DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1- LO STRAGISTA FRANCESE DI AL QAIDA Ã UN'OPERAZIONE D'INTELLIGENCE FINITA MALE - I SOLDI, I VIAGGI, I CONTATTI CON I SERVIZI SEGRETI. LA VERSIONE DEL "LUPO SOLITARIO CHE SI RADICALIZZA DA SÃ" NON REGGE
http://www.ilfoglio.it/soloqui/12800
Il giovane francese di al Qaida che uccide soldati ed ebrei nella zona di Tolosa è un'operazione dei servizi segreti francesi finita male. Mohammed Merah era un agente al servizio di entrambe le parti, un individuo diviso a metà : una quota in mano all'organizzazione terrorista e una quota in mano ai servizi di sicurezza del governo.
Fino a quando nel suo foro interiore la metà in mano all'estremismo, quel partito jihadista che teneva nascosto dentro l'anima, ha prevalso, fino alle stragi e alla morte in casa dopo trenta ore di assedio per mano della polizia. La storia ricorda quella dell'informatore arruolato dai servizi giordani e da questi passato all'intelligence americana che, con il pretesto di voler confidare informazioni sulla posizione dei leader di al Qaida, nel dicembre 2009 fu ricevuto in una base della Cia e si fece saltare in aria uccidendo 7 agenti.
Secondo fonti d'intelligence che hanno parlato con il Foglio, mercoledì, durante l'assedio al numero 17 di Rue du Sergeant Vigné, il suo "handler", ovvero l'agente dei servizi che aveva il compito di tenere i contatti con lui e di seguirlo nella sua "carriera" all'interno della rete islamista (Merah era membro di un gruppo estremista sciolto d'autorità il mese scorso) è entrato senza problemi nell'appartamento a negoziare una resa che non creasse troppi imbarazzi all'organizzazione che lo gestiva.
Una conferma indiretta: secondo la rivista francese Le Point, uno dei prossimi obbiettivi sulla lista di Merah era "un funzionario dei servizi segreti di origine islamica". Le Point non dà il nome e non spiega perché un giovane spiantato della periferia di Tolosa conoscesse un funzionario d'intelligence e anche la sua professione religiosa. Merah intendeva uccidere il suo contatto con i servizi. C'è anche il sospetto che in un primo momento, dopo i due attacchi consecutivi per strada ai soldati, Merah fosse stato escluso dalla lista dei potenziali terroristi perché considerato "uno dei nostri".
Anzi: il suo handler gli avrebbe chiesto informazioni sulle uccisioni e sui possibili responsabili, invece che inserirlo tra i nomi da controllare e sorvegliare da vicino - come sarebbe dovuto accadere considerati i suoi precedenti, come i viaggi in zone di guerra. Il Monde scrive che "permangono dubbi sulla capacità di autofinanziamento di Merah, che da solo si sarebbe pagato armi, affitti di case, viaggi in Asia. Dubbi manifestati anche dal procuratore di Parigi, che ha detto: âIl livello di reddito era da Rsa'" (Revenu de Solidarité Active, è il sussidio pubblico di povertà ). Scrive ancora il Monde: "Ulteriori indagini sembrano necessarie per capire chi lo aiutava, ma per ora si fermano a una zona grigia".
Più che le note riservate sui suoi rapporti con i servizi, più che la pista dei soldi, è la storia dei suoi viaggi che travolge la versione finora sostenuta dalla polizia francese, quella di un lupo solitario che all'improvviso decide di abbandonarsi a una catena di uccisioni con finale non aperto. Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha parlato di "auto radicalizzazione di un salafita dal profilo atipico".
In realtà la lista dei timbri sul suo passaporto racconta un percorso strutturato verso il jihad. Il 22 novembre 2010 la polizia afghana lo ferma a Kandahar, la città dell'Afghanistan dove la presenza dei talebani è più forte. Consegnato ai francesi del contingente Nato, è rispedito in Francia.
Nel mezzo passa brevemente per le mani degli americani ed è un ufficiale americano che ora dice al Monde: "E' stato in Israele, in Siria, in Iraq e in Giordania". Prima dell'arresto, va al consolato indiano di Kandahar e chiede un visto per l'India. Aggiunge una fonte militare francese: è stato anche due volte in Iran (la Dcri, i servizi che si occupano di controspionaggio e lotta al terrorismo, nega).
Nel 2010 va in Pakistan per sposarsi, ma è espulso. L'anno seguente torna nel paese ed entra clandestinamente nelle due agenzie tribali che fanno da casa al jihad: il sud e il nord Waziristan. Altri legami. I fratelli Merah sono vicini a un gruppo di estremisti arrestato nel 2007 e condannato nel 2009 per terrorismo a Tolosa.
Come lui possa essere presentato come un francese normale e scollegato che vivacchia alla periferia di Tolosa è un mistero. Anche le armi trovate nell'appartamento, un fucile d'assalto e un mitra, farebbero parte del suo "pacchetto di libertà relative" in cambio di informazioni dall'interno della rete estremista.
2- QUANTE COSE "NON SAPEVA" L'INTELLIGENCE FRANCESE SUL SUO UOMO A TOLOSA - UN LUPO SOLITARIO? L'ATTENTATORE ERA UN ASSET DEI SERVIZI SEGRETI AL CENTRO DELLA RETE DELL'ESTREMISMO IN FRANCIA
Daniele Raineri per http://www.ilfoglio.it/soloqui/12800
Un lupo solitario isolato che si muoveva senza l'aiuto di una rete, come dice il procuratore di Parigi Francois Molins? Tutto il contrario. Lo stragista di origine algerina di Tolosa, Mohammed Merah, viveva al centro della rete del jihad in Francia. Merah ha un fratello maggiore, Abdelkader, che da due giorni è in arresto assieme alla compagna - la polizia ha trovato alcuni etti di esplosivo nella sua macchina.
Secondo Le Point, Abdelkader ha viaggiato in Egitto per incontrare estremisti islamici e per questo era ben conosciuto dai servizi francesi già a partire dal 2007. Nel febbraio di quell'anno l'Associated Press racconta l'arresto di undici persone, due all'aeroporto di Orly e gli altri nove nel sud del paese, perché sono coinvolti in una rete di reclutamento di volontari da mandare a combattere e a compiere attentati con al Qaida in Iraq.
"Secondo l'ufficio del procuratore - scrive l'agenzia - le reclute erano prima spedite in Egitto a rinfrescare l'arabo e a ripassare la dottrina salafita nelle madrasse più radicali". Gli undici erano "il gruppo più grande preso in Francia con questo tipo di accuse". Gli arresti dei francesi arrivarono tre mesi dopo la loro espulsione dall'Egitto con la stessa accusa da parte del governo del Cairo: fanno parte di un gruppo di reclutatori e di reclute in partenza per la guerra in Iraq. La notizia d'archivio combacia con quanto scritto ieri dai giornali francesi: Abdelkader è stato in Egitto, ospite di estremisti.
Con Abdelkader c'è un francese siriano che fa da leader spirituale, Olivier Corel. Corel è la guida di una piccola comunità di salafiti ad Artigat, cinquanta chilometri da Tolosa, che spaventa i vicini festeggiando l'11 settembre e non permette ai figli di frequentare le scuole locali.
Ad Artigat i due fratelli Merah conoscono anche Sabri Essid, arrestato nel 2006 - nel pieno della guerra - al confine tra Siria e Iraq con fucili d'assalto e poi rispedito in Francia. Il villaggio di Artigat e l'irrefrenabile Essid sono tenuti d'occhio dai servizi di sicurezza per colpa di una soffiata: Essid vorrebbe colpire con un attentato il consolato americano a Lione e un supermercato di Tolosa. Nel 2008, i servizi prendono nota di Mohammed perché va a trovare Essid in carcere.
Come se non bastasse il contesto, nel 2010 Merah costringe un ragazzino di 15 anni a guardare con lui video di esecuzioni. Quando la madre del ragazzino si lamenta, la picchia e la manda in ospedale. Poi gira per il quartiere per intimidire chi ancora non fosse convinto, con una spada in mano, gridando: "Io faccio parte di al Qaida". I servizi spagnoli segnalano ai colleghi francesi i suoi collegamenti pericolosi. Dopo i viaggi in Afghanistan e Pakistan, l'Fbi americano lo mette sulla lista delle persone interdette dai voli verso l'America.
Può darsi che ora la vicenda di Tolosa giochi a vantaggio del presidente francese, Nicolas Sarkozy, a un mese dalle elezioni (sondaggi già in rialzo). Sarkozy è tradizionalmente più forte dei rivali socialisti in materia di sicurezza e di immigrazione. Per il suo ministero dell'Interno e per l'intelligence francese però è l'ora buia della crisi.
Merah, come confermato al Foglio da fonti nei servizi, era un asset, una risorsa, della Direction centrale du renseignement intérieur (Dcri), la direzione che come una Fbi francese si occupa della sorveglianza dei terroristi dentro lo stato; e gli agenti che erano in contatto con lui hanno lasciato passare troppo tempo prima di capire che il loro ragazzo era uscito dal controllo della direzione centrale ed era passato al jihad.
E' un disastro per il prefetto Bernard Squarcini, "lo squalo", uno dei moschettieri di Sarkozy, da lui piazzato con molta enfasi a capo della Dcri al momento della sua fondazione, nel 2008. Squarcini era già nei guai da prima, accusato da un libro di essere "la spia del presidente" e di avere trasformato la sua ala dei servizi in una "polizia politica", uno "strumento dell'Eliseo".
Nell'ottobre del 2011 è stato incriminato per un caso di intercettazioni telefoniche su giornalisti. Ora Francois Rebsamen, il consigliere per la Sicurezza del candidato socialista Francois Hollande, prova a recuperare terreno, denuncia "il profondo malessere nei servizi" e annuncia una riforma dell'intelligence nel programma.
MERAH BLITZ MERAH BLITZ MERAH MOHAMED MERAH jpegBARA DI UNO DEI BAMBINI UCCISI A TOLOSA BLITZ MERAH LA CASA STRAGE DI TOLOSA - SARKOZY STRAGE DI TOLOSA SARKOZY BLITZ MERAH LA CASA MOHAMED MERAHSTRAGE DI TOLOSA - SARKOZY AI FUNERALI DELLE VITTIME MOHAMED MERAH AUTORE DELLA STRAGE DI TOLOSA jpegSARKOZY DAVANTI AL FERETRO DI UNO DEI PARA' UCCISO A MONTAUBAN E A TOLOSABLITZ MERAH STRAGE TOLOSABLITZ MERAH UNA COLT USATA PER LA STRAGE NELLA SCUOLA A TOLOSA
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…
FLASH - SIETE CURIOSI DI CONOSCERE QUALI SONO STATI I MINISTRI CHE PIÙ HANNO SPINTO PER VEDERSI…
DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI…
DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN…
COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…