matteo renzi lanciafiamme

1. SE IL PD PERDE MILANO, PERDE IL REFERENDUM, RENZI VA A CASA E MATTARELLA FORMERA' UN GOVERNO DI UNITA' NAZIONALE. NIENTE VOTO. LA PAURA DI UN GOVERNO M5S È TROPPO FORTE 2. IL VOTO ROMANO TRASFORMATO IN UN DISPERATO REFERENDUM SULLE OLIMPIADI, A MILANO RENZI IN SALA DI RIANIMAZIONE: GLI ULTIMI SONDAGGI RILEVANO IL SORPASSO DI STEFANO PARISI

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DAGOREPORT

 

RENZI DOPO LA DISFATTA

RENZI GIACHETTIRENZI GIACHETTI

Renzi sì, Renzi no. Il day-after del disastro elettorale si è consumato martedì, quando Matteuccio ha riunito al suo cospetto tutto il Giglio Magico per presentare la strategia dei giorni prima del ballottaggio. Al primo punto c'era Roma: tutte le energie del partito vanno concentrate su Giachetti, e la campagna va trasformata in un referendum sulle Olimpiadi. I risultati si sono visti subito, con il polverone generato dalle dichiarazioni di Totti pro-Giochi e dunque pro-Giachetti.

RENZI SALARENZI SALA

 

Il Pd ha commissionato dei sondaggi che darebbero il 58% dei romani favorevoli alle Olimpiadi. Numeri bizzarri, a sentire la vox populi che parla solo di sprechi e appalti truccati, ma da qualche parte bisogna pur puntare per evitare la disfatta totale e il trionfo di Virginia Raggi.

 

IL TERRORE DI PERDERE MILANO

Ma se Roma è dall'inizio una sfida disperata, è Milano che affligge il cazzaro di Rignano sull'Arno. Parisi avrebbe già sorpassato Sala nei numeri riservati che circolano al Nazareno, e con un margine notevole. Renzi sa bene che se perde la capitale (a)morale, perde anche il referendum: la città rappresenta bene le due anime del Paese, quella pro e contro di lui, e non si tratta di un voto condizionato dagli umori grillini o da scandali precedenti come quello romano.

PARISI SALAPARISI SALA

 

Renzi sì, Renzi no. Da qui lo smarcamento di Sala – che si definisce ''non un candidato renziano, ma solo stimato dal premier'' – e l'idea di non farsi vedere insieme al premier in questi giorni cruciali. Se questa è una scelta sensata, non lo è l'affannarsi dell'ex commissario Expo per ottenere l'endorsement di Letizia Moratti.

 

SALA PARISISALA PARISI

L'ex sindaco, di cui Sala è stato city manager, è rimasta stranamente silente in queste settimane. Ma il povero Peppino, invece di puntare a strappare qualche manciata di consensi a destra, deve cercare di acchiappare la sinistra milanese, innamorata di Pisapia e glaciale nei suoi confronti. Parisi intanto ha già annunciato che sarà lui a ricostruire il centrodestra, a maggior ragione ora che il Cavaliere è K.O. (e lo sarà per tutta l'estate) e Salvini si sta leccando le ferite del suo 2,7% romano.

 

GIUSEPPE SALA LETIZIA MORATTIGIUSEPPE SALA LETIZIA MORATTI

Renzi sì, Renzi no. A proposito di smarcamenti, non è stato Fassino a decretare che la presenza del premier in campagna elettorale sarebbe un peso per il candidato torinese, ma il suo staff, che durante una riunione si è augurato che il toscano non metta piede nella città.

 

BASTONARE IL CANE CHE AFFOGA

Renzi sì, Renzi no. Da questi segnali, è chiaro che è iniziata una fase tipica della storia politica italiana: bastonare il cane che affoga. Una pratica lampante per tutti quelli che hanno visto Ugo De Siervo, professore universitario di Renzi, che si siede da Floris per smontare la riforma costituzionale del suo ex pupillo. Per il premier è stato un colpo durissimo. E il presidente emerito della Consulta segue a ruota il figlio Luigi, un renziano della prima ora che ha mollato la Rai di Campo dall'Orto prevedendo tempi bui.

UGO DE SIERVOUGO DE SIERVO

 

Manca solo la sorella Lucia, capo di gabinetto di Renzi quando era sindaco di Firenze, ma lei ha altre gatte da pelare: suo marito Filippo Vannoni è consulente di Palazzo Chigi nonché presidente di Publiacqua, società responsabile del collasso del Lungarno di qualche giorno fa.

 

RENZI LOTTIRENZI LOTTI

Renzi sì, Renzi no. La nave che imbarca acqua, e lo testimonia l'attacco contro Luca Lotti, sempre nella riunione di martedì: tutti gli hanno rinfacciato l'alleanza con il suo intimo amico Denis Verdini, il suo ingresso ufficiale in maggioranza, e pure i sostegni elettorali ai candidati Pd. Il plurindagato ha portato zero voti e fatto fuggire consensi in tutto il Paese.

 

Peraltro, il piano di unire i marpioni di Ala ai martufi di NCD incontra un grosso ostacolo: Schifani. Il siculo ha fatto capire ad Alfano che sostenere le riforme di Denis e Matteo è un suicidio: l'Italicum prevede il premio di maggioranza per la lista, non la coalizione, e dopo gli ultimi risultati è chiaro che i centristi si andrebbero a schiantare sulla soglia di sbarramento.

 

LE MOSSE FUTURE DI RENZI E DEI SUOI NEMICI

 

STEFANO CECCANTISTEFANO CECCANTI

Un piano preciso per il dopo-ballottaggio non c'è, tutto dipenderà dai risultati nelle tre  città principali. Di sicuro, dopo il 19 giugno ci saranno le nomine dei direttori dei tg Rai, e si mormora a viale Mazzini che anche Orfeo non sia più così blindato. La nuova stella dei dibattiti tv, che dovrà vendere al pubblico le riforme di Madonnona Boschi da qui al voto di ottobre, sarà il costituzionalista Stefano Ceccanti, uno dei fondatori dei comitati per il ''Sì''.

 

matteo renzi gianni lettamatteo renzi gianni letta

Ma se Renzi naviga a vista, dall'altra parte c'è chi già si è mosso. L'eterno Gianni Letta avrebbe incontrato Mattarella e gli avrebbe prospettato i desiderata del centrodestra in caso di crisi di governo a ottobre: niente elezioni, ma l'ennesimo governo di unità nazionale. I partiti tradizionali hanno una fifa matta di una vittoria grillina, non sono pronti al voto, vogliono portare a termine questa sfigatissima legislatura (è la diciassettesima, d'altronde) e votare comunque nel 2018. Chi sarebbe nominato Presidente del Consiglio? Ah, saperlo...

VERDINI LOTTIVERDINI LOTTI