DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1 - L'AMAREZZA DEL PROFESSORE: «POSSO TOGLIERE IL DISTURBO»
Alberto Gentili per “il Messaggero”
Raccontano che quando Giovanni Tria ha letto l' ultima dichiarazione di Luigi Di Maio, quella con cui il capo pentastellato ha intimato al ministro («se è serio») di sganciare «i soldi» per il reddito di cittadinanza, sul visto di Tria si sia disegnata una leggera smorfia di fastidio. Ed esattamente come una settimana fa, esattamente anche allora sotto il tiro di Di Maio, Tria avrebbe sospirato: «Se non vado bene posso anche togliere il disturbo».
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Una frase, quella del ministro sotto assedio, non confermata dal Mef e probabilmente gettata lì a dimostrare la propria insostituibilità. Perché blindato da Sergio Mattarella, che non apprezza affatto l'assalto contro chi, anche dietro suo suggerimento, tiene salda la barra del rapporto deficit-Pil e dei saldi di bilancio. E perché i mercati finanziari, lo spread, sono la sua assicurazione sulla vita.
«Se forziamo sul deficit i mercati ce la faranno pagare», ha avvertito lunedì sera Tria durante l' incandescente vertice con Di Maio, Matteo Salvini sulla manovra economica. Ma resta l'irritazione di Tria per i toni ultimativi di Di Maio e, soprattutto, perché viene messa in dubbio la serietà del lavoro svolto in via XX Settembre.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
IL BRACCIO DI FERRO
Il problema è che il braccio di ferro non è finito. Anzi. Il ministro resta piantato sulla trincea di un rapporto deficit-Pil al' 1,6-1,7%. Linea apprezzata dal Quirinale che non vuole sforamenti eccessivi dei vincoli di bilancio. Di Maio e Salvini, invece, vogliono arrivare al 2 per cento e anche sforarlo per rastrellare le risorse con cui realizzare le riforme di bandiera.
Quelle utili per presentarsi alle elezioni europee di maggio con buone probabilità di successo: le pensioni e il reddito di cittadinanza, la riforma della legge Fornero, la flat tax per gli autonomi. Roba da decine di miliardi. E un eventuale scontro con Bruxelles verrebbe usato dai due leader come una medaglia da appuntare sul petto in vista di una campagna elettorale giocata contro gli euroburocrati e le élite continentali. Così l'assedio al ministro è destinato a proseguire.
E ieri il responsabile dei rapporti con il Parlamento, il grillino Riccardo Fraccaro, ha riunito i sottosegretari in una riunione sulla legge di bilancio per dimostrare che la maggioranza, anche plasticamente, è compatta nel pressing su Tria. Rispetto a Di Maio, però Salvini è un passo avanti. In casa leghista si dà per certo il via libera del ministro dell' Economia alla riforma della previdenza con quota 100 e 62 anni per andare in pensione.
Tant' è che al contrario del leader grillino, il capo lumbard è decisamente più cauto. Con la riforma della legge Fornero riuscirà a parlare al suo elettorato, soprattutto al Nord. E si accontenta di sommarci la flat tax per gli autonomi: del taglio dell' Irpef se ne riparla nel 2020. «Tria può dormire sonni tranquilli, un compromesso si trova», sintetizza il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Di Maio, che ieri sera è partito per una missione in Cina lanciando l' ultimatum-avvertimento al ministro economico, invece continua a sbattere contro il muro alzato dal Mef. È furioso, l' altra sera Tria gli ha proposto di aggiungere un miliardo a Rei, il reddito di inclusione voluto da Renzi. E comincia a essere allarmato. Perché a gennaio partiranno le pensioni di cittadinanza a 780 euro, ma senza il reddito per i 5 milioni di poveri (che vorrebbe far partire a maggio) le elezioni europee potrebbero andare male.
giovanni tria e claudio borghi
E perché i parlamentari sono in rivolta. dopo il summit sulla manovra, gli esponenti grillini riuniti in un ristorante romano, non sono andati per il sottile. Le frasi più gettonate: «O si fa il reddito, oppure Tria se ne va». «Tria deve fare ciò che diciamo noi. Ha aderito a un contratto di governo, non ha acquistato un pacco a scatola chiusa». «Non siamo stati eletti per difendere lo zero virgola dei parametri europei». «Senza reddito alle elezioni la Lega ci asfalta».
E via di seguito. è scattata l' idea di raccogliere le firme per un documento contro il ministro. Il malumore è crescente: dopo la cena di Salvini con Berlusconi domenica ad Arcore, qualcosa si è incrinato. E Di Maio, che al contrario del capo leghista non ha l' exit strategy delle elezioni anticipate in primavera (la prossima volta toccherà a Di Battista), è determinato a ottenere tutto e subito. E a mettere i bastoni tra le ruote del Carroccio.
Così in casa 5stelle si infila un dito negli occhi dei leghisti rilanciando il taglio delle pensioni più elevate. E soprattutto viene ribadito il no al condono fiscale: «La soglia di un milione di euro è troppo alta, favorisce i furbi. Al massimo si può arrivare a 100-200 mila euro in modo da mettere una pietra sopra all' evasione di necessità». Con una subordinata: se non verrà cancellato anche il contenzioso penale, i grillini potrebbero accettare di alzare la soglia sotto la quale si potrà accedere alla pace fiscale.
2 - «CI DÀ SOLO UN MILIARDO?» L' IRA DEL CAPO 5 STELLE CHE VUOLE IL DEFICIT AL 2,5%
Estratto dell’articolo di Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera
Una giornata particolare sfociata nello sfogo verbale contro il ministro Giovanni Tria. Luigi Di Maio è alle prese con il suo esordio in Cina, ma soprattutto è sotto pressione dopo il vertice di governo finito in stallo per la necessità di mantenere le promesse elettorali e scaldare la base pentastellata. Ecco perché va al braccio di ferro, mettendo a punto il suo piano: una manovra da 28 miliardi di euro e un rapporto deficit/pil che si possa spingere fino al 2,5%.
[…] I pentastellati sono convinti che il ministro possa reperire le risorse da destinare - al netto dello stop agli aumenti dell' Iva - ai punti cardine della manovra (10 al reddito di cittadinanza, 7 alla flat tax e 8 al superamento della Fornero, più altre per le altre voci di spesa) e anche Di Maio - prima di partire per il viaggio in Cina con gli imprenditori - lo ha dichiarato pubblicamente.
Il vicepremier ha messo sul tavolo un pacchetto che comprende oltre alle misure-chiave anche altri punti. Si va dagli sgravi alle imprese che assumono a tempo indeterminato, alla compensazione debiti crediti della Pubblica amministrazione, dalla creazione della banca pubblica degli investimenti alla costituzione di un fondo venture capital per le start-up innovative. È previsto anche un pacchetto di decertificazioni per le imprese.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Tra le richieste avanzate ci sono alcuni capitoli che riguardano battaglie del Movimento, come le misure per compensare i risparmiatori truffati o i tagli agli sprechi. Questi ultimi, però, sono declinati non solo come tagli alle scorte o a i voli blu o agli affitti d' oro. C' è anche un passaggio destinato ad aprire una discussione con le Regioni: quelle che non sforbiceranno i vitalizi agli ex consiglieri, avranno meno risorse dal governo centrale (almeno secondo lo schema proposto dal Movimento). E nel calderone della manovra potrebbero finire anche misure per incentivare i giovani all' iscrizione agli istituti tecnici. […]
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