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“SONO CONVINTO DI AVER SUBITO UNA GRAVE INGIUSTIZIA” – IL GIORNO PIU’ LUNGO DI BEPPE SALA, INDAGATO NEL NUOVO FILONE DELL’INCHIESTA SULLA URBANISTICA A MILANO – NESSUNA AUTOCRITICA IN CONSIGLIO COMUNALE, IL SINDACO PROVA A SMONTARE IL CASTELLO ACCUSATORIO DELLA PROCURA SUL "PIRELLINO" E INFILZA I GARANTISTI A TARGHE ALTERNE DI LEGA E DI FRATELLI D’ITALIA CHE GLI CHIEDONO DI ANDARSENE: “RICORDO A CHI APPROFITTA POLITICAMENTE DI SITUAZIONI COME QUELLA CHE LA MIA AMMINISTRAZIONE STA VIVENDO: OGGI A ME, DOMANI A TE” – IL PIZZINO ALLA SUA MAGGIORANZA (“IN QUESTI ANNI I BILANCI LI ABBIAMO FATTI ASSIEME. E LI ABBIAMO APPROVATI INSIEME”) - VIDEO
Francesco Bei per la Repubblica - Estratti
Agli amici lo ha detto prima di entrare in aula, nel giorno più lungo da quando, nove anni fa, vi entrò per la prima volta da sindaco: «Sono sempre più convinto di aver subito una grave ingiustizia».
beppe sala in consiglio comunale
Una consapevolezza che lo ha prima trascinato a un passo dalle dimissioni, poi lo ha risospinto indietro come una molla. Perché in questa giornata di passione, in cui anche l’algido manager si lascia andare a un momento di commozione quando assicura di aver «dato professionalmente e umanamente tutto quello che ho a Milano», in questa giornata di orgoglio rivendicato, è in fondo la rabbia a motivarlo e mandarlo avanti.
E chi, come l’opposizione e anche qualcuno della sua maggioranza, magari si sarebbe aspettato mezza parola di autocritica per i magheggi del “sistema” scoperchiato dall’inchiesta, non solo non ha avuto soddisfazione, ma ha potuto constatare quanto il sindaco sia entrato da oggi in modalità “fight-fight-fight”. E il bersaglio, per la prima volta da quando a palazzo Marino siede il centrosinistra, è proprio la procura della Repubblica guidata da Marcello Viola.
GIANCARLO TANCREDI E BEPPE SALA
Sala entra in aula puntualissimo, alle 16.28 (siamo pur sempre a Milano!). Non ha visto gli abbracci che tutta la giunta riserva all’assessore Tancredi, l’agnello sacrificale che si dimetterà di lì a poco. Entra e si sistema serissimo al suo scranno, giacca blu e camicia bianca, l’unico con la cravatta nonostante il caldo.
(...) Sala accende il microfono e la prima frase è già un titolo, perché richiama proprio quella stagione traumatica di trenta anni fa: «Le mie mani sono pulite. In tutto ciò che ho compiuto nel mio mestiere di sindaco, non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio personale vantaggio».
Ed è già una prima replica a chi lo ha iscritto nel registro degli indagati. Poi si passa al merito delle accuse che gli «sarebbero» mosse e specifica: «Dico “sarebbero” perché è solo dai media che ho appreso di essere indagato, per il momento senza alcun avviso di garanzia».
E ancora, in una chiamata alle armi rivolta all’opposizione ma anche alla sua maggioranza: «Mi chiedo, essendo la magistratura l’unico organo preposto alla comunicazione di questi atti, perché questa informazione è stata divulgata ai media?
E chiedo a voi, colleghi politici, se ciò continui a starvi bene. Sta bene a chi governa o ambisce a governare una città o un Paese che indagini riservate diventino pubbliche?».
Ai garantisti a targhe alterne della Lega e di Fratelli d’Italia che, a differenza di Forza Italia, continuano a chiedergli di andarsene, il sindaco risponde beffardo: «Ricordo a chi approfitta politicamente di situazioni come quella che la mia amministrazione sta vivendo: oggi a me, domani a te».
beppe sala in versione galeotto foto condivisa dal consigliere enrico marcora
Rivela di essersi messaggiato con Meloni e La Russa, a entrambi ha fatto notare il post del loro consigliere comunale Marcora in cui lo si ritraeva vestito da galeotto. E maliziosamente chiosa di non voler rivelare le loro risposte («quelle le tengo per me»), dando a intendere di aver ricevuto solidarietà dai vertici di Fratelli d’Italia.
Ma il bersaglio vero, è evidente a tutti, è la procura e la sua costruzione accusatoria. I pm lo hanno descritto a capo di una cricca asservita agli interessi dei nuovi palazzinari e dei loro architetti. E Sala prende ad esempio il caso che più lo tocca da vicino, quello del “Pirellino”, un edificio che ospitava uffici comunali. Venduto ai privati a una cifra doppia rispetto alla base d’asta, il fabbricato diventa oggetto di un braccio di ferro tra costruttori e Comune che vuole imporre - dopo la vendita - un obbligo di uso sociale di almeno il 40%. I compratori fanno causa, perdono al Tar ma il Consiglio di Stato alla fine dà torto a Milano. Per questa vicenda Sala è indagato per “induzione indebita”.
Il contrattacco è forte e fa capire cosa dirà il sindaco quando sarà interrogato in procura su questo affare: «Il mio racconto - Sala alza gli occhi dal foglio che sta leggendo e guarda prima alla sua destra e poi a sinistra - fa capire quanto il Comune si sia sbilanciato in favore dell’interesse pubblico, talmente tanto da incorrere in una condanna del Consiglio di Stato per avere sacrificato illegittimamente le aspettative del costruttore».
Rivendica Sala tutto quello che ha fatto e che viene invece trasformato in reato nella lettura dei pm. «La collaborazione tra pubblico e privato è stata una virtù». Troppi grattacieli e poche case popolari? «Ci fa paura la verticalizzazione di Milano? Penso sia sbagliato».
Alla sua maggioranza concede che c’è spazio per migliorare e si impegna sui punti più controversi, salvo poi aggiungere sibillino: «In questi anni i bilanci li abbiamo fatti assieme. E li abbiamo approvati insieme». Attenti filistei, perché se dovesse cadere Sansone...
beppe sala e l inchiesta sull urbanistica a milano - vignetta di osho
BEPPE SALA E STEFANO BOERI
contestazione del centrodestra contro beppe sala in consiglio comunale 2
I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA
contestazione del centrodestra contro beppe sala in consiglio comunale 4
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