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DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER…
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Tempi grami per i bocconiani.
E l'anno di governo a guida Rigor Mortis, ex rettore dell'ateneo milanese, non ha certo contribuito ad elevare la sua credibilità e qualità . Almeno a giudicare dai risultati disastrosi conseguiti dall'esecuto dei tecnici proprio nel campo privilegiato del risanamento economico-finanziario.
Stiamo parlando dell'università tanto cara ai Poteri marci (con l'eccezione di Cesarone Romiti: "Non assumerei mai un loro laureato", disse una volta) che nel frattempo crolla pure nelle classifiche mondiali dell'eccellenza scolastica.
Una reputazione a rischio non da oggi.
"Stendiamo un pietoso velo sul livello e sulla qualità intellettuale delle istituzioni di gran fama che dovrebbero formare le élite industriali", è il pensiero del professor Giulio Sapelli ("Chi comanda in Italia", Guerini Associati).
Una delle poche voci accademiche dal pensiero forte, che sull'argomento aggiunge: "Pensate alla Bocconi, al livello di norma mediocrissimo degli insegnanti, in maggior parte e misura professionisti esperti, ma studiosi infermi...".
Stavolta, però, dopo il docente di Storia economica alla Statale di Milano, la solenne bocciatura per i Bocconi Boys, arriva da un peso massimo internazionale del ramo, il premio Nobel Paul Krugman.
Già , una gran brutta figura, osserva Federico Rampini su "la Repubblica" di martedì, quella rimediata dal loro esimio collega, il quale "sbeffeggia" pubblicamente Alberto Alesina e Silvia Ardagna sull'ultimo numero della "New York Review if Boook". E proprio sul tema a loro più caro dell'austerity.
Nell'articolo-saggio, riportato dall'ottimo Rampini, Krugman ricorda che prima ancora dello scandalo Rogoff-Renhart (i due economisti di Harvard beccati a sbagliare le addizioni) ci fu un altro studio sull'austerity che fece una misera fine".
E chi erano gli autori di quello scempio scientifico pubblicato nel 2009 se non la coppia inedita Alesina-Ardagna. Uno studio, messo a punto, per dimostrare l'indimostrabile: "si possono attuare politiche di austerity senza che queste deprimano l'economia "anzi - continua l'editorialista de "la Repubblica", citando Krugman -, addirittura con l'effetto opposto a stimolare la ripresa".
Insomma, Otto-Alesina, orfano stavolta di Barnelli-Giavazzi - che insieme spesso si esibiscono sul "Corriere della Sera" di Flebuccio de Bortoli -, aveva trovato la quadratura del cerchio.
"A un esame serio la ricerca firmata Alesina-Ardagna cascò a pezzi", ha sentenziato il premio Nobel per l'economia.
Infatti, "un'analisi del Roosevelt Institute dimostrò che tutti gli esempi citati dai due bocconiani erano sbagliati: nessun caso di austerity che rilancia la crescita si è mai verificato nel mezzo di una recessione".
Conclusione amara di Paul Krugman, con un occhio accigliato (giustamente) sulle ultime vicende del vecchio continente e italiane (governo Monti): "Il mistero è perché degli studi già ampiamente screditati da tempo continuino a guidare le politiche europee".
Ma il professor che manda dietro la lavagna dei somari i nostri bocconiani Alesina & Ardagna si è dato pure una risposta: "il moralismo di Angela Merkel e gli interessi dei creditori".
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