RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità”
L' esame di Luca Palamara davanti alla sezione disciplinare del Csm è stato un vero corpo a corpo tra il pm sospeso e l' avvocato generale Piero Gaeta. Ieri il sostituto procuratore sotto inchiesta ha voluto togliersi alcuni macigni dalle scarpe, ma non ha inteso rispondere nel merito sulle conversazioni intercettate all' hotel Champagne, dove con cinque consiglieri del Csm e gli onorevoli Luca Lotti e Cosimo Ferri si parlò di nomine e in particolare di quella della procura di Roma.
Palamara ha detto che prima di discutere di quelle conversazioni vuole attendere la pronuncia della Camera dei deputati sulla loro utilizzabilità. Su tutto il resto Palamara ha dato battaglia.
«Io di passare per un corrotto traffichino davanti a voi non ci sto» ha detto, ricordando come sia caduta «l' accusa più infamante» che gli era stata contestata, cioè quella di aver intascato 40.000 euro per sostenere la nomina a procuratore di Gela di uno dei candidati.
luca palamara a passeggio con cosimo ferri
Parimenti, a giudizio di Palamara, non è possibile ipotizzare che lui possa aver barattato la propria funzione per accordarsi con Lotti, imputato a Roma, per la nomina del procuratore della Capitale.
L' ex consigliere del Csm ha assicurato che non si sarebbe messo mai contro il suo ufficio per «salvare Lotti», tanto meno contro il procuratore aggiunto Paolo Ielo, a cui è legato da «un rapporto di stima» e per la cui nomina si sarebbe speso. Palamara ha, però, ammesso che nel 2016, quando Lotti è stato iscritto sul registro degli indagati per l' inchiesta Consip, c' è stato un cortocircuito.
«Io lo frequentavo da prima. Era notorio che lo facessi, l' ho frequentato a cena con il procuratore Pignatone (Giuseppe, ndr), con personaggi delle istituzioni. Perché era legato, quando era sottosegretario alla presidenza del consiglio, a temi e questioni che attenevano il nostro mondo». Ma nel 2016 è finito sotto inchiesta: «E allora mi sono posto il problema della frequentazione dell' indagato. E me lo sono posto stando lì, dove oggi siete voi (era consigliere del Csm, ndr).
Nella mia consiliatura discutemmo di tre casi che riguardavano il tema della frequentazione dell' indagato: il primo riguardava la famosa questione Giancarlo De Cataldo-Salvatore Buzzi».
L' incolpato ha citato anche la vicenda dei rapporti dell' imprenditore Antonello Montante (condannato a 14 anni di reclusione) con i magistrati di Caltanissetta e Palermo e il caso dell' ex esponente di Md Paolo Mancuso, azzoppato nella carriera perché pizzicato ad andare a caccia con presunti camorristi (però per lui non vennero ammesse le intercettazioni e venne prosciolto dal Csm).
Durante il disciplinare Palamara ha mandato diversi messaggi al vertice del Csm: «Con l' onorevole Lotti c' è stato un rapporto di frequentazione che è continuato ancor di più soprattutto in occasione della nomina dell' attuale vicepresidente del Csm (David Ermini, ndr)». In vista di quella votazione «sicuramente si sono intensificati i rapporti di conoscenza» e «la frequentazione tra me l' onorevole Lotti e l' onorevole Cosimo Ferri».
Insomma se si è creata la «cricca dell' hotel Champagne», l' occasione è stata l' elezione di Ermini, anche se «l' onorevole Lotti non c' entra nulla con presunti accordi sulla nomina del procuratore di Roma». E qui è arrivata un' altra stoccata: «Per quanto riguarda il procuratore di Roma agli atti del fascicolo di Perugia troverete numerosissime intercettazioni nelle quali già da febbraio-marzo 2019 si parla normalmente - come è sempre avvenuto - di ipotetiche, presunte trattative di accordo tra i gruppi associativi. In particolar modo tra quello di Unicost e Magistratura indipendente, ma se dovessi negare che all' interno dell' ufficio di Roma io non affrontassi le medesime questioni con i miei colleghi di Area, direi sicuramente una bugia».
Una questione affrontata in un altro passaggio dell' esame: «Poteva capitare di uscire con dei colleghi di Mi una settimana. Nella settimana successiva di organizzare delle uscite con i consiglieri di Area, quando per esempio c' erano delle nomine che interessavano maggiormente a loro. Potrei citare le vicende relative alla procura di Milano, alla Scuola superiore, alla Corte d' appello di Bari». Palamara ha anche ricordato di quando la sua corrente e Area avevano mandato all' opposizione Mi e Ferri. Poi i rapporti con il parlamentare di Italia viva si erano ricomposti («Le amicizie in comuni ci hanno riavvicinato»).
In particolare in vista della nomina del vicepresidente del Csm: «Le interlocuzioni iniziarono già nel mese di luglio, quando il Parlamento elesse gli attuali membri laici. C' era già stata discussione all' interno del Partito democratico per la nomina del componente laico [] tra il nome del professor Luciani e il nome dell' onorevole Ermini». Che, grazie alla strana alleanza tra Ferri e Palamara, è diventato vicepresidente. Ma a mandare all' aria il nuovo assetto è stata la candidatura di Marcello Viola a procuratore di Roma. «Era ritenuto uomo di Ferri. Non di Lotti. Di Ferri».
Una cosa che alla componente di Area dentro a Palazzo Clodio proprio non andava giù. Anche se per Palamara, l'«imputato» Lotti, dall' arrivo di Viola non avrebbe potuto trarre beneficio: «Cosa può fare un nuovo procuratore, una volta esercitata l' azione penale? Va dal gip e dice "ho sbagliato", cancello la richiesta di rinvio a giudizio?».
Il famigerato dopocena dello Champagne «fu una di quelle occasioni nelle quali tra il martedì e il giovedì, eravamo soliti frequentarci con i consiglieri che componevano allora il Csm». Incontri a cui si univa ogni tanto anche Lotti e non solo lui. Il magistrato e l' ex ministro si davano appuntamento via Whatsapp oppure da centralino a centralino. «Questo era il modo di contattarci.
marcello viola procuratore generale firenze 2
Quella sera capitò che c' era un incontro prefissato e io gli dissi: "Se vuoi ci puoi raggiungere"».
Il legame con Lotti si era rinforzato quando questi era diventato ministro dello Sport e Palamara era il capitano della rappresentativa di calcio dei magistrati.
L' incolpato con i colleghi ha tenuto a sottolineare che, a proposito del «ruolo e dello status» di Lotti, quest' ultimo «si trovava in una situazione simile anche in occasione e della nomina del vicepresidente del Csm» e che dell' ex sottosegretario aveva «parlato ogni giorno con il procuratore Giuseppe Pignatone». Morale: se era infrequentabile per lui, avrebbe dovuto esserlo anche per chi, invece, è andato a presiedere il parlamentino dei giudici grazie al suo sostegno.
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