DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Trocino per il “Corriere della sera”
Rosalba De Giorgi, deputata tarantina dei 5 Stelle, a domanda se sappia quale sia la posizione di Luigi Di Maio sul ripristino dell' immunità penale per ArcelorMittal, risponde così: «Non lo so, non l' ho capito». Non è l' unica, in effetti, e tra quelli che si stanno interrogando in queste ore c'è anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Tra i due è in corso una specie di rimpiattino, con il premier che chiede un «mandato pieno» per trattare con l' azienda e il capo dei 5 Stelle che si guarda bene dal prendere una posizione definita ma avverte con toni sibillini del rischio che, andando sotto in un voto in Aula sullo scudo penale con la fiducia, il governo finisca per essere travolto. Chi avverte Di Maio? Chi sta mettendo davvero in guardia?
I parlamentari tarantini che ancora ieri hanno risposto picche? Matteo Renzi con il suo emendamento? O il premier Conte che insiste a chiedere lo «scudo»? Ed è vero, come ormai si dice apertamente tra i 5 Stelle, che «Di Maio ormai non controlla più i gruppi, sa che non conta più» e quindi «vuole andare a votare»? Fatto sta che, ieri mattina, l'incontro con una decina di rappresentanti locali del Movimento, presenti il premier e Di Maio, «è andato malissimo», come racconta una fonte interna. Conte la prende larga.
Spiega che bisogna mettere in piedi un «cantiere Taranto», che chiederà a ogni ministro di lavorare a un progetto, che serviranno soldi e anni. Poi alla fine arriva al punto: «Non è un tema attuale, ma se dovesse venire fuori che, per motivi legali, è necessario approvare una forma di immunità penale per gli amministratori, voi sareste favorevoli? Vi chiedo di non farne una bandiera, di non mettere veti». La risposta di Barbara Lezzi è durissima: «Te lo scordi che voto questa roba», dice. E se ne va, sbattendo metaforicamente la porta con dieci minuti di anticipo. Più variegati i pareri degli altri presenti, rifocillati da parecchi caffè. Alcuni sulla linea Lezzi, altri più morbidi.
Anche perché, pochi giorni fa, i parlamentari tarantini hanno segretamente chiesto e ottenuto un incontro con i commissari straordinari dell' Ilva, chiedendo loro se fosse davvero necessario lo scudo. La risposta è stata affermativa: «Ci hanno detto che è fondamentale per togliere un alibi all' ArcelorMittal per il recesso». Esattamente quello che pensa il premier.
Che vuole essere coperto durante la trattativa: «Se vado a parlare con l' azienda, e mi chiedono lo scudo, devo essere sicuro di poterlo fare». Federico D'Incà ha spiegato ai presenti: «Fidatevi di Conte». A domanda in Transatlantico la Lezzi risponde così: «Se mi fido di Conte? Per forza dobbiamo fidarci». E Di Maio? Risatina e niente risposta. Il leader politico dei 5 Stelle assicura pubblico «sostegno all'azione collegiale del governo», ma è la sortita finale nella riunione che preoccupa.
Di Maio avverte: «Se venisse messo un emendamento che introduce lo scudo e fosse posta la fiducia, sarebbe un problema enorme per la maggioranza. Il governo rischierebbe». Crisi evocata apertamente. Per evitarla o per invocarla? «Cerca il casus belli, vuole forzare per rompere», dicono alcuni esponenti 5 Stelle, sottolineando che sono solo «una manciata» i deputati per il no allo scudo (una decina al Senato).
Nessuna voglia di crisi, sostengono i fedelissimi di Di Maio: «È Zingaretti che vuole il voto, non Luigi». Anche se molti dell' inner circle del capo politico nelle ultime settimane si sono allontanati da lui e guardano con più attenzione alle mosse del premier Conte. Tra i più «contiani» ci sono i ministri Stefano Patuanelli e Alfonso Bonafede, ma anche Riccardo Fraccaro.
Conte è preoccupato per la tenuta del Movimento. Vede un disimpegno di Di Maio, che sembra non volerci mettere la faccia. Sa che in caso di successo con l' ArcelorMittal, il merito sarà collettivo, in caso di sconfitta, perderà da solo. Domani ci potrebbe essere un Cdm sul tema. In più, si avvicinano le Regionali. Il fallimento sull' Ilva, magari con incidente parlamentare, e un crollo dem in Emilia-Romagna, condito da risultati deludenti per M5S (se deciderà di presentarsi), non sarebbero un buon viatico per il proseguimento del governo oltre la primavera.
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