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Tim, come finirà? Nel caso in cui si ingarbugliasse la lotta di potere che vede il socio di maggioranza Vivendi contro i soci favorevoli alla gestione di Gubitosi, il pallino passa a Mario Draghi. Questo il suo piano: Golden Power e spin off. Da una parte Tim Servizi, dall’altra Tim Rete con le infrastrutture strategiche (Sparkle, Telsy) per lo Stato.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Come abbiamo anticipato ieri, in caso di rottura sullo scorporo, l’asso nella manica di Draghi è Poste Italiane che potrebbe affiancarsi a Cdp e insieme prendersi Tim. La società guidata da Matteo Del Fante ha 12.500 sportelli che coincidono con la rete commerciale di Tim, una infrastruttura digitale, una rete telefonica (Poste Mobile) di 5 milioni di clienti che si appoggia su Vodafone. Altro punto determinante: la capacità di Poste di poter assorbire gli esuberi di Tim Servizi.
Dario Scannapieco Matteo Del Fante
In caso di spin off, si apre la partita del governo su come viene riconosciuta ai soci di Tim la perdita di valore degli asset strategici; una partita che è in mano al consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi, ai ministri Franco e Giorgetti. E soprattutto all’autorità delegata per la Sicurezza dello Stato, Franco Gabrielli.
IL RUOLO DI CDP NELLA PARTITA DELLA RETE
Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”
Finora è rimasta sullo sfondo delle vicende che stanno travolgendo Tim. Ma quando si parla della rete, la Cassa depositi e prestiti, con il 60% di Open Fiber e il 10% del capitale di Tim in mano, rappresenta uno snodo cruciale dell'operazione che potrebbe portare al riassetto del gruppo telefonico.
La Cdp attende di vedere la proposta formale di Kkr. Per adesso si muove con grande cautela, vista la contemporanea presenza in Tim e in Open Fiber, entrambe impegnate nella costruzione della rete in fibra ottica e da lungo tempo candidate a unire le forze. Il nuovo amministratore delegato Dario Scannapieco sta rifinendo il nuovo piano strategico di Cdp, che sarà presentato oggi.
Ci sarà una parte dedicata alle telecomunicazioni, allo sviluppo di Open Fiber, ma nella sua strategia Scannapieco terrà ovviamente conto di molto altro. Il piano di Open Fiber nasce per forza di cose «stand alone» e sarà importante capire dall'impostazione della strategia di Cdp se c'è spazio per altri sviluppi.
E' possibile che con il rumore che sta creando la manovra di Kkr e i dissidi interni al consiglio di Tim, il matrimonio tra le reti in fibra ottica possa tornare d'attualità per mettere in sicurezza la rete telefonica, su cui il governo ha i poteri di Golden Power, che in vista dell'operazione con il fondo americano verranno «rinforzati» con la creazione di un supercomitato di ministri ed esperti.
Più di un osservatore è convinto che la strada sia segnata. Che se il governo ha deciso di creare un task force sulla rete le cose non resteranno come sono oggi. La rete di Tim alla fine potrebbe quindi essere scissa dal gruppo telefonico. Una parte lo è già, quella conferita in FiberCop, di cui è azionista anche Kkr. Ma le resta quella «primaria», che va delle centrali agli armadi su strada.
In una tale evenienza la Cdp avrebbe un ruolo centrale e Open Fiber potrebbe diventare il veicolo per mettere insieme le reti. Nei primi giorni di dicembre Enel, Cdp e Macquarie dovrebbero firmare il passaggio delle azioni e contestualmente nominare il nuovo consiglio della società della fibra, che dovrà poi approvare il piano strategico a cui sta lavorando il direttore generale Mario Rossetti.
Attraverso Open Fiber, la Cdp parteciperà a tutti bandi del Pnrr dedicati alla fibra, che assegnerà 6,3 miliardi di euro per portare la rete ultraveloce nelle zone dove non c'è. Ma il piano di Open Fiber copre tutta l'Italia. E le banche hanno messo a disposizione oltre 7 miliardi di euro per il project finance e altri 2 miliardi di linee di credito. Per la Cassa, quindi, sul lato di Open Fiber l'impegno è confermato e manca solo l'imprimatur del board per dare il via alla svolta. Per Tim invece il percorso è ancora lungo. Ma è iniziato.
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