DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Dario Del Porto e Conchita Sannino per "la Repubblica"
Due top manager rafforzano i sospetti della Procura sull'affare da 5 miliardi con il Brasile. Ã la commessa ripartita tra Fincantieri e Finmeccanica che avrebbe previsto una tangente da 550 milioni di euro destinata, almeno in parte, ai deputati del Pdl Claudio Scajola e Massimo Nicolucci, ora indagati, e al ministro brasiliano Jobin. Dopo aver raccolto le accuse di Lorenzo Borgogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica, i pm hanno sentito come testi Pierfrancesco Guarguaglini e Giuseppe Bono, all'epoca dei fatti al vertice delle due holding.
Verbali che scottano, nell'inchiesta che spazia dal Sudamerica a Panama, dalla Russia a Singapore. E vede da martedì in cella l'ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere. Da Mosca, dove era senior advisor e stava trasferendosi con la famiglia (decollo fissato lo stesso giorno della cattura) a Poggioreale. Il suo ingresso in carcere ha determinato il trasferimento nell'altro penitenziario cittadino, quello di Secondigliano, di Valter Lavitola, protagonista centrale della mega istruttoria. Nelle prossime ore saranno interrogati.
LE CONFERME DI BONO E GUARGUAGLINI
Le circostanze al centro del filone brasiliano, scrivono i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, «hanno trovato conferma nelle dichiarazioni» di Bono, ad di Fincantieri, e Guarguaglini, già presidente di Finmeccanica. Dichiarazioni che irrobustiscono le accuse di Borgogni: all'ombra della commessa per le navi, sarebbe stata pattuita una presunta maxi tangente da 550 milioni di euro, vale a dire la «percentuale di ritorno» pari all'11 per cento dell'importo della fornitura «mascherata da contratto di agenzia».
IL CAVALIERE E IL FACCENDIERE
Sentito dai pm, Bono racconta anche un retroscena sul Cavaliere: Lavitola chiese a Fincantieri un compenso dopo la sigla del primo accordo sulla fornitura di navi al Brasile. Dice il manager: «Lavitola riteneva di meritarlo per l'attività svolta nella firma degli accordi governativi dove, a suo dire, Berlusconi si era determinato grazie al suo intervento». Bono aggiunge di aver rifiutato facendo presente a Lavitola «che l'intervento del premier era doveroso data la sua posizione istituzionale e quindi non ritenevo che l'azienda dovesse alcunché a Lavitola, anche perché non aveva mai ricevuto alcun incarico».
Ma qualche giorno dopo, Bono fu convocato telefonicamente a Palazzo Grazioli dove andò accompagnato da un'avvocatessa e fu ricevuto «da Berlusconi e Lavitola. Berlusconi mi disse, in presenza di Lavitola, di tenere ben presente che Lavitola era il suo fiduciario per il Brasile. Ebbi la netta impressione che Berlusconi fosse pressato da Lavitola».
IL MISTERO DELL'ELICOTTERO DI PUTIN
I pm hanno chiesto al direttore generale di Finmeccanica Alessandro Pansa gli atti riguardanti i rapporti tra Agusta e l'operatore russo Oboroporom. Si indaga sulle forniture di elicotteri a Mosca. Un mistero. Martedì, a Milano, è stato sentito dai pm come teste Marco Acca, responsabile delle vendite del settore militare di Agusta. à lo stesso manager che il 16 aprile, mentre era a Panama, nell'ufficio del presidente Ricardo Marinelli viene intercettato con l'amministratore delegato Bruno Spagnolini. Questi lo invita
a non fare cenno con i media all'acquisto di un elicottero Agusta da parte di Putin. Perché questa cautela, si chiede la Procura?
«IL SENATORE CASELLI CI METTE NEI GUAI»
Il 14 luglio 2011, Pozzessere parla con Lavitola e gli legge una lettera scritta per segnalare a Berlusconi le condotte del senatore eletto in Argentina, Esteban Caselli, che «chiede mandati di agenzia a Finmeccanica per 10 milioni di dollari». Tempo dopo, sentito dai pm, il manager specificherà di non aver più inviato quella missiva.
Ecco il testo: «Come ricorderà lei stesso (Berlusconi, ndr) mi ha messo in contatto con il senatore Caselli il quale avrebbe dovuto presentarmi una persona... che si proponeva di agevolare Finmeccanica un business relativo alla vendita di aerei militari in Indonesia per circa 600 milioni di dollari... Caselli aveva posto quale condizione all'incontro l'ottenimento di un mandato di agenzia da parte di Finmeccanica e il pagamento di 10 milioni di dollari in anticipo, ovviamente la risposta è stata negativa. Le vorrei segnalare quanto accaduto onde evitare che si possano generare sospetti di complicità da parte sua e mia nella richiesta di questa ingente somma di denaro. Della cosa ho avvertito Valter».
«QUEL SENATORE à PERICOLOSISSIMO»
In un'altra conversazione, Lavitola rievoca con Pozzessere il tema dell'incontro tra lui e Berlusconi, a proposito della «leggerezza » commessa dall'ex premier che dopo aver passato Caselli al telefono a Pozzessere, avrebbe detto del senatore a Lavitola: «State attenti è uno pericolosissimo».
Lavitola: «(...) oh però state attenti questo è un soggetto pericolosissimo... Come gli ho detto pericolosissimo... ma glielo ha passato lei al telefono direttamente... ».
Pozzessere: qua sembra Totò, Peppino e la malafemmina... la stessa cosa».
LA SBERLA NAPOLETANA
Nella telefonata con Pozzessere, Berlusconi è amareggiato.
P: «Presidente, buongiorno, come sta».
S: «Paolo, eh... insomma ho preso una bella sberla».
P: «à stata brutta, sì».
S: «Queste cose qua, irragionevoli, poi perché a Napoli».
P: «à stato un peccato, ma sono sicuro che ci riprenderemo».
A cosa si riferisce Berlusconi? La telefonata è del 7 giugno 2011, subito la debacle elettorale ai ballottaggi per le amministrative
LAVITOLA PRELEVATO DALLE FORZE DELL'ORDINE - FOTO GENNY MANZOVALTER LAVITOLA PRELEVATO ALLAEROPORTO DALLE FORZE DELLORDINE BERLUSCONI CON RICCARDO MARTINELLI E VALTER LAVITOLA jpegPAOLO POZZESSERE ARRESTO DI PAOLO POZZESSERE PAOLO POZZESSERE CON DEBORA CASTANEDA E SILVIO BERLUSCONI PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI NELSON JOBIN jpegGiuseppe Bono - AD Fincantiericlaudio scajola
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