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SE IL NO AL MES È UNA VENDETTA PER IL PATTO DI STABILITÀ, SIGNIFICA CHE QUELL’ACCORDO È UN CETRIOLONE PER L’ITALIA. ALLORA PERCHÉ GIORGIA MELONI HA ESULTATO DEFINENDOLO “UN COMPROMESSO DI BUON SENSO” E “MIGLIORATIVO”? – L’ITALIA, NELLO SCENARIO MIGLIORE, DOVRÀ CONTRARRE IL SUO BILANCIO DI 3,3 PUNTI DI PIL IN SETTE ANNI, CIOÈ 12 MILIARDI E MEZZO ALL’ANNO DI MEDIA. IL PERCORSO DI AUSTERITÀ SARÀ OBBLIGATO ANCHE SE VENISSERO CONFERMATE LE STIME SUL PIL DELLA NADEF (CHE SONO CONSIDERATE MOLTO OTTIMISTE)

 

GIORGIA MELONI - VIGNETTA DI MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO

MELONI,PATTO MIGLIORATIVO PER L'ITALIA RISPETTO AL PASSATO

(ANSA) - ROMA, 20 DIC - "Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, considera importante che sia stato trovato tra i 27 Stati membri della Ue un compromesso di buonsenso per un accordo politico sul nuovo Patto di stabilita' e crescita. Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati, il nuovo Patto risulta per l'Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi spiegando che sono "regole meno rigide e piu' realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri, che sarebbero stati insostenibili per molti Stati membri".

 

MELONI, SUL PATTO APPROCCIO ITALIANO SERIO E COSTRUTTIVO

MEME SU GIORGIA MELONI AD ATREJU 2

(ANSA) - ROMA, 20 DIC - "Grazie a un serio e costruttivo approccio al negoziato, l'Italia e' riuscita, non solo nel proprio interesse ma in quello dell'intera Unione, a prevedere meccanismi graduali di riduzione del debito e di rientro dagli elevati livelli di deficit del periodo Covid". Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi in cui la premier Giorgia Meloni definisce il nuovo Patto di stabilita' "per l'Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato". "Inoltre - viene sottolineato -, si terra' conto degli investimenti del Pnrr e dei maggiori costi sugli interessi causati dall'innalzamento dei tassi di interesse da parte della Bce e le spese per la difesa saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti".

 

ECCO IL NUOVO PATTO: STRETTA DA 12,5 MLD ALL’ANNO FINO AL 2031

Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”

 

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI

Sono “realistiche ed efficaci” le nuove regole del Patto di stabilità europeo che l’Italia ha avallato […] e […] dovrà applicare dall’anno prossimo? Efficaci si vedrà, realistiche solo in un mondo in cui la deflazione è un valore: il deficit deve sempre scendere, il debito è solo un problema da cancellare, non c’è alcuna vera clausola per garantire investimenti a cui pure ci siamo impegnati (green, digitale, difesa), le metodologie di calcolo sui conti pubblici sono le stesse che hanno imposto austerità all’europa per oltre dieci anni.

 

giorgia meloni ursula von der leyen a lampedusa 3

La faccenda è tutta qui: i particolari sono importanti, ma il senso di marcia è evidente a chiunque non sia in malafede. Tradotto: se va molto bene, l’Italia dovrà contrarre il suo bilancio di 3,3 punti di Pil in sette anni, che in soldi – ai prezzi del 2024 – fa 12 miliardi e mezzo all’anno in media, questo se la crescita e l’inflazione saranno quelle previste, cosa di cui c’è da dubitare. Si dice: comunque meglio del Patto precedente ed è vero, ma bisogna anche dire che quel Patto non l’ha mai rispettato alla lettera nessuno […]. A questo giro, però, le procedure correttive sono state rafforzate e rese semi-automatiche.

 

GIORGIA MELONI

[…] le nuove regole possono variare a seconda che si sia in procedura d’infrazione – come probabile da giugno per l’italia – oppure no, ma anche qui il percorso cambia di qualche virgola in un anno o nell’altro, la direzione è la stessa.

 

Prenderemo in considerazione l’ipotesi migliore, cioè che l’Italia debba solo rispettare il piano pluriennale di aggiustamento concordato con la Commissione. Le nuove regole prevedono infatti che […] si concordino piani di rientro da realizzare in quattro anni, che possono diventare 7 in cambio di riforme e investimenti. I controlli verranno fatti sulla “spesa primaria netta” (detratti interessi sul debito e ammortizzatori sociali automatici), ma il debito deve calare nell’intero orizzonte del piano e – per i Paesi in cui supera il 90% del Pil – il deficit deve scendere sotto l’1,5%.

 

IL PACCO DI STABILITA - MEME SU GIORGIA MELONI BY DAGOSPIA

Fino al 2027, poi, anche i Paesi in procedura d’infrazione avranno uno sconto sul deficit: la Commissione terrà conto del maggior costo del debito dovuto all’aumento dei tassi, ma la traiettoria del deficit verso fine piano deve restare la stessa.

 

Il think tank belga Bruegel, non certo un bastione euroscettico, ha di recente realizzato uno studio sugli impegni dei vari Paesi usando la Dsa della Commissione: per l’Italia la richiesta minima (sic) è un saldo primario strutturale del 3,7% del Pil entro la fine del piano di aggiustamento a 4 anni e del 3,3% in caso di piano a 7 anni.

 

È a quest’ultimo che punta l’Italia (2025-2031), perché la traiettoria di discesa del deficit è meno ripida: in media d’anno, dicono gli economisti di Bruegel, servirà una stretta fiscale, di 0,6 punti di prodotto, circa 12,5 miliardi a prezzi 2024. Se il piano fosse a quattro anni, invece, la correzione media sarebbe dell’1,1%, oltre 23 miliardi l’anno, un’enormità: per questo il governo Meloni s’è assicurato che riforme e investimenti del Pnrr fossero rilevanti per l’allungamento del piano a sette anni (si vedrà a Patto definito se in automatico o lasciando altre libbre di carne sulla bilancia).

 

giorgia meloni santiago abascal - atreju

[…]  La Nadef tratteggia un quadro di austerità spostato in larga parte sul 2026, l’ultimo anno preso in considerazione: probabilmente la manovra per il 2025, quella dell’autunno prossimo, dovrà essere più restrittiva del previsto. Non solo: la Nadef dà per scontato che il 31 dicembre 2024 finiscano tanto il taglio del cuneo fiscale, quanto la riduzione dell’irpef in vigore dall’anno prossimo. Si tratta di circa 15 miliardi di maggiori tasse […] che andranno sostituite con altre tasse o maggiori tagli di spesa: questo solo per lasciare tutto com’è.

 

E ancora: rispetto alla Nadef, l’orizzonte della stretta fiscale va allungato fino al 2031, fine pena mai. E infine: siccome tutti questi conti si fanno sul Pil nominale, se crescita e inflazione sono inferiori a quelle stimate la faccenda si complica ulteriormente. […] Come abbiamo scritto ieri, questo Patto di stabilità è il Mes che ce l’ha fatta.