DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Marco Lillo e Valeria Pacelli per il Fatto Quotidiano
Virginia Raggi beneficiaria. Salvatore Romeo contraente. La sindaca M5S che ha nominato come capo della sua segreteria (con connesso aumento di stipendio) Salvatore Romeo, pochi mesi prima è stata indicata dal medesimo Romeo come beneficiaria di una polizza sulla vita. Alla morte di Romeo il sindaco potrebbe quindi incassare una cifra corrispondente all’importo maturato e pari a circa 30 mila euro.
virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo
La Procura di Roma ha scoperto l’esistenza della polizza nell’ambito delle indagini sulle nomine in Campidoglio. Inizialmente il beneficiario in caso di morte indicato da Romeo non era Virginia Raggi. Quando ha sottoscritto il contratto, alcuni anni fa, Romeo ha indicato come beneficiario un’altra persona. Per alcuni anni il funzionario del comune di Roma ha pagato regolarmente i premi permettendo così l’accumulo del capitale da riscuotere al momento della sua morte.
Poi nel gennaio del 2016 il colpo di scena: Romeo muta il beneficiario. In caso di morte del funzionario del comune di Roma il soggetto che può incassare la somma accumulata è Virginia Raggi che di lì a poco si presenterà alle cosiddette “comunarie”, cioè le primarie online interne al Movimento per essere poi candidata alla carica di sindaco di Roma.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio nell’interrogatorio iniziato nel primo pomeriggio lontano da occhi indiscreti in un ufficio periferico di Polizia giudiziaria avranno certamente posto tutte le domande del caso alla sindaca. La questione è infatti ancora sottoposta ad accertamento e il contratto potrebbe avere una spiegazione.
La sindaca potrebbe non essere mai stata informata di questo atto di generosità futura da parte del suo collaboratore. In altri termini, quando Raggi ha deciso il cambio di posizione e l’aumento di stipendio per Romeo (a luglio) poteva non sapere di essere stata scelta sei mesi prima come beneficiaria di una polizza vita dal suo nominato. Le domande che certamente i pm si staranno ponendo sono molte: perché Romeo sceglie come beneficiaria della polizza sulla vita Virginia Raggi? Perché lo fa solo nel gennaio del 2016, anni dopo la sottoscrizione? Il sindaco lo sapeva? Era possibile un riscatto del contratto assicurativo in vita di Romeo e – se sì – a quali condizioni?
La valutazione del comportamento dei soggetti coinvolti in questa storia cambia radicalmente a seconda delle risposte. Ovviamente chiunque è libero di fare quel che vuole con i propri soldi. Nessuna norma vieta a un dipendente del comune di girare una polizza vita indicando come nuovo beneficiario un consigliere comunale, quale allora era Virginia Raggi. La questione della polizza esce dalla sfera meramente privata solo per la nomina successiva di Romeo effettuata a luglio.
Vediamo le date. A gennaio Romeo indica Virginia Raggi come beneficiaria della polizza. In quel mese è in corso la lotta interna al M5S romano tra la “cordata” composta dai consiglieri grillini Virginia Raggi e Daniele Frongia e quella del capogruppo Marcello De Vito e della deputata Roberta Lombardi. A febbraio Virginia Raggi si candida contro Marcello De Vito e lo batte alle “comunarie” diventando così il candidato del M5S. Il 20 giugno Virginia Raggi viene eletta sbaragliando Roberto Giachetti e tre settimane dopo nomina il dipendente comunale Romeo a capo della sua segreteria.
Lo stipendio di Romeo passa da 39 mila euro annui a 110mila euro. L’Autorità anticorruzione Anac guidata da Raffaele Cantone emette un parere che consiglia ma non obbliga il comune, in questo e in altri casi, a fissare un tetto alla retribuzione. A seguito del parere, Virginia Raggi taglia gli emolumenti del suo capo della segreteria Romeo da 110 mila a 93mila euro lordi, comunque più del doppio rispetto al precedente stipendio da dipendente comunale. Romeo lascia il nuovo posto il 17 dicembre 2016 dopo l’arresto dell’amico Raffaele Marra, finito in carcere con l’accusa di corruzione.
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