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Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
L’imprinting renziano sul nuovo corso del Csm si arricchisce di un terzo indizio. Il primo era stata l’elezione come vicepresidente dell’avvocato veneto Fabio Pinelli, che difendeva professionalmente a Firenze Alberto Bianchi, fedelissimo e coimputato di Renzi, e il Senato di fronte alla Corte Costituzionale, nel conflitto tra poteri sollecitato da Renzi.
Il secondo la nomina (con l’irrituale voto decisivo dello stesso Pinelli) di un procuratore di Firenze gradito a Renzi. Ora, nell’ordine del giorno del prossimo plenum, spunta l’ingaggio, come gran capo della comunicazione istituzionale, del turborenziano Michele Anzaldi, fino al 2022 deputato di Italia Viva.
FABIO PINELLI, VICEPRESIDENTE DEL CSM, E CARLO NORDIO
Un incarico voluto dallo stesso Pinelli, che ha scelto personalmente Anzaldi senza concorso. Retribuzione 85mila euro l’anno, che si sommano ai 23mila percepiti da Anzaldi come vitalizio parlamentare. La comunicazione è un chiodo fisso di Pinelli.
[…]
Secondo Pinelli, il vicepresidente è sovraordinato: a lui spetta una funzione autonoma ed esclusiva di rappresentanza. Tanto da farsi riconoscere mille euro mensili di rimborso spese aggiuntivi rispetto ai 4mila degli altri consiglieri «in considerazione del maggior numero di impegni istituzionali». Ora l’ingaggio di Anzaldi «quale consulente in materia di coordinamento delle attività di comunicazione istituzionale».
Una figura nuova, a disposizione di Pinelli, con «l’esigenza di incaricare un esperto che curi la comunicazione istituzionale del vicepresidente, al fine di predisporre e alimentare, nei rapporti con gli organi di informazione, strumenti che – per forme e contenuti – perseguano l’obiettivo di una corretta, adeguata e completa rappresentazione dell’attività svolta quotidianamente dal vicepresidente nell’interesse e in nome dell’istituzione, altresì evitando la diffusione di notizie parziali, frammentarie, inveritiere o tecnicamente scorrette». Fake news, dunque, o almeno quelle che lo stesso Pinelli ritiene tali.
Portavoce di Rutelli sia in Campidoglio e sia al governo per dieci anni, Anzaldi approda nel “giglio magico” renziano nel 2013. Quando alle elezioni viene inserito nel ristretto elenco di candidati renzianissimi – Boschi, Lotti, Bonifazi… - con posto blindato in lista ed elezione garantita, senza passare dalla caienna delle primarie del Pd. Eletto deputato, si distingue come pasdaran renziano nell’assalto alla Rai, ma anche come promotore di lettere aperte. […]
Nel 2017, Renzi sceglie Anzaldi come capo comunicazione della campagna delle primarie per la riconquista del Pd dopo la sconfitta al referendum costituzionale. Nel 2018 la rielezione in Parlamento. L’anno dopo segue Renzi nella scissione di Italia Viva.
Al Csm, Anzaldi ritroverà un altro esponente del “giglio magico”: Ernesto Carbone, membro laico eletto dal Parlamento su indicazione di Renzi. Come Carbone, Anzaldi compare negli atti dell’inchiesta fiorentina sulla fondazione Open. Nessuno dei due è mai stato indagato, ma figurano tra i protagonisti di quella stagione, indicato in un appunto interno come «parlamentari renziani» e contributori (Anzaldi per circa 25mila euro dal 2013 al 2016) della fondazione, che aveva canali finanziari e contabilità paralleli al Pd di cui tutti facevano all’epoca parte.
In una mail dell’agosto 2013, proprio l’avvocato Alberto Bianchi (difeso nel processo di Firenze dallo studio Pinelli) segnalava a Maria Elena Boschi i nomi dei parlamentari renziani «morosi totali» rispetto ai contributi alla fondazione Open, quelli «in regola o anche di più» e quelli «indietro con le contribuzioni». In quest’ultima categoria erano inseriti sia Carbone che Anzaldi. Entrambi si erano messi successivamente in regola con i bonifici.
MICHELE ANZALDIFABIO PINELLI,VICEPRESIDENTE DEL CSMFABIO PINELLI SERGIO MATTARELLA ALBERTO BIANCHIMICHELE ANZALDI
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