SINDACATI D’ORO – DOPO LO SCANDALO DEI MEGA-STIPENDI ALLA CISL, BELPIETRO APRE L’ARMADIO DELLE INCHIESTE E RICORDA I GIOCHETTI SULLE PENSIONI – “MA IL VERO PROBLEMA SONO I RIMBORSI SPESE, LIQUIDATI PRONTA CASSA”

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Maurizio Belpietro per "Libero Quotidiano"

 

L'Italia è proprio il Paese degli smemorati. Non alludo a quello di Collegno e simili, ma agli smemorati che oggi si stupiscono per i ricchi stipendi e le ricche pensioni dei sindacati. Anni fa, quando dirigevo il Giornale, mi capitò di pubblicare un' inchiesta su un trucchetto che i vertici confederali avevano escogitato per garantirsi un vitalizio più ricco.

MAURIZIO 
BELPIETRO
MAURIZIO BELPIETRO

 

Si deve sapere che i funzionari di Cgil, Cisl e Uil non sono dipendenti di Cgil, Cisl e Uil, ma per tutto il tempo del loro incarico restano sulle spalle delle aziende che li hanno assunti. Mi spiego: prendiamo il caso di Sergio Cofferati, uno che nel sindacato ha fatto carriera. All' inizio l' ex segretario era un semplice impiegato della Pirelli e quando fu chiamato a svolgere a tempo pieno il mestiere di sindacalista non si dimise dall' azienda di pneumatici per passare a quella sindacale: semplicemente fu distaccato.

 

Ciò significa che la Cgil gli versava lo stipendio, ma che la Bicocca rimaneva il suo vero datore di lavoro. E lo stipendio pagato dal sindacato era sprovvisto di contributi previdenziali, perché a quelli provvedeva l' Inps, con i cosiddetti contributi figurativi, ossia contributi finti, non pagati, che però danno luogo a una pensione vera. Una furbata che costa all' ente previdenziale una svariata quantità di milioni e fa risparmiare alle casse di Cgil, Cisl e Uil altrettanti soldi.

 

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Ma il trucco ai sindacalisti non bastava, perché in tal modo, cioè con i contributi figurativi, a fine carriera ottenevano una pensione al minimo, perché calcolata sullo stipendio base. Così si inventarono la scappatoia. Mentre nel 1996 concordavano con il governo una riforma previdenziale che mandava tutti i lavoratori in pensione più tardi e con un assegno più magro, per loro si costituirono una via d' uscita che consentiva di aumentare il vitalizio.

 

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In pratica, versando - a spese del sindacato - un po' di soldi in più negli ultimi anni di attività riuscirono ad ottenere al momento del ritiro dal lavoro una pensione più ricca. Un giochetto che sfruttò le maglie del sistema retributivo, proprio quello che i sindacalisti avevano concordato di abolire, seppur gradualmente, per tutti gli altri lavoratori.

 

Se oggi dunque ci sono sindacalisti che da pensionati se la spassano, lo si deve alla furbata introdotta quasi vent' anni fa. Che però, quando fu raccontata dal Giornale, non produsse l' indignazione di oggi, ma solo un mucchio di querele, perché i sindacalisti tirati in ballo, con tanto di documentazione e assegni forniti dall' Inps, si sentirono punti sul vivo e reagirono con citazioni in giudizio seriali, nel più puro stile della categoria, che per paralizzare le aziende pubbliche usa fare cause fotocopia.

 

LOGO CISLLOGO CISL

Non suscitò articoli di giornali o interrogazioni parlamentari neppure l' inchiesta sulle molte fonti di finanziamento di Cgil, Cisl e Uil, fondi quasi tutti di provenienza statale, che consentivano alle confederazioni di disporre senza rendiconto alcuno di centinaia di miliardi di vecchie lire. Tutto passò via liscio, senza lasciar traccia, tra l' indifferenza generale.

 

Eppure i sindacati sono una delle holding meno trasparenti che ci siano. Non solo per i meccanismi interni, che non sono certo ispirati a principi delle più consolidate democrazie (non si è mai vista un' organizzazione che prima ancora di metterlo ai voti sa già chi sarà il proprio segretario, indicato, non da un' elezione, ma un anno prima dal segretario uscente), ma soprattutto per i bilanci. I conti di Cgil, Cisl e Uil sono sempre misteriosi e nessuno è in grado di ricostruire con precisione entrate e uscite. Tanto per dire, non esiste un bilancio consolidato.

sede cislsede cisl

 

Ogni associazione fa da sé. La camera del lavoro di Milano ha il suo bilancio, quella di Bergamo il suo e Brescia pure. E il conto profitti e perdite delle associazioni territoriali non concorre a far parte del bilancio nazionale, ma resta separato, così come a sé stanti sono i conti delle organizzazioni di categorie. Fino a poco tempo fa, conti e patrimonio erano intestati alle persone fisiche, non alle associazioni e dunque, volendo, il segretario ne poteva disporre a piacimento.

 

corteo cgil a romacorteo cgil a roma

E a tutt' oggi non ci sono bilanci certificati, né revisori dei conti indipendenti, tanto meno si rende pubblico a fine anno il resoconto delle attività. Così, chi vuole mettere le mani nella cassa lo può fare indisturbato. Il problema non sono gli stipendi, che pure in qualche caso sono al di sopra della media e al di fuori di qualsiasi principio di equità, per lo meno verso gli iscritti. Il problema sono i rimborsi. Soldi che non entrano in busta paga, ma che vengono liquidati pronta cassa, senza lasciare traccia.

 

Rimborsi benzina, rimborsi per missioni, rimborsi per il vitto. Un fiume di denaro su cui non esiste controllo, se non quello misterioso e privo di trasparenza di chi il sindacato lo guida.

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Del resto che c' è da stupirsi? Questo è il Paese che la Costituzione la tira in ballo solo quando fa comodo. Eppure, cari smemorati, nella Costituzione c' è scritto che il sindacato dovrebbe avere un registro e uno statuto a base democratica.

 

carmelo barbagallo susanna camusso francesco caiocarmelo barbagallo susanna camusso francesco caio

E che cosa c'è di più democratico del controllo degli iscritti, anche sui conti? Ma guarda caso, quando la Carta non fa comodo, la si usa per incartare i diritti, come se questi fossero insalata.