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IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI RATZINGER – LE CONFESSIONI DI BENEDETTO XVI CON IL GIORNALISTA PETER SEEWALD: ERA IL 2016 E NEL LIBRO-INTERVISTA “ULTIME CONVERSAZIONI” IL PONTEFICE EMERITO PARLAVA ANCHE DELLA SUA MORTE: “PAURA? PER CERTI VERSI SÌ” – L’INSOFFERENZA PER LE VISITE DEI POLITICI E LA QUESTIONE IOR: “UN PUNTO DI DOMANDA” – “BERGOGLIO? NESSUNO SI ASPETTAVA LUI. APPREZZO IL SUO MODO DI STARE CON LA GENTE, MA MI CHIEDO QUANTO POTRÀ ANDARE AVANTI…”

Manuela Tulli per l’ANSA

 

joseph ratzinger

Dai politici allo Ior, dalla sua elezione a Papa alla rinuncia, passando per i giorni dell'infanzia e arrivando anche a Papa Bergoglio. Può considerarsi un vero e proprio testamento spirituale il libro-intervista di Benedetto XVI con Peter Seewald "Ultime conversazioni" del 2016, al quale seguirono altre 'confessioni' con l'amico giornalista contenute nella corposa biografia pubblicata nel 2020.

 

Tra gli argomenti affrontati, il Papa emerito, con molta umanità, aveva parlato anche della sua morte. Paura? gli aveva chiesto il giornalista tedesco. "Per certi versi sì", aveva confidato Ratzinger informando di avere comunque già steso il suo testamento "definitivo". E aveva aggiunto che avrebbe voluto che sulla lapide fosse scritto il solo nome.

 

BENEDETTO XVI - ULTIME CONVERSAZIONI

Ma Benedetto XVI rivelò anche le sfaccettature più nascoste dei suoi giorni da Papa: per esempio la sua insofferenza per le visite dei politici, o la questione Ior che era "un punto di domanda". Disse anche che non si aspettava l'elezione di Bergoglio. In quelle pagine si ritrova anche il suo lungo, e non sempre facile, rapporto con Papa Wojtyla, ma anche dettagli più intimi come il fatto che amasse dormire, o che fosse da anni cieco da un occhio. Ratzinger dunque si è aperto al suo biografo con grande sincerità e naturalezza, ridendo durante la conversazione, diverse volte.

 

Come quando raccontò della zia che fece 'marameo' ai nazisti che passavano su un treno. Ma anche piangendo, quando ricordò le campane che lo salutarono nel momento in cui, dopo la rinuncia, lasciò in elicottero il Vaticano per ritirarsi a Castel Gandolfo. Nel trarre un bilancio del suo pontificato aveva detto: "Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza. Ma non riesco a vedermi come un fallito".

 

BENEDETTO XVI CON PETER SEEWALD

Però confermò quanto già tutti sapevano, ovvero la fatica, lui, che pensava che sarebbe stato per tutta la vita solo un professore, di essere a capo della Chiesa cattolica. Ci sono state "belle esperienze", aveva avuto anche la consapevolezza di "essere sostenuto". "Ma è stato naturalmente sempre anche un fardello", ammise Ratzinger. Una grande libertà espresse infine in quelle parole su Papa Francesco.

 

"Nessuno - disse il Papa emerito - si aspettava lui. Io lo conoscevo, naturalmente, ma non ho pensato a lui". Sempre su Papa Francesco disse di apprezzare il suo modo di stare con la gente ma "mi chiedo quanto potrà andare avanti" a "stringere ogni mercoledì duecento mani o più", diceva il Papa emerito così riservato, così diverso nel rapporto con le folle rispetto al Papa argentino.

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PETER SEEWALD E BENEDETTO XVIjoseph ratzinger discorso di ratisbona