DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGONOTA
Solo il Cazzaro di Rignano ripete, in maniera scaramantica, che il voto siciliano non ha una valenza nazionale. Sa benissimo che, al contrario, le elezioni per l’assemblea di Palermo definiranno i rapporti di forza del prossimo governo di larghe intese: soluzione inevitabile, data la legge elettorale.
E suda freddo. Proprio il voto del 5 novembre definirà il profilo del futuro presidente del Consiglio: più o meno “vicino” al Pd od a Forza Italia in funzione del risultato siciliano. Nelle riflessioni a voce alta Berlusconi addirittura ipotizza un putsch contro Renzi se davvero il candidato del Pd, Fabrizio Micari, dovesse arrivare quarto; dopo Nello Musumeci, Giancarlo Cancelleri e Claudio Fava.
LUIGI DI MAIO GIANCARLO CANCELLERI
Dopo il voto siciliano, poi, Berlusconi ha in mente di regolarizzare i rapporti anche con Matteo Salvini. Come ramoscello d’ulivo gli ha offerto di alzare dal 35% al 40% il quorum dei votanti al referendum di Lombardia e Veneto. Se dovesse riuscirci, in cambio avrebbe chiesto di dividersi a metà i collegi uninominali.
Con una postilla che suonava più o meno così: se mi metto a fare una campagna elettorale ventre a terra ti tolgo un mucchio di voti. Al contrario, se accetti l’offerta sulla divisione dei collegi uninominali farò campagna elettorale ma non particolarmente aggressiva. La risposta di Salvini arriverà dopo aver verificato il quorum del referendum di domenica…
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