SOCCORSI INGOLFATI - IL FANGO SPINTO DAL TERREMOTO È USCITO DALLA TERRA SPACCANDO STRADE E PAVIMENTI DELLE CASE: “CI È SEMBRATO DI ESSERE INGHIOTTITI DALL´INFERNO” - PROTEZIONE POCO CIVILE: “PRIMA SI PARTIVA SUBITO. ORA, PRIMA DEVI SAPERE SE CI SONO I SOLDI” - PANICO E MALORI TRA GLI SFOLLATI, NELLE TENDE SI SUPERANO I 40 GRADI: “LA PAURA È DI ESSERE ABBANDONATI DAL GOVERNO”…

Jenner Meletti per "la Repubblica"

Il terremoto può fermare anche le parole. «Ho celebrato la Santa Messa per la prima volta - racconta don Marcello Poletti, anni 95 - ma la predica non l´ho fatta. Ero troppo stravolto, avevo paura di dire strafalcioni. Però sto pensando all´omelia di domenica prossima: dirò che il terremoto è una disgrazia terribile, che però è riuscita a unirci di più. Oggi nessuno pensa solo a se stesso, come prima. Dobbiamo continuare a essere più fratelli».

Come altare un tavolo della polisportiva Buonacompra, il vino della Messa in un «quartino» da osteria. Eucarestia all´aperto, nel parcheggio, davanti alla chiesa dedicata al vescovo Martino, crollata, e al campanile che da un minuto all´altro rischia di cadere su una decina di case. «Mai visti tanti fedeli a Messa, sembrava di essere a Natale. Il campanile sarà abbattuto ma prima voglio salvare le campane. Sono quattro e le ho fatto rimettere io, dopo la guerra. Le avevano requisite durante il fascismo per usare il bronzo per le armi».

Il terremoto, la domenica dopo, dovrebbe cominciare ad essere un ricordo. E invece le scosse continuano, gli aiuti per dare un letto a chi ha perso tutto sono in ritardo e in qualche pezzo di questa pianura fra il Reno e il Panaro l´emergenza sembra solo all´inizio. «Nonna, è questa la buca del diavolo? È qui che arriva il fango dall´inferno?». Il bimbo avrà sette anni e chissà cosa gli ha raccontato la nonna, che lo ha portato in via Risorgimento, a San Carlo, a vedere le voragini aperte dal terremoto. Qui c´è stata la «liquefazione della sabbia», e il fango spinto dal sisma è uscito spaccando strade, cantine, garage e pavimenti di case.

Adesso sotto c´è il vuoto, e cento famiglie sono state portate via di corsa perché può crollare tutto. «Io abito qui - dice Roberto Lodi, vicesindaco di Sant´Agostino - e davvero ci è sembrato di essere inghiottiti dall´inferno. Proprio in via del Risorgimento Lino Pigo e sua moglie, svegliati dalla scossa grande, sono scesi a pianoterra e si sono trovati dentro un metro di fango che era uscito dal pavimento del salotto. Ci abbiamo messo un´ora, a tirarli fuori. Sembravano nelle sabbie mobili».

Alle 11 del mattino, nella tendopoli, stanno ancora aspettando la cucina da campo. «Sta arrivando da Viterbo, domani sarà in funzione». Una gru dei vigili del fuoco sta piazzando bagni e docce. Chi abita qui l´aveva capito subito, che c´era pericolo. Accanto alla tendopoli in costruzione ci sono infatti quindici tende e un camper, messe su da chi non voleva dormire a casa già dopo la prima scossa.

«Noi siamo partiti subito - racconta Cristiano Bartolomei della Protezione civile Arci, brigata Garbatella di Roma - ma siamo stati avvertiti solo ieri. Siamo assieme ai volontari dell´Aquila e di Parma». Ad aspettare un letto c´è anche la signora Maria S.: «Venerdì ci hanno portato in pullman a Casumaro, in un palazzetto dello sport. Ma ci sono troppi bambini, i figli degli stranieri, e non si dorme».

Nella domenica senza campane le Messe sono celebrate nel cortile della scuola materna, come a San Carlo o nella piazza grande, come a Mirabello. A Casumaro «la celebrazione è alle 17 al campo profughi», annuncia un volantino della Parrocchia San Lorenzo. «Ci uniamo alle preghiere delle altre fedi religiose», scrive il parroco, don Alfredo. «In questo campo - dice Luciano Vincenzi, dell´Associazione nazionale alpini, arrivato da Cesena - gli extracomunitari sono il 90%. Loro non hanno parenti cui chiedere ospitalità. Però oggi qualcosa non ha funzionato: ci sono arrivati i pasti per tutti i musulmani e solo 4 per noi italiani, che fra ospiti e volontari siamo una ventina».

È stato aperto già domenica scorsa, il campo 2 di Finale Emilia. «C´è voluto tempo per metterci a regime - spiega Paolo Pettazzoni della Protezione civile di Modena - perché per noi sono cambiate molte cose. Prima, di fronte a un´emergenza, si partiva subito. Ora, con la nuova Protezione civile, prima devi sapere se ci sono i soldi». Nella tenda pronto soccorso Sebastiano De Tommaso, medico, racconta che «due persone sono state prese per i capelli» e salvate. «Insufficienza respiratoria acuta il primo caso, poi un edema polmonare. Adesso abbiamo anche un condizionatore. Venerdì in tenda c´erano 42 gradi».

Silvia Sirotti, psicologa, nella tenda blu dell´»Ascolto psicologico» spiega che la malattia più diffusa è il panico. «Dopo sette giorni, c´è chi si rifiuta di ricordare e nasconde tutto dentro. Ma il corpo a un certo punto si ribella e hai l´attacco di panico mentre magari stai cucinando. Giramento di testa, senso di soffocamento, oppressione. Puoi svenire o metterti a piangere. Io e i colleghi, volontari chiamati dalla Asl, facciamo un lavoro davvero importante: sappiamo ascoltare. E diciamo ai genitori di ascoltare i loro bambini, perché anche loro hanno bisogno di sfogarsi, di raccontare le loro paure. Ma troppi sono convinti che i bimbi non capiscano, che tanto dimenticheranno tutto».

È tutto un girare di pignatte, nella domenica di Finale. Chi ha la cucina prepara per chi non ce l´ha, e poi va portare tortelli e arrosti nelle tavolate degli amici montate nei giardini privati o nei parchi. In via degli Agostiniani su un grill a gas sta cuocendo una grande paella. Anche qui non si era mai vista tanta gente alla Messa della domenica, celebrata nel giardino dell´ex seminario.

«Se la paura prenderà il sopravvento - dice nell´omelia don Roberto Montecchi - rischiamo davvero di non farcela. Pur vedendo le nostre chiese distrutte, io dico che più che di mattoni abbiamo bisogno di rimanere una comunità unita». Un altro pezzo del Castello è venuto giù. Il sindaco Fernando Ferioli corre da un campo all´altro e dice: «La paura della mia gente è quella di essere abbandonata dal governo».

Gnocchi e pollo alla diavola, nella nuova tendopoli delle Misericordie toscane a San Felice. Anche qui ritardi, pur nell´epicentro del sisma. «Noi siamo stati avvertiti - raccontano Gualtiero Barsi e Biancamaria Pardini - solo alle ore 23 di giovedì 24 maggio. Venerdì sera abbiamo accolto i primi ospiti, e oggi abbiamo a disposizione 250 posti letto nelle nuove tende pneumatiche. Il campo è perfettamente attrezzato».

Al bar Kakao, accanto alla Rocca che sta crollando, si guarda la Ferrari a Montecarlo. «Forza Alonso». C´è voglia di cambiare pensieri. Sperando che la notte che arriverà non sia come quella passata. Una scossa del 3,8 alle ore 23, un´altra del 3,2 alle 4,55. Quando l´alba che stava arrivando faceva sperare in un giorno migliore.

 

 

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