centemero salvini

UNO, NESSUNO E CENTEMERO: INDAGATO PURE IL NUOVO TESORIERE DELLA LEGA. L'INCHIESTA PARTE DAI 250MILA EURO VERSATI DA PARNASI A UN'ASSOCIAZIONE COLLEGATA AL CARROCCIO PER AGGIRARE LA LEGGE SUL FINANZIAMENTO E SCHERMARE I FONDI DALLA FAMOSA SENTENZA SUI 49 MILIONI - SALVINI: ''NON C'È NULLA DA TROVARE NÉ DA CERCARE, SPERO CHE I MAGISTRATI FACCIANO IN FRETTA''

 

Da www.corriere.it

 

GIULIO CENTEMERO

La procura di Bergamo sta conducendo un’indagine sui conti della Lega, relativa questa volta alla gestione recente di Matteo Salvini e del tesoriere Giulio Centemero. A rivelarlo è il quotidiano La Stampa, secondo cui l’inchiesta sarebbe legata al finanziamento di 250mila euro versato dal costruttore Luca Parnasi all’associazione «Più Voci, che è stata più volte accostata alla Lega. «Ognuno faccia il suo lavoro. Non c’è nulla da trovare né da cercare. Spero facciano in fretta», ha replicato il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini.

 

L’associazione ha sede a Bergamo, in uno studio di commercialisti di via Angelo Maj. La circostanza del finanziamento di Parnasi era emersa nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma per cui l’imprenditore era stato arrestato. La Procura starebbe ora indagando sull’ipotesi di finanziamento illecito, con l’intento di ricostruire i flussi di denaro dell’associazione e di una serie di società che, scrive il quotidiano, servirebbero a schermare i finanziamenti privati ottenuti dalla Lega, mettendoli al riparo da eventuali sequestri relativi al procedimento per il recupero dei 49 milioni di euro spariti a suo tempo dai bilanci.

 

 

PARNASI

Per i magistrati quei soldi rappresenterebbero un sistema per «mettere al riparo» da possibili sequestri — dopo la sentenza della Corte d’Appello di Genova sui 49 milioni di euro confiscati alla Lega per la truffa dei rimborsi pubblici — qualsiasi altra somma arrivi dai privati al Carroccio. L’indagine «sarebbe alle battute iniziali: da Roma sono stati trasmessi gli atti che riguardano l’inchiesta sullo stadio della Roma per la quale era finito in carcere l’imprenditore Parnasi».

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