ecco perché oggi, più che mai, l’impegno dei cattolici è indispensabile». Per il Paese. Ma anche per il Pd. Perderli — è il sottinteso — vorrebbe dire condannarsi a un’eterna opposizione.
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