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        Giuliano Foschini per “repubblica.it”
Il sindaco di Brindisi,Mimmo Consales, a guida di una giunta di centrosinistra, è stato arrestato all’alba dagli agenti della polizia. Per lui l’accusa è di corruzione, abuso di ufficio e truffa.
In manette sono finiti anche un commercialista, Massimo Vergara, e un imprenditore, Luca Screti, titolare della Nubile srl, la società che gestisce a Brindisi la raccolta dei rifiuti. Screti è in carcere mentre Consales e Vergara ai domiciliari. E’ stato inoltre sequestrato l’impianto per la produzione di cdr che si trova nella periferia della città.
 
L’inchiesta della digos era partita ormai due anni fa e aveva creato anche una crisi politica all’interno del centrosinistra con il presidente della Regione, Michele Emiliano, che aveva chiesto le dimissioni di Consales mai arrivate. Tanto che il sindaco si era poi autosospeso dal partita.
Per questo, immediato è stato il commento di Emiliano dopo l'arresto: "Il Pd Puglia aveva ritirato da mesi la fiducia al sindaco di Brindisi proprio a causa delle inefficienze e irregolarità nel ciclo dei rifiuti" ha commenta  in un tweet.
Tutto parte da un debito da 315mila euro che il primo cittadino aveva con Equitalia e che, improvvisamente, era stato interamente pagato. Anche in contanti, tanto che era partita una segnalazione all’antiriciclaggio. Tirando i fili di questa storia la procura guidata da Marco Di Napoli è arrivata al commercialista Massimo Vergara, che ha tra i clienti appunto Consales ma anche la società Nubile, che ha un appalto con il comune. Il sospetto è che i soldi per pagare Equitalia siano arrivati a Consales proprio da Screti.
Recentemente, la Regione ha però commissariato l’appalto facendo in modo che fosse rescisso il contratto con la Nubil: il biostabilizzatore che avrebbero dovuto gestire, era di fatto fermo da anni.
E' per Brindisi la seconda volta in cui un sindaco in carica viene arrestato. Prima di Consales, che ha ottenuto i domiciliari, toccò a Giovanni Antonino nell'ottobre del 2003. Antonino era stato da poco rieletto e dopo un ribaltone si trovava al vertice di una coalizione di centrosinistra. Fu arrestato a Roma e condotto in carcere.
Anche all'epoca le accuse contestate furono di corruzione, concussione e truffa. Il processo che seguì fu ribattezzato la 'Tangentopoli brindisina'. Si concluse con il patteggiamento a tre anni e sei mesi di reclusione che Antonino scontò in parte in carcere. Anche all'epoca a condurre le indagini fu il pm Giuseppe De Nozza, insieme al pm Adele Ferraro.
 
						
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