DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alberto Flores d’Arcais per “la Repubblica”
Adesso è veramente fatta, nessuno può fermare “The Donald”. Nel giorno in cui raggiunge il numero magico dei delegati necessari per ottenere la nomination repubblicana, un velenoso scambio a distanza tra Obama e Trump dà il virtuale via alla sfida finale per la Casa Bianca.
Dal Giappone, dove al G7 ha incontrato i leader mondiali, il presidente Usa spara a zero contro il candidato del Grand Old Party: «È ignorante degli affari internazionali, lo dimostrano le proposte che ha fatto. I leader del mondo seguono le elezioni Usa con grande attenzione e penso che si possa dire che sono ragionevolmente sorpresi. Non sanno se prendere sul serio le dichiarazioni di Trump, ma, con buona ragione, sono scossi».
Un attacco irrituale che dimostra quanto il “pericolo Donald” sia ormai uno spettro reale, che preoccupa (insieme alle debolezze della signora Clinton) politici ed elettori democratici lungo tutti gli States.
Lui, “The Donald”, non ha aspettato troppo per rispondere a Obama ma anche al capo di gabinetto di Juncker che lo aveva attaccato in un tweet. «Se i leader del mondo sono scossi da me è una cosa buona, è un bene che si siano innervositi», ha ironizzato dal North Dakota, lo Stato del nord-ovest da dove ha lanciato il suo programma sull’energia e dove ha a sua volta accusato Obama di «aver dato ai paesi stranieri il modo di guadagnare terreno su di noi».
Un discorso a tutto campo («il governo stia fuori dalle questioni energetiche, sull’emailgate Hillary dimostra tutta la sua cattiva capacità di giudizio, troverò la soluzione al terrorismo islamico, il mio vice sarà probabilmente una donna o qualcuno delle minoranze ») che finisce con la rivelazione che da qualche ora tutta l’America già sapeva perchè anticipata dall’agenzia Ap: «Ho appena vinto la nomination».
Un annuncio che aveva lasciato fare per primo(via Twitter) al figlio Donald Jr («È ora di vincere le elezioni generali») quando c’è stata la certezza che - grazie ad un gruppo di unpledged, cioè delegati con diritto di voto anche se non eletti alle primarie - aveva superato quota 1.237. Adesso manca solo l’ufficialità della Convention, con il lungo applauso dell’incoronazione, i palloncini blu, rossi e bianchi che salgono al cielo .
Trump avrebbe vinto anche senza di loro ma così il successo è ancora più dolce. Perché ha trionfato contro tutto e (quasi) tutti. Sono passati pochi mesi da quando la macchina elettorale del Gop lo aveva bollato come «non presentabile» mentre si affannava ad appoggiare i candidati considerati più “presidenziabili”. Li ha battuti tutti.
bernie sanders hillary clinton
Con i suoi slogan politicamente scorretti, i messicani «criminali e stupratori», le battutacce sulle donne, ha creato dal nulla un nuovo elettorato repubblicano, ha portato alle urne anche chi non c’era mai andato, si è conquistato la più imprevedibile nomination dell’ultimo mezzo secolo. Il partito che fu di Abraham Lincoln, Teddy Roosevelt, Ronald Reagan non può che prenderne atto. Da ieri ogni mossa sarà fatta pensando ad Hillary.
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