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VIDEO - V FOR VAROUFAKIS
Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera”
IL TWEET CON CUI VAROUFAKIS SI E' DIMESSO
Ha fatto una conferenza stampa in maglietta perché è un uomo attento al guardaroba e si è vestito come gli ateniesi che festeggiavano a Syntagma. Ha parlato di ipocrisia europea con un occhio agli ateniesi e uno al pubblico in Europa. Yanis Varoufakis era un frontman pittoresco, un sex symbol improbabile, un bersaglio facile per gli euro-sfottò.
Da ieri è il deuteragonista di un intreccio (si prova a non usare il termine «tragedia greca») straordinario, ricco di colpi di scena. Ha un coro — greco e non solo — che lo ama e lo odia. Riparlerà con i colleghi ministri delle Finanze europei che negli scorsi mesi lo hanno isolato. Di lui, ad Atene, narrano che è autore di un piano segreto emergenziale di nazionalizzazioni e razionamenti (di benzina, cibo, medicinali).
Raccontano che, da ministro, non fa quasi niente, che la maggior parte dei documenti che ha firmato sono autorizzazioni per missioni all’estero dei funzionari. Indicano la sua casa alla Plaka, vicino al Museo del Partenone, ieri apparentemente deserta, forse lui era finalmente uscito a fare un bancomat.
A un giornalista aveva detto «non ci vado, mi pare inappropriato», poi si era corretto, sì, «potrebbe essere un gesto di solidarietà, ci penserò». Nel corso della giornata ha abbandonato l’idea del bancomat e ha annunciato incontri con banchieri. Poi ha twittato contro i «media tossici» (in Grecia hanno fatto molta campagna per il Sì). Specificando che un accordo in 24 ore era possibile, non previsto.
Non era previsto neanche il nuovo atto della saga di Varoufakis, più picaresca che da tragedia classica, in effetti. Vissuto tra Grecia, Inghilterra, Australia e Texas; economista blogger e celebrità dei talk show; più fotogenico di Alexis Tsipras che qualche volta l’ha sconfessato; star da quando è ministro (vedere per credere V for Varoufakis, pazzesco video della tv tedesca).
Studioso di teoria dei giochi; utilizzatore finale di terrazze (della seconda moglie, artista, ricca di famiglia; un servizio su Paris-Match tre mesi fa fu un disastro d’immagine); apprezzato in Europa da signore democratiche e ragazze aggiornate. Meno amato da molti dentro Syriza, a partire da Yannis Dragasakis, sessantenne vicepremier.
Criticato perché spericolato nelle dichiarazioni (ha appena definito i creditori «terroristi»), oggetto di perplessità in quanto prototipo e apoteosi del narciso accademico che si dà alla vita pubblica. «Ho lasciato il mio lavoro alla University of Texas (lo Stato americano meno socialista che ci sia, ndr ) per buttarmi nella mischia e restarci», ha detto l’altro ieri. È nella mischia, più che mai, in effetti .
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