DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giuseppe Sarcina per corriere.it
Nancy Pelosi parte oggi per un lungo viaggio in Asia. Ma non è ancora sicuro, riferiscono i media americani, se la Speaker democratica della Camera dei Rappresentanti si fermerà anche a Taiwan.
Il tour di Pelosi prevede tappe in Giappone, Corea del Sud, Malesia e Singapore. Nella conferenza stampa di mercoledì 27 luglio la terza carica istituzionale negli Stati Uniti aveva risposto seccamente: «Non rivelo mai i dettagli dei miei viaggi. Sarebbe un pericolo per me». Intanto, però, la sola ipotesi di una sosta a Taiwan ha fatto salire la tensione tra Stati Uniti e Cina.
Ieri, giovedì 28 luglio, Joe Biden aveva spiegato a Xi Jinping che non era in condizioni di bloccare la Speaker della Camera. È sembrato un modo per prendere le distanze dall’iniziativa di Pelosi che guiderà una delegazione del Congresso.
Più tardi un consigliere della Casa Bianca ha notato in una «conference call» con i giornalisti che «al momento non è stata ancora fissata una data per il viaggio». Ma oggi Pelosi e gli altri parlamentari saliranno sull’aereo di Stato.
Il governo cinese ha minacciato di «scortare» il velivolo con i caccia. Non è chiaro che cosa significhi in concreto la minaccia, ma certamente i cinesi violerebbero lo spazio aereo di Taiwan.
L’Isola è stata al centro del colloquio tra Biden e Xi Jinping. Il presidente americano ha proposto di raffreddare l’escalation: «Gli Usa sono per lo status quo: ha funzionato per 40 anni, perché cambiare?».
Gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente lo Stato di Taiwan, «esiste una sola Cina, la Repubblica popolare di Pechino», ma si considerano garanti della sua indipendenza (è la dottrina della cosiddetta «ambiguità strategica»).
Per Xi Jinping, invece, Taiwan è parte integrante della Cina: la sua annessione è solo questione di tempo.
Nel contenzioso si inserisce il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov: «Non abbiamo alcun problema a difendere il principio della sovranità cinese e riteniamo che non ci debba essere alcuna provocazione che potrebbe aggravare la situazione».
Nel Congresso, invece, la maggior parte di deputati e senatori appoggia la visita della Pelosi a Taiwan.
Ieri sera si è pronunciato anche Henry Kissinger, nel corso di un’intervista organizzata dalla «Sinagoga Sixth & I» di Washington per la presentazione del suo ultimo libro «Leadership».
L’ex Segretario di Stato ha osservato: «Si è venuta a creare una brutta situazione. La Cina ha esplicitamente minacciato di usare la forza militare se Pelosi dovesse dirigersi verso Taiwan. Le relazioni tra Cina e Stati Uniti non dovrebbero essere messe in mano ai militari, in particolare quando c’è già un confronto con la Russia. La diplomazia avrebbe dovuto evitare di arrivare a questo punto, anche se ora immagino che sia difficile annullare la missione».
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