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Francesca Caferri per “la Repubblica”
La caduta di quello che fino a qualche settimana fa era considerato l' uomo più potente di Washington non si ferma: anzi, se possibile diventa più rapida, tanto che sono in tanti ormai a scommettere sulla sua prossima uscita dalla Casa Bianca.
L' ultimo colpo a Steve Bannon, la mente del sito di notizie ultraconservatore Breitbart, l' uomo che è riuscito a riunire dietro a Trump le frange più estreme della destra americana, lo ha assestato proprio il suo presidente: «Steve mi piace - ha detto Trump parlando alla Fox - ma dovete ricordare che è arrivato nella mia campagna elettorale molto tardi. Io sono lo stratega di me stesso. Quando ho conosciuto lui avevo già battuto tutti i senatori e i governatori in corsa per la nomination. E non ho certo cambiato strategia perché a quel punto avevo di fronte Hillary».
Parole che arrivano da lontano: sono settimane che a Washington non si parla d' altro che della rivalità nello Studio Ovale fra Bannon e il genero di Trump, Jared Kushner, marito della figlia prediletta Ivanka. I due si stanno sfidando a distanza a colpi di scoop passati alla stampa: dalle rivelazioni al veleno sul viaggio di Kushner in Iraq fatte filtrare presumibilmente dagli uomini del rivale. Agli attacchi sulla natura dellla fortuna accumulata da Bannon che il Washington Post ha pubblicato due giorni fa.
Ieri Trump non ha smentito la rottura - «Ho detto a Steve che deve mettere a posto questa cosa oppure dovrò pensarci io» - ma non le tensioni: secondo il New York Times l' allontanamento di Bannon dalla Casa Bianca è una questione di pochi giorni o settimane. L' ideologo sarebbe lontano dallla linea pragmatica assunta da Trump su questioni come la crisi in Siria e Corea del Nord e spingerebbe invece per misure più estreme come il Muslim Ban.
Se forse è troppo presto per leggere nelle frasi pronunciate da Trump l' addio definitivo a Bannon, è però certo che la stella del consigliere è molto appannata in questi giorni: come quella di Kellyanne Conway, l' altra anima della campagna Trump, scivolata su frasi tipo «comprate gli abiti di Ivanka Trump» e «Michael Flynn gode della totale fiducia del presidente» poche ore prima della sua cacciata. Bannon cose del genere non le ha mai dette: ma la sua uscita dal Consiglio per la sicurezza nazionale, voluta dal nuovo responsabile Herbert McMaster e l'ascesa di personaggi come lo stesso McMaster e James Mattis come ministro della Difesa non depone a suo favore.
Come non lo fa il fatto di non essere, come Kushner, parte del clan familiare del presidente: già la scorsa estate quello che fino a quel momento era un uomo chiave della campagna Trump, Corey Lewandowski, era stato costretto a lasciare il gruppo per dissensi con Ivanka e il marito. Ora la storia sembra destinata a ripetersi.
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