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Domenico Agasso per “La Stampa”
il patriarca kirill con putin 2
Un mese dopo il sermone-choc con cui giustificava la guerra anche come lotta contro i modelli di vita peccaminosi, a cominciare da quelli dei Gay Pride, il Patriarca di Mosca torna a promuovere il conflitto in Ucraina.
In una celebrazione con le forze armate Kirill definisce la Russia «un Paese che ama la pace». E assicura che «non abbiamo alcun desiderio di guerra o di fare qualcosa che potrebbe danneggiare gli altri. Ma amiamo la nostra Patria e saremo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono difendere il loro Paese».
Secondo il leader della Chiesa ortodossa, vicinissimo al presidente della Russia Vladimir Putin, «la maggior parte dei Paesi del mondo è ora sotto l'influenza colossale di una forza, che oggi, purtroppo, si oppone alla forza del nostro popolo».
Ecco allora la chiamata alle armi: «Dobbiamo essere anche molto forti. Quando dico "noi", intendo, in primis, le forze armate ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi, capire che è giunto un tempo speciale, da cui può dipendere il destino storico del nostro popolo».
IL PATRIARCA DI MOSCA KIRILL E IL PAPA
E poi invoca l'aiuto del «Signore, affinché noi, popolo pacifico, amante della pace e modesto, siamo insieme pronti - sempre e in ogni circostanza - a proteggere la nostra casa».
Dunque Kirill ribadisce l'idea di una guerra giusta. L'opposto di ciò che afferma costantemente Papa Francesco. L'ultima volta l'altro ieri, sull'aereo che l'ha riportato a Roma dopo i due giorni di visita a Malta.
A proposito del dubbio su guerre giuste e ingiuste, il Pontefice ha scandito che «ogni guerra nasce da un'ingiustizia». Le parole di Francesco e Kirill sono lontane tra loro, ma questa distanza non frena gli emissari diplomatici d'Oltretevere e di Mosca che stanno organizzando il vertice tra il Papa e il Patriarca.
Come ha confermato lo stesso Francesco: «Si sta pensando al Medio Oriente come luogo». Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica - le cui bozze vengono viste dalla Segreteria di Stato vaticano - commentando con l'Adnkronos la videoconferenza del 16 marzo tra il Papa e Kirill, durante la quale Bergoglio ha invitato la Chiesa a non usare il linguaggio della politica, osserva che il «conflitto ha anche una radice religiosa e difficilmente troverà una composizione senza una riconciliazione di tipo ecumenico. Un confronto serio, schietto, tra i leader religiosi diventa importante nell'ambito della ricerca della pace».
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