DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Un pressing costante e neppure più tanto discreto. Sull’Autonomia la Lega viene messa all’angolo dagli alleati. Forza Italia vincola senza mezzi termini l’applicazione della riforma all’approvazione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni che sono il cuore politico della legge. E la novità è che anche fra i Fratelli d’Italia, nel Sud più sensibile (anche elettoralmente) agli effetti delle nuove norme, cresce il malessere. […]
Il campo di gioco della maggioranza, a due giorni dal vertice dei leader, si trasforma in un ring. La miccia la innesca il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana: «I Lep? Sono un problema che andrà affrontato e superato, ma in un secondo momento. Ora partiamo con le altre materie». La conferma di una chiara volontà di accelerare, da parte del Carroccio, anche senza intesa su un piano delle risorse da assegnare alle Regioni, in settori nevralgici come la Sanità, sofferenti soprattutto nel Meridione.
ITER DELLA RIFORMA SULL AUTONOMIA
Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia e fedelissimo di Antonio Tajani, al telefono non nasconde le sue riserve. Anzi: «Senza i Lep non c’è l’Autonomia. Se Fontana dice il contrario, non ha letto la legge». Nevi smorza l’entusiasmo di chi, fra i leghisti, ha addirittura azzardato il via alla riforma entro Natale: «Ma Natale di quale anno?», scherza il deputato forzista. […]
La Lega, in attesa della definizione dei Lep, vuole cominciare a prendersi le deleghe sulle altre materie, non di poco conto, come il commercio estero: quelle, per intenderci, reclamate dal governatore Luca Zaia. Esattamente il contrario di quanto FI, ma anche Fratelli d’Italia, hanno espresso in Aula, prima del varo della legge alla Camera.
Un ordine del giorno firmato dai forzisti Barelli, Russo, Pagano e dallo stesso Nevi, mette ad esempio un freno deciso alla partenza dell’Autonomia, impegnando il governo a fare un’analisi di impatto dei provvedimenti che le Regioni intendono prendere in settori esclusi dai Lep. […]
[…] dentro FI, comincia a circolare insistentemente la voce di una possibile resistenza in Aula, da parte del partito di Tajani, quando le intese saranno sottoposte al voto (anche se non vincolante) del Parlamento. Quella sì che sarebbe un’anticamera della crisi per il centrodestra e il suo governo. Anche perché Meloni continua ad assistere in silenzio al dibattito che sull’Autonomia infiamma la sua maggioranza.
RACCOLTA FIRME CONTRO L AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Ma alcuni esponenti di FdI mettono le mani avanti. E con circospezione piantano dei paletti: «Premesso che incoraggiamo l’attuazione della legge - dice il capogruppo vicario di FdI alla Camera Manlio Messina - e che non crediamo possa danneggiare un Meridione che senza Autonomia non mi sembra sia decollato, non si può prescindere dalla definizione dei Lep. Se Zaia ritene che il Veneto possa partire senza i livelli essenziali di prestazione, bene. Il Mezzogiorno ha bisogno che vengano fissati. E che siano determinate le risorse». Messina, per inciso, è catanese, espressione di un Sud preoccupato per un’Italia a due velocità.
ROBERTO CALDEROLI MATTEO SALVINI
Il presidente dell’Assemblea siciliano Gaetano Galvagno, vicino a La Russa, ribadisce una linea di prudenza già espressa a fine luglio: «A me non spaventa l’Autonomia, mi preme piuttosto che tutte le Regioni partano dallo stesso nastro». E in Campania, all’interno di FdI, il clima è simile: «Da sola l’Autonomia non risolve gli squilibri sui territori », afferma il coordinatore regionale Antonio Iannone, che non si sbilancia sui futuri voti in Aula sulle intese fra Stato e Regioni: «Vediamo che proposte porteranno». […]
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