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Alessandro Oppes per “la Repubblica”
«Tania, ripensaci», supplica Pablo, pragmatico e affettuoso. Lei resiste, in apparenza inflessibile («abbiamo idee diverse»), anzi replica chiedendo a lui più «generosità ». Sembra la cronaca di una crisi di coppia e invece è solo un episodio di una convulsa trattativa politica. Ma forse no: potrebbero essere le due cose insieme.
Si presenterà Tania Sánchez alle primarie di Podemos per concorrere alla presidenza della Regione di Madrid come le propone il segretario generale (e suo fidanzato) Pablo Iglesias con il decisivo argomento secondo cui «abbiamo bisogno delle forze migliori»? O invece andrà avanti, imperterrita, verso una fantomatica “candidatura di unità popolare” dai contorni incerti e dagli esiti imprevedibili?
A Tania dà un enorme fastidio essere definita come la novia de, la fidanzata di Pablo. Però è così. Difficile attribuire al caso il fatto che, proprio mentre Podemos faceva irruzione sulla scena politica nazionale con il primo, clamoroso successo alle Europee del maggio scorso, questa giovane e fino ad allora sconosciuta consigliera regionale madrilena entrava stabilmente a far parte della ristretta cerchia di ospiti fissi dei talk show televisivi. Proprio come Pablo, altro animale di razza dei dibattiti tv, vero trampolino di lancio per il suo successo in politica.
L’ascesa di Tania è rapida e sorprendente. Vince le primarie del suo partito, Izquierda Unida, per la candidatura alla presidenza regionale in vista delle elezioni del prossimo 24 maggio.
TANIA SANCHEZ E PABLO IGLESIAS
Neanche il tempo di festeggiare e la stampa (forse alimentata dai nemici interni alla sua formazione), scopre uno scandalo capace di mettere in dubbio la genuinità dei suoi progetti di «rinnovamento » e dei suoi appelli alla «politica pulita»: quand’era consigliera comunale di Rivas Vaciamadrid, feudo della sinistra alla periferia della capitale, contribuì insieme al padre (anche lui consigliere di Iu) ad assegnare a suo fratello Héctor contratti pubblici per un milione e 300 mila euro per il finanziamento di una cooperativa.
La vicenda è tutt’altro che chiarita ma lei, prima ancora di essere messa davanti al fatto compiuto (in caso di imputazione Izquierda Unida l’avrebbe costretta alle dimissioni) abbandona il partito nel quale aveva militato fin da giovanissima. La scusa è che la vecchia guardia si oppone al cambiamento.
Il sospetto, di molti, è che dietro ci sia una strategia ben precisa: far saltare in aria la formazione tradizionale dell’estrema sinistra per favorire la sigla emergente di Iglesias. Quando glielo chiedono, lei sembra molto determinata: «Non passerò a Podemos. Punto».
Ma poi mette in piedi una fragile coalizione dal nome provvisorio “Convocatoria por Madrid”. E si siede a negoziare con Podemos. Rifiutando, per il momento, la mano tesa di Pablo. A nessuno è chiaro se si tratti di un gioco delle parti, di una strategia politica elaborata tra le mura domestiche. Nella casa che il leader di Podemos ha ereditato nel quartiere popolare di Vallecas. O nell’altra piccola residenza di campagna sulla Sierra de Gredos, in provincia di Ávila.
Magari mentre assistono alle loro serie tv preferite, House of Cards e Trono di Spade, storie che si sviluppano sullo sfondo di intrighi di potere. Tra le tante cose in comune, Tania e Pablo hanno un’ambizione smisurata. Lei lo dice chiaro: si vede più come «presidenta» che come «primera dama». Quanto a Iglesias, in un celebre discorso di fronte a un’affollata platea, ha assicurato di «non essere un maschio alfa». Però, tra i due, è lui che punta dritto verso la Moncloa.
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