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A Servizio Pubblico le cose non vanno Bonev. Tra una sbirciatina sotto le lenzuola del Cavaliere e uno scontro con Cacciari (con applauso anti-Michele del pubblico in studio, evento storico) è passata inosservata la scure che, stando a quanto riferiscono indiscrezioni molto attendibili, avrebbe decimato la redazione di Michele Santoro. Con la scusa dell'austerity imposta da Urbano Cairo, Santoro avrebbe mandato a casa ben sette persone, non rinnovando i contratti: cinque giornalisti professionisti, un operatore e il social media manager con prole a carico.
Chi con una telefonata sbrigativa, chi via mail: Santoro non avrebbe incontrato personalmente nessuno degli epurati. Tagli netti, una sforbiciata secca e senza appello con la scusa del budget, che poi non è chiaro se sia stato ridotto davvero e di quanto. Di contro, non ci sarebbe stata riduzione alcuna sul suo compenso e quello del fido Sandro Ruotolo.
Al posto dei sette fuoriusciti, sono arrivati tre nuovi acquisti low-cost, compreso un praticante. Nessuno ha fiatato, perché a Servizio Pubblico, dove la Fiom di Landini è di casa, non esiste Cdr, non c'è rappresentanza sindacale. Solo lui, Michelone, che ora starebbe contrattualizzando direttamente il «team» attraverso la sua società , la Zerostudio's. Quando a pagare era MammaRai i numeri nella redazione santoriana erano quasi doppi. E pure la spesa.
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