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1. TRAVAGLIO PUNZECCHIA: BELLA NAPOLI A CATTIVO GIOCO
Da un comunicato di "Radio 24"
"Sulle quattro telefonate di Mancino con la voce di Napolitano molti sospetti e qualche ricatto, proprio perché si è affermato che non si doveva sapere quello che diceva Napolitano a Mancino". Lo dice il giornalista scrittore Marco Travaglio a Italia in controluce su Radio 24.
"L'esistenza di quelle 4 telefonate con la voce di Napolitano sarebbero anche la cosa meno interessante se ci fossero state fatte conoscere. Invece sul segreto imposto su quelle telefonate sono nati molti sospetti e probabili ricatti proprio perché non si deve sapere quello che Napolitano dice a Mancino. E' stupefacente perché Napolitano dice che non c'è niente da nascondere e sarebbe stato suo dovere e convenienza raccontarlo agli italiani. - continua Travaglio a Radio 24 - Perché non puoi (si riferisce a Napolitano, ndr) parlare di Affari di Stato, ne di vicende processuali ad un cittadino privato, e ne puoi pensare che se parli con un cittadino degli affari suoi questo sia coperto dal Segreto di Stato o da altri tipi di segreto che non sono previsti dalla nostra Costituzione.
Purtroppo sono stati commessi molti abusi di potere che avevano lo scopo di stoppare un'indagine che stava arrivando al punto centrale di dove e come è nata la seconda Repubblica" - continua Travaglio a Radio 24 - "Per fortuna l'indagine ha avuto la consacrazione del Giudice che ha rinviato a giudizio tutti gli imputati".
"In un Paese normale le telefonate dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino al Quirinale che chiede protezione rispetto alle inchieste della procura della Repubblica di Palermo sarebbero dovute essere rispedite al mittente" - prosegue il giornalista a Radio 24 - "Quando un privato cittadino come Mancino, politico in pensione, chiede di interferire su un'indagine in corso dovrebbe trovare staccato ogni telefono delle istituzioni. E invece no.
Abbiamo nero su bianco tutte le telefonate intercettate sul telefono di Mancino con il consigliere giuridico del capo dello stato Loris D'Ambrosio e che purtroppo si attiva e dice di farlo a nome di Napolitano. Così la procura della Repubblica di Palermo viene delegittimata proprio nel punto più delicato dell'inchiesta".
2. VIA D'AMELIO, IL PRESIDENTE CITATO COME TESTIMONE
G.L.B. per il "Fatto quotidiano"
Se i giudici ammetteranno la sua testimonianza, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà chiamato a deporre nel processo per la strage di via D'Amelio che inizia il prossimo 22 marzo a Caltanissetta. A citarlo è stato Fabio Repici, difensore di parte civile di Salvatore Borsellino, nella lista testi depositata ieri. Napolitano viene indicato per riferire "sulle eventuali confidenze riferitegli dall'avv. Nicola Mancino nel corso delle conversazioni telefoniche intercettate dalla Procura di Palermo'', "su quanto da lui appreso in ordine alla trattativa intavolata dai vertici del R.o.s. con i vertici di Cosa Nostra'', "sul contrasto che il decreto legge n. 306 dell'8 giugno 1992 incontrò per la sua conversione in legge'' , "sui contenuti della lettera da lui pubblicamente rivolta il 29 gennaio 2013 alla figlia dell'on. Oscar Luigi Scalfaro; sulle ragioni della sostituzione dell'on. Vincenzo Scotti con l'on. Nicola Mancino nel ruolo di ministro dell'Interno nel giugno 1992 e sull'eventuale ruolo svolto al riguardo da Scalfaro''.
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