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A.Se. per il Corriere della Sera
Matteo Salvini vuole guidare un governo «politico» senza però passare da un accordo organico con gli altri principali partiti al di fuori del centrodestra. Se il segretario della Lega riceverà il mandato di formare il governo dal presidente della Repubblica, proverà a trovare i voti in Parlamento partendo da un programma di «pochi ma significativi» punti.
Proponendo anzi a chi ci sta «un' idea d' Italia per i prossimi 20 anni».
Nessuna preclusione, ci mancherebbe altro. Gli unici no precisi del leader leghista sono quelli verso «governi tecnici alla Monti», «minestroni o pastrocchi vari». Si partirà settimana prossima dal Def, il Documento di economia e finanza. Salvini sta studiando una piattaforma in totale controtendenza rispetto ai diktat di tagli e tasse arrivati da Bruxelles «negli ultimi anni e supinamente accettati dalla sinistra».
Un leader incaricato con un programma basato sul lavoro e sull' abolizione della legge Fornero (ma non per esempio sul reddito di cittadinanza « che «culturalmente non ci piace»), capace di catturare i (tanti) consensi che sulla carta mancano per ottenere la fiducia alla Camera e al Senato.
L' appello è rivolto anche all' avversario storico. Il Pd? «Spero siano a disposizione per dare una via d' uscita al paese, a prescindere da chi risulterà vincente dalle loro primarie. Se tutti dicono che al centro c' è il lavoro, su questo il nostro programma ha proposte concrete e realizzabili», dice il leader leghista incontrando a Milano i parlamentari neoeletti nel giorno del suo 45esimo compleanno.
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
«Anche se - aggiunge subito dopo - ormai il Pd è diviso in categorie dello spirito e non si sa con chi parlare».
Neppure verso il M5S ci sono pregiudiziali. Tutt' altro. Salvini accarezza l' idea che le elezioni dei presidenti delle Camere possano ricalcare, almeno in parte, le future maggioranze parlamentari.
«Perché dovrei essere contrario?», risponde a chi gli chiede un parere rispetto all' ipotesi di lasciare uno dei due rami del parlamento ai grillini. E poi c' è la questione Def su cui entrambi, Salvini e Di Maio, stanno misurando le proprie proposte. Convergere coi 5 Stelle sul Def? «Non lo so. Io ho chiaro che cosa proponiamo noi».
Il reddito di cittadinanza vede però la Lega culturalmente contraria «perché - spiega - noi non daremo soldi a chi vuol stare sul divano. Noi per il Sud vogliamo lavoro e sviluppo».
Gli abboccamenti di Salvini cadono per ora nel vuoto. Dal Nazareno il no è secco: «I primi a essere richiamati alla responsabilità - replica il pd Ettore Rosato - sono quelli che hanno avuto il mandato dagli elettori e vinto le elezioni. La Lega non si nasconda dietro a pretesti e costruisca le condizioni per un governo con chi ha i suoi stessi programmi e toni».
BOSSI
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