SUPPLIZI SEGRETI - COSA C’ERA NELLA BORSA CHE LORENZO NECCI, L’EX AD DELLE FERROVIE DELLO STATO MORTO INVESTITO NEL 2006, CUSTODIVA TANTO GELOSAMENTE? - L’EX MINISTRO CIRINO POMICINO, IN UN LIBRO, RACCONTA: “MI DISSE CHE AVREBBE VOLUTO FARMI LEGGERE ALCUNI DOCUMENTI RISERVATI DEI SERVIZI SEGRETI DI UN PAESE STRANIERO SU ALCUNE VICENDE ITALIANE. ERA TURBATO, ERA CONVINTO DI ESSERE PEDINATO” - MA NELLA 24 ORE NON FU RITROVATO NIENTE - NE SAPRÀ FORSE QUALCOSA IL SUO SOCIO D’AFFARI GIORGIO PAOLINI, OGGI SOTTO PROCESSO A BRINDISI?...

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Guido Ruotolo per "la Stampa"

Chissà cosa conteneva il dossier dei servizi segreti stranieri che mostrò in giro pochi giorni prima di morire. E quali altri documenti che portava con sé sparirono quel giorno? La sua morte risale a quasi sei anni fa, al 28 maggio del 2006. Quella mattina stava andando in bicicletta Lorenzo Necci, commis d'Etat della Prima Repubblica - ex ad delle Ferrovie dello Stato, già presidente di Enimont - passato indenne per le Forche Caudine di Mani Pulite, arrestato (e scagionato) nel ‘96, per peculato, corruzione aggravata, truffa in danno delle Ferrovie.

Era a Fasano, una pausa di relax alla «Masseria San Michele» con la sua compagna, Paola Balducci, e quella mattina un'auto lo travolse. Sei anni dopo, stamani, si aprirà al Tribunale di Brindisi, sezione distaccata di Fasano, giudice monocratico Genantonio Chiarelli, il processo che vede l'ex socio di Necci, Giorgio Paolini, imputato, per dirla con il pm di Brindisi Milto Stefano De Nozza, di furto con destrezza, «al fine di trarne profitto», di una borsa «contenente documenti riservati lavorativi e una somma contante non meglio quantificata».

E già il dossier dei servizi segreti stranieri. Ad alimentare il mistero è stato l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino, amico di Necci, che alla sua «misteriosa» morte ha dedicato un libro: «Una morte strana anche perché una settimana prima, in un bar di via Veneto, mi aveva detto che avrebbe voluto farmi leggere alcuni documenti riservati provenienti dai servizi segreti di un paese straniero su alcune vicende italiane».

Interrogato dagli inquirenti pugliesi, Pomicino precisa a verbale: «Quel giorno quando ci incontrammo nei pressi del Bar de Paris, in via Veneto, Necci cacciò dalla borsa un fascicolo piuttosto grosso e mi disse: "Io ti devo parlare a lungo, mi devi dare un appuntamento in cui, per tre ore, parliamo assieme". Era turbato, mi disse che dovevamo vedere assieme un dossier di un servizio segreto straniero che cacciò dalla borsa facendomelo soltanto vedere».

Tira il fiato: «(Necci, ndr) mi disse: "tu mi vedi turbato perchè io da un po' di tempo ho la sensazione di essere.. seguito...pedinato..". Lo presi in giro: chist mo' è n'altra fissazione tua». Aggiunge l'ex ministro democristiano: «L'onorevole Balducci (la compagna di Necci, ndr) mi disse che il giorno in cui morì Lorenzo ebbe al telefono una discussione molto concitata in inglese, non sapendo con chi e su quale argomento».

Esce il libro, e l'amico di Necci viene contattato: «Era un signore con un accento straniero di tipo medio orientale... un italiano abbastanza corretto come lo parlerebbe un medio orientale e mi dice: "sono io quello che ha dato a Lorenzo Necci il dossier di cui lei ha parlato nel libro.. non posso tornare in Italia perché ho paura per la mia vita...».

Ma non è solo il possibile visionario Pomicino a sollevare il mistero (della morte e) del furto di documenti. Sono i figli di Necci a sporgere denuncia alla Procura di Brindisi. Giulio Necci ricorda agli inquirenti: «Più volte sia io che mia sorella avevamo avuto raccomandazioni da nostro padre di prendere la sua borsa nell'ipotesi gli fosse successo qualcosa. Mi consultai con Alessandra (dopo la morte del padre, ndr) e subito dopo contattai più volte sia Dario Celesti che Paolini».

Dario Celesti è un nipote acquisito di Lorenzo Necci. Quando accade l'incidente, Paola Balducci chiama per dare l'allarme Giorgio Paolini, che si trovava a Fiuggi. E la moglie di Paolini chiede a Celesti che si trovava anche lui a Fiuggi di accompagnare il marito. Paolini durante il viaggio viene informato che occorreva vestire il corpo di Necci, e sapendo che la moglie e i figli del socio stavano raggiungendo Fasano, aveva ritenuto opportuno andare alla Masseria «San Michele» e recuperare borsa e valigia.

Gli investigatori chiedono a Paolini se aprì quella borsa che poi restituì alla famiglia Necci un paio di giorni dopo: «Non avevo nessun pensiero di guardare nella borsa». Ma Dario Celesti, che con lui fa il viaggio da Fiuggi a Fasano e ritorno, mette a verbale: «Quando gli chiesi cosa ci fosse nella borsa lui mi rispose: "Niente". Penso che l'abbia aperta».

Paolo Cirino Pomicino racconta di un Necci turbato e preoccupato. E non è il solo che ne parla agli inquirenti pugliesi. Un amico fraterno, Guido Vighi, racconta: «Due mesi prima di morire mi rappresentò una condizione di pericolo personale e mi disse che temeva per la sua persona e che gli sparivano alcune cose. Era convinto di essere seguito».

La vedova Necci, Paola Marconi: «Nell'ultimo periodo era molto preoccupato. Io ho pensato a difficoltà nel lavoro e al rapporto complicato con Paolini. Lorenzo si preoccupava di tenere sotto controllo (scorta) anche il nipotino per paura che gli potesse succedere qualcosa. Una volta chiese al suo autista, all'ex poliziotto Ciocchetti, una pistola che poi restituì». E sulla borsa del marito che ricevette da Paolini due giorni dopo, la signora Marconi è precisa: «Era mezza vuota, rispetto a come la portava di solito lui. Quando è partito l'avevo vista più gonfia».

 

LORENZO NECCILORENZO NECCI MORì IN UN INCIDENTE NEL 2006 - FU TRAVOLTO DA UN'AUTO MENTRE PEDALAVAPAOLA MARCONI VEDOVA DI LORENZO NECCIPAOLA BALDUCCI PAOLO CIRINO POMICINO