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“DONNE IN GONNA E TACCHI ALTI” - TRUMP PRETENDE CHE LE DIPENDENTI DELLA CASA BIANCA SI “VESTANO DA DONNE” - MA SUI SOCIAL SI SCATENA L’IRONIA CON L’HASHTAG #DRESSLIKEAWOMAN E VENGONO PUBBLICATE FOTO DI SOLDATE, VIGILI DEL FUOCO, POLIZIOTTE, MEDICI E AUSTRONAUTE

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Monica Ricci Sargentini per www.corriere.it

 

PROTESTE PER IL DRESS CODE IMPOSTO DA TRUMPPROTESTE PER IL DRESS CODE IMPOSTO DA TRUMP

Mentre a Londra il Parlamento discute una legge per mettere al bando le discriminazioni sessuali in materia di abbigliamento, negli Stati Uniti Donald Trump impone alle sue dipendenti di «vestirsi da donna» che, tradotto nel linguaggio del presidente, significa indossare un vestito o una gonna e i tacchi, possibilmente alti.

 

A rivelarlo è il sito Axios: «Trump vuole che le sue dipendenti si vestano da donna dice una fonte che ha lavorato con il presidente durante la campagna elettorale. Le donne che lavorano con lui si sentono obbligate a indossare vestiti per impressionarlo favorevolmente».

 

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L’insolita richiesta in un Paese che combatte da tempo contro gli stereotipi di genere non è passata inosservata e immediatamente si è scatenata l’ironia su twitter con l’hashtag #DressLikeAWoman (vesti da donna). La militare KateP ha pubblicato la sua foto in uniforme con il fucile a tracolla. «Io mi vesto da donna. Pensate che Trump approverebbe? Mi sa di no». O come Andre Zollars che scrive: «In onore di Kimberly Nicole Hampton, pilota e prima donna uccisa dai nemici degli Stati Uniti nel 2004 @potus».

 

Una chirurga si è postata in sala operatoria: «Eccomi con il mio look preferito». Non sono mancate le immagini di astronaute, poliziotte, archeologhe, deputate. Scrive Jenna: «Come vestirsi da donna. Primo passo: essere una donna. Secondo passo: mettersi qualcosa addosso e congratulazioni ti sei vestita da donna».

PROTESTE PER IL DRESS CODE IMPOSTO DA TRUMPPROTESTE PER IL DRESS CODE IMPOSTO DA TRUMP

 

«Penso che quello che @potus voleva dire con #dresslikeawoman— dice un'altra internauta — è che vuole vedere molte più di noi marciiare la prossima volta»

 

Uno dei post prende come esempio anche la parlamentare europea italiana Licia Ronzulli la quale viene raffigurata mentre vota al parlamento europeo con in braccio la sua bambina. «Porta la tua bambina - si legge - insegnale a votare, insegnale a governare. Vestiti come Licia Ronzulli al parlamento europeo». E c'è anche chi non dimentica Giovanna D'Arco.

 

LONDRA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

La Gran Bretagna, invece, marcia in direzione opposta dopo il caso di Nicola Thorp, la segretaria sospesa dal lavoro in una società londinese di consulenze finanziarie perché insisteva per portare scarpe basse.

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La Women Equalities Commission ha presentato qualche giorno fa un rapporto alla Camera dei Comuni in cui si rivela che molti datori di lavoro impongono trucco, minigonna e tacchi a spillo alle loro dipendenti in barba all’Equality Act del 2010 che proibisce questo genere di discriminazioni. I deputati, a questo punto, pensano di elaborare una legge ad hoc per evitare alle donne l’umiliazione di un dress code al femminile.

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