DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Domenico Lusi per "la Repubblica"
Istigazione al suicidio. E' l'ipotesi di reato per la quale la procura di Roma indaga da una decina di giorni, sotto traccia, sulla morte di Andrea S., il quindicenne del liceo Cavour che lo scorso 21 novembre si è tolto la vita impiccandosi in casa con una sciarpa. Una vicenda che ha sconvolto tutti, innescando un acceso dibattito sulle conseguenze dell'omofobia presente nel nostro paese.
Alcuni compagni di scuola e l'associazione Gay Center avevano infatti denunciato che Andrea veniva deriso perché dichiaratamente omosessuale. Una versione negata con forza, nei giorni scorsi, da mamma Teresa, che aveva anche spiegato come il figlio fosse innamorato fin dall'inizio del liceo di una coetanea senza essere corrisposto.
Finora la pista dell'omofobia non ha trovato conferme neanche in sede investigativa. Ascoltato come teste dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal pm Pantaleo Polifemo, che indagano ancora contro ignoti, il padre del ragazzo ha negato che Andrea fosse gay. Aggiungendo di non avere capito che il figlio fosse depresso, che potesse avere problemi così profondi da spingerlo al suicidio.
Neanche gli amici, i professori e i compagni di classe fin qui sentiti a piazzale Clodio hanno riferito di problemi di omofobia. Da qui l'idea, che si sta sempre più facendo strada tra gli inquirenti, che la chiave della vicenda possa essere un'altra: quella del bullismo. Una pista che potrebbe trovare conferma nell'analisi dei dati contenuti nel telefonino e nel computer del quindicenne, ma non solo.
Su un punto, infatti, le testimonianze sono concordi: Andrea era un ragazzo estroverso e originale. Questo potrebbe averlo esposto a episodi di bullismo. D'altronde che lui fosse deriso a scuola non è un mistero: c'era addirittura un profilo Facebook con il suo nome storpiato in cui venivano annotate tutte le cose buffe che diceva. Una pagina che aveva fatto il giro della scuola, ma della quale i genitori non sapevano nulla.
«Non sospettavamo ci fossero problemi di integrazione - ha confermato la scorsa settimana la signora Teresa - la scuola non mi ha mai detto nulla, neppure quando il preside ha fatto rimuovere una scritta dai muri della scuola: "Non vi fidate del ragazzo coi pantaloni rosa, è frocio"». Tutti episodi che adesso la madre di Andrea potrà raccontare direttamente ai pm che l'hanno convocata in procura per questa settimana.
andrea con la madre teresaUOMO CON ROSSETTOFIACCOLATA IN RICORDO DI ANDREA CONTRO OMOFOBIA jpegFIACCOLATA IN RICORDO DI ANDREA CONTRO OMOFOBIA jpegFIACCOLATA IN RICORDO DI ANDREA CONTRO OMOFOBIA jpeg
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