OBAMA UNO A OBAMA DUE - LO SCRITTORE MCINERNEY: “DEVE MIGLIORARE I RAPPORTI COL CONGRESSO, MA ANCHE CON SUO STESSO PARTITO, DOVE È GIUDICATO ARROGANTE - DEVE SFORZARSI DI PARLARE ANCHE ALLA MIDDLE AMERICA, CONVINCENDOLA CHE NON È UN SINISTRORSO RADICALE ED ELITARIO - POTEVA FARE DI PIÙ SU IMMIGRAZIONE E NOZZE GAY - NEL 2016 SPIANERÀ LA STRADA A HILLARY CLINTON”…

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Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"

«L'Obama bis è già iniziato con un colpo di scena», spiega al Corriere Jay McInerney, il 57enne autore di bestseller quali «Le mille luci di New York» e «L'ultimo scapolo» (Bompiani). «Parlo dell'improvviso braccio di ferro con la potente lobby delle armi Nra. Dopo aver mostrato ben poco interesse in passato per questo tema, il presidente dopo la strage del Connecticut si è fatto guidare dal cuore. Perché l'orologio ha preso a correre e certi problemi vanno risolti adesso o mai più».

Quale bilancio possiamo trarre dal suo primo mandato?
«Per quattro anni le strategie dei suoi interlocutori repubblicani, mossi da cinico calcolo più che dall'interesse per il bene del Paese, sono state tese ad imbavagliarlo e immobilizzarlo, impedendogli di realizzare qualsiasi cosa. Ciononostante è riuscito a mandare in porto la storica riforma sanitaria, a tirar fuori le truppe dall'Iraq e a uccidere Bin Laden. Anche se l'Obama Uno si chiude con molte sconfitte, i suoi trionfi superano di gran lunga gli insuccessi».

Quali sono stati gli insuccessi?
«Anch'io ero convinto che avrebbe inaugurato una nuova era bipartisan e visionaria; invece la spaccatura del Paese è aumentata. Avrei voluto che facesse di più sul fronte dell'immigrazione e per la pace in Medio Oriente, dimostrandosi meno esitante nel sostenere le nozze gay. Anche la sua legge di stimolo economico ha avuto un successo limitato, sempre per colpa dell'ostracismo dei repubblicani, convinti che l'America fosse con loro e contro il presidente. La sua rielezione li ha scioccati e traumatizzati».

Gli sarà più facile adesso trattare coi nemici?
«Il Partito repubblicano oggi è allo sfascio, diviso tra due anime inconciliabili. Da una parte i ricchi businessman che vogliono solo meno restrizioni sui loro affari e meno tasse. Dall'altra, fanatici ultra-religiosi contrari all'aborto, che adorano le armi e odiano gay e immigrati e se ne fregano di cosa pensa il resto dell'America».

Le ultime elezioni hanno dimostrato che sono una minoranza.
«Una minoranza che però vorrebbe controllare l'agenda del Paese. Nell'Obama due i repubblicani, da anni ostaggio del Tea Party, non potranno ignorare il fatto che le loro idee su economia, sanità, armi, aborto e matrimoni gay sono state bocciate dalla maggioranza degli elettori che non le condivide».

Nell'ultimo sondaggio Cnn il 54% degli americani pensa che nel secondo mandato Obama sarà «eccezionale».
«Proprio per questo sia lui sia i democratici oggi sono in una posizione ideale rispetto a quattro anni fa. Se elaboreranno un'agenda non troppo radicale, avranno molte più chance di successo. E i repubblicani indeboliti dovranno per forza scendere a compromessi. Spero solo che Obama abbia imparato dai suoi errori».

Quali?
«Deve migliorare i rapporti col Congresso dove spesso è giudicato arrogante e rimosso dalla politica. Il presidente dovrebbe iniziare a confrontarsi e lavorare con i suoi nemici ma spesso, ahimè, ha problemi persino a comunicare con i membri del suo stesso partito. Deve sforzarsi di parlare anche alla middle America, convincendola che non è un sinistrorso radicale ed elitario ma un centrista e una persona normale come la maggior parte degli americani».

Come gestirà dossier irrisolti quali il controllo delle armi e il matrimonio gay?
«Deve fare ben poco. Temi quali il matrimonio gay, l'aborto, la liberalizzazione della marijuana sono gestiti dagli stati e non dal governo federale. Dopo le sue simboliche prese di posizione su queste questioni care ai liberal, ha già passato la palla ad altri, indicando con chiarezza che non sarà lui il paladino di quelle crociate».

Cosa diranno i libri di storia su Obama?
«Penso che egli abbia iniziato a preoccuparsi del proprio lascito storico e il secondo mandato sarà rivolto in questa direzione. Per i liberal come me egli sarà ricordato come Bill Clinton, un presidente moderato e centrista. Ma per la destra verrà per sempre immolato come un socialista radicale».

È vero che se avrà successo spianerà la strada a Hillary Clinton?
«Ne sono cero. E il fatto che Hillary abbia dato le dimissioni la aiuterà nel 2016 agli occhi del Paese a essere considerata una vera indipendente, com'è sempre stata, e non la continuazione di otto anni di Obama».

 

 

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