“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Carmelo Lopapa per "La Repubblica"
Sogna di fare di lui l'anti- Renzi. Da settimane Silvio Berlusconi studia le
performance televisive che hanno portato tre settimane fa Alfio Marchini a stappare quasi il 10 per cento a Roma, raccogliere 110 mila preferenze quasi dal nulla, ma soprattutto a «bucare il video».
Il Cavaliere si è convinto che potrebbe essere il volto giusto, quello sul quale investire: ramificate le sue entrature negli ambienti curiali Oltretevere, vicino agli ambienti dell'Opus dei ma abile frequentatore dei salotti dell'alta borghesia capitolina e non solo. Buone conoscenze, sportivo, sciolto. Se davvero l'ex premier dovesse essere costretto a farsi da parte - complice magari l'interdizione dai pubblici uffici - ma anche se Matteo Renzi dovesse prendere le redini del Pd e candidarsi lui alla premiership, ecco la soluzione possibile.
Quarant'anni di scarto per Berlusconi sarebbero davvero troppi rispetto all'avversario democratico. Raccontano che due giorni fa il leader Pdl si sia fatto contattare personalmente l'outsider della competizione romana, per complimentarsi per il risultato, sondarne gli umori, soprattutto per complimentarsi per la neutralità tra il primo e il secondo turno, quando di fatto Marchini si è eclissato. Adesso da neofita della politica quello non vuol farsi da parte e un Berlusconi messo alle strette dall'anagrafe e dalle sentenze non vuole lasciarsi soffiare l'occasione.
Convinto com'è che nessuno dei dirigenti del Pdl, nemmeno i rampanti quarantenni, abbia le chance mediatiche di quel volto nuovo e piuttosto telegenico. Berlusconi rientra a Roma e invita a cena venti tra deputati, senatori, dirigenti di partito, rimasti a Palazzo Grazioli fino a tardi. Stasera toccherà ai ministri Pdl del governo Letta. Con tutti loro si è guardato bene, tra una portata e l'altra, di accennare al piano top secret che porterebbe al coinvolgimento di Marchini. Ancora tutto da sperimentare, del resto.
Ieri sera, al tavolo del capo, Alfano a Verdini, la Santanché e la Carfagna, passando per Cicchitto, Gasparri. Invitato pure Raffaele Fitto, sempre più scettico sulla gestione del partito, sebbene intenzionato per ora a restare fuori da coordinamenti e ruoli direttivi. E poi Bernini, Gelmini e i capigruppo Brunetta e Schifani, il portavoce Bonaiuti. Da vertice ristretto a plenum, per ascoltare, tranquillare, rassicurare i tanti allarmati dalle voci su un nuovo "predellino" in arrivo.
Il leader ha indossato i panni del pompiere. «Sarà più movimento che partito, più nazionale che locale, molto proiettato sull'appuntamento elettorale, dovrà essere aperto a imprenditori, professionisti, commercianti» è il profilo tracciato da Berlusconi. Sul ritorno al nome di Forza Italia avrebbe glissato. Comunque non è imminente, le elezioni non sono alle porte dunque sulla sigla ci sarà tempo.
Il Cavaliere si è dato sei mesi di tempo - giusto quelli che intercorrono da qui alla sentenza di Cassazione su Mediaset - per decidere che fare. Per il momento, ha ripetuto anche ieri sera, «il governo dovrà andare avanti». Anche se le sentenze, gli imminenti pronunciamenti della Consulta sul legittimo impedimento e del Tribunale di Milano su Ruby restano in cima alle sue preoccupazioni.
Attenderà fine mese, infatti. Poi deciderà anche se cedere al pressing dei falchi che gli chiedono con sempre maggiore insistenza di assumere lui il ruolo di presidente e segretario: insomma, leader unico del partito snello e all'americana che sta per decollare. «Potrei farlo per proteggere Angelino dai veleni interni, per consentirgli di lavorare con serenità al governo» è la motivazione confidata in privato a pochi interlocutori. Per il momento, Alfano resta al suo duplice posto di segretario e vicepremier, il Cavaliere lo difende in pubblico a spada tratta.
Il progetto messo nero su bianco dai "falchi" Verdini-Santanché- Capezzone è un volume con tanto di studio comparato sulle ultime tre campagna elettorali Usa e su quelle britanniche, centrato sull'organizzazione dei comitati elettorali e sulla raccolta fondi privati con fund raising capillare, anche con microdonazioni via web.
Nell'immediato, parte l'azzeramento dei coordinatori regionali destinati a essere sostituiti da "procacciatori" di fondi. Il piano, messo a punto stavolta dal tesoriere Rocco Crimi e Sandro Bondi, prevede la nuova figura di coordinatori a budget, ognuno di loro sarà confermato se avrà raccolto un tot di euro. Ma in tempo di tagli ai finanziamenti pubblici, come è stato spiegato ieri sera, anche i semplici parlamentare, se vorranno riottenere la candidatura, dovranno portare il loro contributo in termini assai concreti e monetari. Berlusconi, lo ha spiegato ancora una volta, non intende più mettere mani al portafogli.
ALFIO MARCHINI berlusconi e alfano daniela-santancheMaurizio Gasparri RAFFAELE FITTO
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