DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
DAGONOTA
Ormai che il Ducetto voglia andare al voto anticipato è il segreto peggio custodito della Capitale. C’è solo l’imbarazzo per la data: novembre o la settimana prima delle elezioni tedesche. Se e quando Renzi annuncerà le sue intenzioni dipende dal risultato delle primarie.
Tutti concordano su un dato: se prende almeno il 60%, Matteo farà il matto. Ben sapendo di avere tutti contro: da Mattarella, passando per Orlando, Franceschini, Calenda. Gentiloni, come al solito, prova a non farsi trovare al telefono per dire come la pensa.
Un’altra variabile sull’annuncio delle elezioni anticipate è il voto francese. Qualora dovessero spuntarla Marine Le Pen o Melènchon in Europa scoppierebbe un tale casino che pur di evitare le elezioni anticipate Renzi verrebbe legato con la camicia di forza. Ben diverso il discorso se il 7 maggio (al secondo turno) dovessero spuntarla Macron o Fillon. Guarda caso nello stesso giorno s’insedia la nuova assemblea del Pd.
Se tutto dovesse andare come immaginato dallo Stratega di Rignano, Mattarella si può mettere l’anima in pace: la riforma della legge elettorale rimarrà un pio desiderio. Matteo non ha nessuna intenzione di modificarla; e se proprio tirato per i capelli, gli interventi chirurgici saranno limitati alle soglie d’ingresso in Parlamento.
Appena varati, aprirà il capitolo manovra. Proprio per favorire l’anticipo del voto in autunno, Matteuccio chiederà che il varo della Legge di Bilancio avvenga il prima possibile: anche a luglio od agosto, se necessario.
Padoan non avrebbe problemi. Soprattutto dopo il rimbrotto del Quirinale nei giorni scorsi. La sua idea di aumentare l’Iva per ridurre l’Irpef l’ha fatto entrare in rotta di collisione con il Ducetto e dal Colle hanno fatto sapere al ministro che se avesse continuato si sarebbe dovuto dimettere.
“Ne riparleremo a ottobre”, avrebbe detto – restando nel vago - la Mummia del Quirinale a Padoan. E qualcuno sarebbe pronto a scommettere che il ministro non abbia ancora abbandonato l’idea di qualche intervento sull’Iva per ridurre il cuneo fiscale a lavoratori ed imprese.
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