SIAE QUEL CHE SIAE - L’ENTE È SEMPRE SULL’ORLO DEL BARATRO, MA DOPO ANNI DI GESTIONE SCELLERATA E MESI DI “INDAGINE CONOSCITIVA”, IL PARLAMENTO GETTA LA SPUGNA: “NON C’È TEMPO PER UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA” - TODOS CABALLEROS! PER GLI ERRORI DI BLANDINI E DEGLI ALTRI MANAGER, CHE HANNO FATTO PERDERE ALLO STATO E AGLI ARTISTI MILIONI DI EURO, SE NE PARLERÀ IN UN’ALTRA VITA…

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Vittorio Malagutti e Silvia Truzzi per il "Fatto quotidiano"

C'è un ente pubblico (o quasi) sull'orlo del crac, travolto da sperperi milionari. E c'è (anzi c'era) una commissione d'inchiesta parlamentare pronta a partire, invocata a gran voce da tutti, ma proprio tutti, i partiti. Obiettivo: accertare cause e responsabilità del disastro. Bene, benissimo, per una volta la politica non perde tempo. Illusioni. Il film si è interrotto proprio sul più bello. Niente da fare, la commissione d'inchiesta sulla Siae non ci sarà mai, sabotata, ancor prima di nascere, dallo stop imposto da Pdl e Udc.

Il Parlamento non potrà indagare su un ente che ha passato quasi la metà negli ultimi dieci anni sotto gestione commissariale tra sospetti e accuse di ruberie, favoritismi e clientele. È questa l'ultima incredibile puntata di una storia che conferma, semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia difficile toccare i privilegi della casta.

La Siae, 1.300 dipendenti e oltre 600 mandatari sparsi per l'Italia, è nata per riscuotere i diritti d'autore, ma a quanto pare riesce a fare profitti solo grazie al portafoglio titoli e, da ultimo, con la vendita dei propri immobili. Peggio ancora, bilanci e testimonianze dirette danno conto di sprechi e incredibili errori (errori?) gestionali. Qualcosa non va? Pare di sì.

Ed ecco che a febbraio scende in campo la commissione cultura della Camera. I deputati avviano un'indagine conoscitiva sulle vicende passate e presenti di quello che è pur sempre un ente pubblico, anche se, recita la legge, è sottoposto a criteri di amministrazione privatistici.

IL 15 FEBBRAIO, QUANDO PARTONO I LAVORI, I DEPUTATI SEMBRANO TUTTI PARECCHIO AGGUERRITI
La Siae, già commissariata, ha troppe zone d'ombra a troppi livelli. I lavori proseguono intensamente, l'indagine dura cinque mesi, viene stilata una particolareggiata e critica relazione conclusiva. Alla fine, però, i deputati, o meglio alcuni deputati, si tirano indietro. "Alcuni" sta soprattutto per quelli del Pdl, agguerriti a febbraio e tiepidi in ottobre.

L'indagine nasce, tra l'altro, sull'onda di un paio di articoli del Corriere della Sera in cui si denunciavano stranezze sulla gestione del patrimonio immobiliare. Tipo che alcuni palazzi di proprietà Siae sarebbero stati messi in vendita a metà del valore di mercato.

La commissione si riunisce una ventina di volte. Vengono sentiti, tra gli altri, il ministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo. A loro, in base alla legge, spetta la vigilanza sulla gestione della Siae. I deputati ascoltano anche il commissario straordinario Gian Luigi Rondi.

Già, perché la Siae è stata commissariata nel marzo 2011. Era la seconda volta in pochi anni. Infatti, dal 1999 al 2003, l'ente era stato affidato a un altro commissario, Mauro Masi, futuro direttore generale della Rai. Quando Rondi si insedia la situazione è quanto mai delicata: il bilancio 2010 si è chiuso in perdita per 18 milioni a causa della svalutazione del credito vantato verso il fondo pensioni dell'ente, che negli ultimi è riuscito a evitare il dissesto solo grazie ai contributi della Siae.

LA RIMA BACIATA BONDI-RONDI: UN ARZILLO COMMISSARIO NOVANTENNE
Nell'epoca in cui le questioni cruciali sono legate ai diritti sul digitale, l'allora ministro per i Beni culturali, il poeta Sandro Bondi ha il colpo di genio di proporre Rondi, novantenne decano dei critici cinematografici italiani. Al suo fianco, due vice commissari, entrambi avvocati Luca Scordino e Mario Stella Richter.

Sulla poltrona di direttore generale siede, sin dal 2009, Gaetano Blandini, buon amico di Bondi, ex dirigente del Ministero della cultura (nominato nel 2004 da Urbani, padre e padrone del settore cinema), pupillo di Gianni Letta, indagato dalla Procura di Roma per concorso in corruzione nell'inchiesta sui Grandi eventi con Angelo Balducci e Diego Anemone. Bene, i parlamentari del Pdl sono sul piede di guerra.

E non risparmiano nessuno: il 22 febbraio, l'onorevole Emerenzio Barbieri, dopo una richiesta di rinvio della seduta da parte di Blandini, esordisce così: "Mi chiedo, presidente, se stiamo scherzando e se il dottor Blandini abbia scambiato il Parlamento per l'Asilo Mariuccia, noto istituto di beneficenza e assistenza".

E il collega Francesco Colucci, il 4 luglio 2012, ci va ancora più pesante. Parla di fronte al ministro Ornaghi: "A seguito delle numerose audizioni svolte finora, si è giunti a una sola conclusione, ovvero la necessità che, in tempi rapidissimi, siano azzerate le cariche di commissario, vicecommissario e direttore generale attualmente ricoperte all'interno della Siae".

MARCIA INDIETRO SU TUTTO: NON CI SONO I TEMPI TECNICI
Di fronte alla raffica di accuse Blandini, Scordino e Stella Richter si sono difesi elencando i successi della gestione commissariale, che avrebbe cercato di riportare su binari di efficienza un carrozzone pieno di sperperi. Perdite? Debiti? Sprechi? Tutta colpa di quelli che c'erano prima. Colpa loro, presidenti e amministratori passati, se la Siae è arrivata fin sull'orlo del dissesto.

Questa, in sintesi la linea di Blandini e colleghi. Comprensibile, dal loro punto di vista. Varata in gran fretta sul finire del 2011, la manovra che ha trasferito a due fondi l'intero patrimonio immobiliare dell'ente e quello del Fondo pensioni, ha sollevato un polverone di polemiche e più di una segnalazione alla procura delle Repubblica, che però, al momento, non avrebbe formalizzato alcuna indagine.

C'era davvero tutta questa urgenza di chiudere l'affare? Per di più senza alcuna procedura di gara per la scelta del gestore, che è il gruppo romano Sorgente?. "Tutto regolare", ha ribattuto in sostanza Blandini ai deputati della commissione Cultura. "Con questa operazione abbiamo evitato il crac del Fondo Pensioni".

E adesso? Sorpresa: gli agguerriti parlamentari berlusconiani hanno fatto marcia indietro. Sostenendo che non c'è più tempo, siamo a fine legislatura. Spiega Barbieri: "l'indagine conoscitiva ha già fatto il lavoro di una commissione d'inchiesta".

C'è anche chi non ha perso del tutto la speranza. "L'inchiesta va fatta", insiste il vicepresidente della commissione Cultura, Pierfelice Zazzera (Idv): "Io personalmente a un amico di Anemone non affiderei neppure la gestione del mio condominio, eppure il governo Berlusconi e Gianni Letta hanno affidato a Blandini la direzione generale della Siae. Troppe ombre: immobili da svendere, il contratto assicurativo del fondo pensioni affidato senza gara all'Allianz, comportamenti antisindacali, bilanci fuori dal controllo della Corte dei Conti. C'è materia a sufficienza per i magistrati. Ecco perché noi dell'Idv non ci accontentiamo dell'indagine conoscitiva, ma chiediamo di approvare rapidamente la legge sulla commissione parlamentare d'inchiesta". Il tempo stringe, però. E con le elezioni in vista forse in Parlamento pochi hanno voglia di scoperchiare un altro vaso di Pandora.

 

 

SEDE SIAESIAEGAETANO BLANDINIGIANNI LETTA E IL DIRETTORE GENERALE DELLA SIAE GAETANO BLANDINIPALAZZO SIAEENRICO BONDI Diego Anemone