COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
1 - GOVERNO SULLA GRATICOLA
Niccolò Carratelli per “la Stampa”
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI
Mario Draghi che chiama Beppe Grillo e gli chiede di fare fuori Giuseppe Conte. Un velenoso retroscena, smentito da Palazzo Chigi, rende ancora più scomoda la posizione del Movimento 5 stelle nella maggioranza di governo. Un caso che scoppia proprio mentre il fondatore si aggira per i palazzi romani, provando a mettere ordine dopo l'addio di Di Maio e lo scontro sulla regola dei due mandati. Il presunto intervento del premier per sollecitare la rimozione di Conte viene rivelato da un articolo de La Stampa a firma di Federico Capurso e ribadito da un'intervista radiofonica al sociologo Domenico De Masi a Un giorno da pecora.
Uscendo dal Senato, dopo l'ennesima riunione, il comico cade dalle nuvole: «Ma cos' è questa storia, ma cosa state dicendo...», replica ai giornalisti che gli chiedono spiegazioni.
Con i suoi collaboratori, invece, si sarebbe sfogato, perché «ogni volta vengo strumentalizzato e raccontano cazz... su di me e su Draghi». Ma ormai il sospetto è instillato e per Conte, che fin dall'inizio ha avuto con il suo successore un rapporto complicato, è un sospetto più che fondato. Tanto che, subito dopo aver letto le dichiarazioni di De Masi, il presidente Cinque stelle si dice «sconcertato», perché è «grave che un premier tecnico, che ha avuto da noi investitura, si intrometta nella vita di forze politiche che peraltro lo sostengono».
E poi precisa che «Grillo mi aveva riferito di queste telefonate, vorrei chiarire che siamo una comunità, lavoriamo insieme». Comunque il governo non rischia contraccolpi, assicura Conte, che in serata va al Quirinale, per un colloquio di un'ora con il presidente Mattarella: «Il nostro atteggiamento non cambia neppure di fronte a episodi così gravi - dice - Perché il nostro obiettivo non è sostenere Draghi, ma tutelare gli interessi degli italiani».
Parole rimbalzate in tempo reale a Madrid, dove il presidente del Consiglio è impegnato nel vertice Nato. E cerca di spegnere sul nascere le polemiche: «Ci siamo parlati con Conte, abbiamo cominciato a chiarirci, ci risentiamo domani (oggi, ndr) per vederci al più presto. Il governo non rischia», taglia corto. «Non mi pare ci sia stata una smentita», fa notare il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, capo delegazione M5s al governo.
Poi in serata, da Palazzo Chigi arriva la precisazione: «Il presidente del Consiglio non ha mai detto o chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Giuseppe Conte dal M5s». Ma l'episodio è destinato ad avere strascichi pesanti e fa passare in secondo piano il caso interno scoppiato in mattinata, per un post su Facebook di Paola Taverna, poi cancellato e rinnegato dalla vicepresidente del Senato. «Beppe, perché stai delegittimando il nostro capo politico? Il Movimento non è di tua proprietà, il Movimento lo abbiamo costruito tutti insieme - si leggeva nel testo - Questa volta ci devi dare delle spiegazioni valide. Noi siamo con Giuseppe Conte».
Poi Taverna si è disperata, dando la colpa a «uno dei miei assistenti, che ha pubblicato per errore». E precisando che «il post ovviamente non rispecchia in alcun modo le mie opinioni: sto dando la vita per il M5S, mai lo danneggerei con un affondo simile». Peraltro, un affondo anch' esso verosimile, visto che molte fonti Cinque stelle hanno raccontato di una Taverna inferocita con Grillo per il suo balletto sulle deroghe al tetto dei due mandati, su cui aveva aperto, salvo poi fare marcia indietro, gelando le speranze della senatrice di restare in Parlamento. Un muro che ha fermato anche le ambizioni di Giancarlo Cancelleri, che con due mandati da consigliere regionale alle spalle avrebbe voluto partecipare alle primarie del campo progressista per le elezioni d'autunno in Sicilia. «Per il bene del Movimento sono pronto a fare un passo indietro», fa sapere, anticipando la decisione di rinunciare.
2 - M5S TENTATO DALL'APPOGGIO ESTERNO "IMPOSSIBILE AVERE ANCORA FIDUCIA"
Federico Capurso per “la Stampa”
Giuseppe Conte, intorno alle 7 di sera, prende la strada che porta al Quirinale. Ha chiesto un incontro con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per riportare al Capo dello Stato «la gravità» delle parole di Mario Draghi, che in alcune telefonate con Beppe Grillo avrebbe chiesto al fondatore dei Cinque stelle - come rivelato ieri anche da La Stampa - di scaricare l'ex premier e di appoggiare invece il progetto di Luigi Di Maio. Il leader del Movimento aveva sentito Mattarella già i giorni scorsi, dopo la scissione, e avevano concordato un confronto, senza però fissare una data.
BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - LUIGI DI MAIO - BY MACONDO
Poi ieri, dopo le notizie apparse sui giornali, la necessità di un faccia a faccia si è fatta impellente. Durante il colloquio di un'ora e mezza con il Capo dello Stato, Conte ha comunque assicurato che non ci saranno reazioni di pancia: «Continueremo a sostenere il governo».
L'intromissione del premier nella vita interna del Movimento, per il leader grillino, non è qualcosa che può passare in silenzio. Mentre è al Quirinale, da Palazzo Chigi e da Grillo partono due smentite, quasi in simultanea, «mai chiesto di abbandonare Conte», ma sono passate ormai dodici ore dalla deflagrazione del caso Grillo-Draghi. Troppo tardi per spegnere l'incendio.
La strada dei Cinque stelle per uscire dal governo nei prossimi mesi, tra fine luglio e inizio settembre, garantendo solo un appoggio esterno, adesso è in discesa. Le spinte interne al partito sono fortissime. Conte resiste, ma «come possiamo fidarci ancora del premier?», è la domanda che rimbomba da ieri nel suo studio. Anche con Grillo, però, si è aperto un problema di fiducia. Non c'è nulla al mondo, infatti, che faccia infuriare il Garante del Movimento come una fuga di notizie.
Martedì aveva rivelato a Conte il contenuto delle telefonate con Draghi. Lo aveva confidato a lui, a due big del Movimento e al sociologo Domenico De Masi, ma non ne aveva messo a conoscenza anche i parlamentari. «La notizia è trapelata, succede», alzano le braccia dal Movimento. «È stata usata contro di me», sbotta invece Grillo che ieri mattina, dopo aver aperto i giornali, ha chiamato l'ex premier furibondo: «Sono stato strumentalizzato».
Il sospetto del Garante è che la storia delle sue telefonate con Draghi sia stata veicolata proprio dai vertici del Movimento per delegittimarlo agli occhi delle truppe parlamentari.
Chi è vicino al fondatore ne è quasi certo: «Si è voluta dare l'impressione che Beppe stesse facendo il doppio gioco, dicendosi vicino a Conte e trattando dietro le quinte con Draghi. L'ha presa molto male». Molto male è un eufemismo. Ma perché ai piani alti del partito vorrebbero screditare Grillo? I motivi vengono elencati con facilità da chi ha sentito il Garante: perché non vuole modificare la regola dei due mandati (che Conte ha invece promesso ai suoi fedelissimi); perché preme per restare al governo mentre la maggioranza dei parlamentari chiede di uscire e, soprattutto, dopo il suo arrivo a Roma ha di fatto commissariato il leader, riprendendo in mano le redini del partito e togliendo di colpo a tutti i pretoriani contiani il loro piccolo pezzo di potere interno.
Conte è costretto a convocare un punto stampa sotto la sede del partito: «Grillo mi aveva parlato delle telefonate di Draghi», assicura ai cronisti. Un tentativo in corner di scacciare l'immagine del fondatore intento a tenere i piedi in due staffe, ma non è abbastanza. Una volta terminato il giro di incontri programmato in mattinata con i senatori, Grillo fa saltare la riunione con i membri M5s del governo e l'appuntamento fissato con Conte per prendere una decisione su eventuali modifiche alla regola dei due mandati: «Parto, me ne vado. Cavatevela da soli». E il limite del doppio mandato «è un nostro totem».
Di un voto online per modificarlo, dunque, non se ne parla. Panico nella sede del partito. «Decide il presidente, non il Garante», protestano i fedelissimi di Conte. Si cerca disperatamente di far trapelare la notizia che l'incontro con Grillo sarebbe saltato perché era «stanco», qualcuno parla di «un malore dovuto al caldo». Lui, il malato, esce dal taxi in splendida forma, sale in hotel e un'ora dopo, valigia in mano, riprende la strada verso casa. Senza guardarsi indietro.
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