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Jacopo Iacoboni per âLa Stampa'
La notizia non è che il Movimento cinque stelle «ruba» piazza San Giovanni alla sinistra: è che prende San Giovanni; piazza molto grande, rischiosa, una piazza difficile da riempire, che enfatizza i successi ma drammatizzerebbe i flop.
à il chiaro segno che per la chiusura della campagna elettorale, venerdì 23 maggio, osano il tutto per tutto, nella loro solita logica dell'o-la-va-o-la-spacca, ma anche, evidentemente, con un di più: una certa esibizione di forza presunta.
I dati dei focus group su cui si basa la Casaleggio forniscono una base minima nientemeno del 28 per cento, ma ormai i sondaggi ufficiali vanno tutti in direzioni comunque alte (Ghisleri 25,5, Demopolis, ieri, 25, Emg, per Mentana su La7, 27 per cento). La sostanza è abbastanza univoca, e alimenta una grande speranza dei cinque stelle. Qualcuno tuttavia sconsigliava i due fondatori dal tornare in San Giovanni, il paragone col 2013 e le sue ottocentomila persone è comunque molto difficile da reggere, e al di là di tutte le propagande e previsioni - più o meno fondate - anche solo andar vicino al risultato sarebbe il segno di una forte tenuta politica. Ma il M5S, antipolitico per natura, si fa quasi un vanto di non preoccuparsi di fissare un'asticella elettorale forse troppo alta. Vedremo come andrà .
Qui però bisogna aggiungere qualcosa sul Pd; non risulta che il partito abbia neanche tentato di prendere quella piazza, così com'è vero - per la cronaca - che il Pd (o prima i Ds, o il Pds) non abbiano solitamente usato piazza San Giovanni - come sciattamente si dice - per chiudere le campagne elettorali.
Eppure è innegabile che qualcosa, almeno nei simboli, s'era rotto l'anno scorso, quando Grillo annunziò l'evento finale delle politiche in San Giovanni. Se non del Pd, San Giovanni (e questo è innegabile) è stata infatti davvero una piazza connotata assai a sinistra (al netto dei funerali di Aldo Moro o, in epoche diverse - del megacomizio di Berlusconi nel 2006). Ci sono passati Sartre, la de Beauvoir, la Ibarruri, per i funerali di Togliatti; mentre quelli di Berlinguer erano già un'anticipazione della fine.
Oggi è tutto diverso; e bisognerebbe astenersi dal fare paragoni. Solo constatare che è un luogo molto grande. E chi la prende ritiene di poter osare.
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