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TELEMELONI OSCURA I REFERENDUM – LA RAI FINORA NON HA DEDICATO UN SOLO MINUTO DI APPROFONDIMENTO SUI QUESITI REFERENDARI SU LAVORO E CITTADINANZA IN PROGRAMMA L’8 E IL 9 GIUGNO – LE OPPOSIZIONI ATTACCANO: “È UNA STRATEGIA ORCHESTRATA AI PIANI ALTI DI PALAZZO CHIGI CHE SI TRADUCE IN UN GRAVISSIMO BOICOTTAGGIO” – LA RUSSA HA ANNUNCIATO CHE FARÀ “PROPAGANDA AFFINCHÉ LA GENTE SE NE STIA A CASA” – IPSOS STIMA CHE L’AFFLUENZA ALLE URNE NON RAGGIUNGERÀ NEANCHE IL 40% – ILVO DIAMANTI: “DA TEMPO IL PRINCIPALE RIFERIMENTO COMUNE DI PARTITI E LEADER È IL DISTACCO. PORSI E IMPORSI CONTRO GLI ALTRI…”
1. “LA RAI CENSURA I REFERENDUM” SCONTRO SUL SILENZIO DELLE TV
Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per "la Repubblica"
Da una parte, gli appelli all’astensione lanciati da esponenti di governo, big della maggioranza e massime cariche dello Stato, buon ultimo il presidente del Senato Ignazio La Russa. Dall’altra, l’indifferenza delle tv, che finora – a parte le polemiche di giornata riportate nei Tg – non hanno dedicato un solo minuto di approfondimento, né un dibattito, ai referendum in programma l’8 e il 9 giugno.
Secondo l’opposizione, una strategia orchestrata «ai piani alti di Palazzo Chigi» che, complice «il regolamento-truffa» approvato dal centrodestra in Vigilanza, di fatto si traduce in un «gravissimo boicottaggio» dei cinque quesiti proposti su lavoro e cittadinanza.
RICCARDO MAGI - REFERENDUM CITTADINANZA
I quali «a oggi non hanno trovato posto nei palinsesti Rai, nonostante gli inderogabili obblighi normativi» attacca Stefano Graziano, capogruppo del Pd nella bicamerale di controllo: «Un silenzio inaccettabile da parte di un servizio pubblico vincolato per legge a garantire pluralismo, completezza e imparzialità dell’informazione. Per questo abbiamo chiesto di convocare i vertici aziendali e di attivare al più presto le tribune politiche».
Se n’era accorta, già una settimana fa, l’Autorità garante delle comunicazioni, che in uno scarno comunicato aveva invitato «tutte le emittenti a dedicare un adeguato spazio informativo sulle questioni sottoposte a voto popolare, affinché i cittadini possano avere gli strumenti per decidere con piena consapevolezza ». Un alert caduto nel vuoto.
«Storicamente i referendum vengono neutralizzati facendo mancare ai cittadini un’informazione adeguata sulla loro esistenza, ancor prima che sul contenuto del voto», spiega Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente del Comitato per la cittadinanza: «Con la mancanza di informazione vince l’astensione ed è ciò che vuole il governo».
La prova fornita dal regolamento varato a fine marzo in Vigilanza: «È molto attento al fatto che il Sì non abbia 5 secondi di voce più del No, ma se non c’è alcuno spazio informativo il regolamento è rispettato». Per assurdo, è sufficiente che i contrari rifiutino di partecipare alle trasmissioni per farle saltare e così oscurare ogni discussione. Come peraltro sta già accadendo. […]
Tant’è che gli avvocati sono già al lavoro per impugnare al Tar il regolamento- truffa. E non è tutto. «Se aggiungiamo che la Vigilanza, chiamata a controllare la fase prima del voto, è bloccata dall’ostruzionismo della maggioranza, ecco che la censura è servita», conclude il leader di +Europa. […]
È stato Antonio Tajani il primo a schierarsi per «l’astensionismo politico», visto che «non condividiamo la proposta referendaria». Poi è intervenuto pure La Russa a dire che avrebbe fatto «campagna» per il non voto. «Uno sfregio all’altissima carica che ricopre e un attacco alla partecipazione dei cittadini costituzionalmente garantita», è andata giù dura l’Anpi. «Mai l’Italia ha avuto un presidente del Senato così fazioso e inadeguato. Se vuole fare il dirigente di partito lo faccia, ma si dimetta».
2. REFERENDUM SE CRESCE LA VOGLIA DEL NON VOTO
Estratto dell’articolo di Ilvo Diamanti per “la Repubblica”
ignazio la russa - commemorazione Sergio Ramelli
Tra circa un mese si svolgeranno 5 referendum su questioni importanti, che riguardano cittadinanza e lavoro. Prima di entrare nel merito delle “questioni”, sulle quali si discuterà molto, nelle prossime settimane, può essere utile riflettere sulla “questione” che attraversa tutti i referendum. La propensione diffusa verso il non voto.
Un recente sondaggio condotto da Ipsos ha stimato che l’affluenza alle urne non raggiungerà il 40%. D’altronde, in Italia l’astensione costituisce una scelta diffusa e consapevole. Non solo nei referendum.
[...]
referendum su jobs act e cittadinanza
Ma nei referendum la partecipazione al voto è, generalmente, più limitata. Perché le specifiche materie in discussione spesso non sollecitano la sensibilità dei cittadini. Comunque, non li coinvolgono e non li mobilitano.
Tuttavia, fra gli italiani è elevata la convinzione che «l’astensione costituisca un serio problema per la democrazia», come emerge dal sondaggio condotto da LaPolis-Università di Urbino, con Avviso Pubblico, nello scorso mese di novembre (2024).
È, probabilmente, anche questa considerazione che ha indotto il presidente del Senato Ignazio La Russa, durante l’iniziativa di FdI, che si è svolta di recente a Firenze, a sostenere che farà «propaganda affinché la gente se ne stia a casa». Salvo cambiare, in seguito, versione. [...]
flop rai - telemeloni - poster by macondo
È chiaro che le nuove tecnologie hanno contribuito a valorizzare la partecipazione diretta. Online. Ma non hanno sostituito né accantonato il ruolo della rappresentanza. Gli stessi attori politici che hanno promosso la democrazia diretta, in particolare il M5S, si sono adeguati alle forme e ai luoghi tradizionali della democrazia. Con alterna fortuna.
Ma l’affermazione di La Russa, al di là del merito, è importante perché sottolinea come l’astensione costituisca, anch’essa, una scelta di voto. «Il voto di chi non vota». Che ha diverse implicazioni, diversi significati. Due in particolare.
In primo luogo, marca una scelta precisa. Il distacco da specifiche questioni, che si «esprime non esprimendo» la propria posizione. Ma prendendo le distanze. E, quindi, non partecipando alla formazione del consenso, neppure attraverso il dissenso. Senza, per questo, costruire un progetto e un soggetto comune.
In secondo luogo, si tratta di una scelta che, comunque, non ha ragioni precise. O comunque, condivise. Come spiegano bene Vittorio Mete e Dario Tuorto, in un libro appena pubblicato dal Mulino, dal titolo, significativo: «Il partito che non c’è». Perché, il partito degli astenuti non esiste. In quanto i «non votanti» non hanno una compattezza e una coerenza interna. La loro composizione, al contrario, è mutevole. E cambia da un’elezione all’altra. Da una zona all’altra.
Per questo non è possibile riassumerne e definirne l’identità. Perché tutto sono meno che identici, riconducibili a motivi e riferimenti comuni. Anche se è vero che da tempo il principale riferimento comune dei soggetti politici – partiti e leader – è il distacco. Porsi e im-porsi contro gli altri. In questa occasione Ignazio La Russa ha proposto un motivo, personalizzato, per schierarsi, partecipando alla consultazione referendaria. [...]
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