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URSULA SOTTO IL FUOCO INCROCIATO DI PARIGI E BERLINO - LA STRADA PER LA RICONFERMA DELLA VON DER LEYEN SI FA SEMPRE PIÙ INSIDIOSA. COLPA DELLE SUE “PIROETTE” CHE SCONTENTANO TUTTI – MACRON SI È CONVINTO CHE NON SIA LEI LA FIGURA IN GRADO DI GUIDARE L’EUROPA OGGI E HA IN TESTA MARIO DRAGHI PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA – SCHOLZ NON AVREBBE ALCUN VANTAGGIO POLITICO DAL SOSTEGNO A UN’ESPONENTE DELL’OPPOSIZIONE, MENTRE I VERDI TEDESCHI AVREBBERO LA POLTRONA DI COMMISSARIO, SE LEI NON OTTENESSE IL BIS – E ANCHE GIORGIA MELONI, ORMAI PAPPA E CICCIA CON URSULA, DEVE FARE I CONTI CON I SUOI ALLEATI CONSERVATORI... – IL DAGOREPORT

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Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON

Prima c’è stata la festa rovinata dell’incoronazione a Bucarest, dove il Partito popolare europeo l’ha nominata senza entusiasmo Spitzenkandidat , dandole meno della metà dei voti disponibili sulla carta. Poi è venuta la tegola della denuncia davanti alla Corte di Giustizia da parte dell’Europarlamento, Ppe compreso, che l’accusa di aver scongelato 10,2 miliardi di euro dei fondi di coesione per l’Ungheria, bloccati in precedenza per violazione dello Stato di diritto.

 

Ma negli ultimi giorni c’è stato un salto di qualità. E d’improvviso, la riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea non solo trova sul suo cammino ostacoli e insidie, com’era chiaro già dall’inizio, ma appare sempre più fragile e meno scontata.

 

giorgia meloni ursula von der leyen kiev

Premesso, von der Leyen resta la favorita. Perché ha il vantaggio dell’incumbent e tutto sommato può vantare un buon bilancio dei suoi 5 anni al vertice del Berlaymont, dalla gestione della pandemia alla reazione alla guerra in Ucraina. […]

 

Ma tutto questo è cessato nel momento in cui von der Leyen è entrata in modalità campagna elettorale, «trasformandosi da presidente della Commissione in candidato che punta su alcuni temi e cerca di mettere insieme la coalizione necessaria per farsi rieleggere», come spiega un diplomatico europeo.

 

OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON

In realtà, di coalizioni von der Leyen ne deve assemblare due, quella dentro il Consiglio europeo che dovrà nominarla e quella dentro il nuovo Parlamento europeo che dovrà votarla. Le due cose sono diverse, ma collegate dal risultato delle elezioni europee di giugno.

 

Finora von der Leyen ha corso su una pericolosa linea di faglia, dove da un lato deve accontentare il Ppe, che le chiede in sostanza se non smantellare, di mettere una forte sordina al Green Deal, cifra del primo mandato, dall’altro non deve tradire la vecchia maggioranza, che prende il suo nome, fatta di socialisti e liberali e nel frattempo allargata ai Verdi.

 

URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - OLAF SCHOLZ

In più, tenendo conto della probabile avanzata delle destre, conservatrici ed estreme, von der Leyen ha messo in atto una strategia della seduzione verso Giorgia Meloni, assecondandola nelle sue iniziative, dall’Albania al Piano Mattei, o coinvolgendola in altre, vedi l’Egitto, con l’obiettivo di assicurarsi i voti di Fratelli d’Italia. Tutto questo lavorio si è però risolto in una serie di piroette, che hanno finito per scontentare un po’ tutti.

 

Detto del Ppe, dove le riserve su di lei sono diffuse e palesi, i liberali hanno messo i loro paletti: «Ci aspettiamo una presidente della Commissione che non flirti con gli estremisti ma guidi l’Unione dal centro insieme alle forze europeiste», ha detto la francese Valerie Hayer, una dei tre Spitzenkandidat di Renew.

 

MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE

Ma è in seno al Consiglio europeo che von der Leyen sembra incontrare i problemi più seri. Non è una novità che non la vogliano Orbán e lo slovacco Fico. Ma ora anche Emmanuel Macron sembra essersi convinto che non sia lei la figura in grado di guidare l’Europa nelle sfide epocali dei prossimi anni, difesa, clima, digitalizzazione. Non entriamo qui nelle voci, insistenti e probabilmente fondate, che Macron avrebbe in testa di portare Mario Draghi alla guida della Commissione.

 

Il punto è che i dubbi su von der Leyen crescono. Anche a Berlino, dove il cancelliere Scholz non avrebbe alcun vantaggio politico dal sostegno a un’esponente dell’opposizione, mentre i Verdi sarebbero ben contenti di non vederla riconfermata, poiché l’accordo di coalizione prevede che in quel caso la nomina del commissario tedesco spetti a loro.

 

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

Da ultimo, anche Giorgia Meloni, appare in fase di ripensamento. Il suo appoggio a von der Leyen non è certo. «Il tema della sua riconferma non mi appassiona», dice la premier dopo un tête-à-tête di riavvicinamento molto sceneggiato con Macron, bacio incluso. Di certo Meloni non vuole legarsi le mani prima del voto di giugno e in ogni caso deve tener conto degli umori dei suoi Conservatori e Riformisti, dove gli spagnoli di Vox e i polacchi del Pis, hanno già espresso la loro contrarietà a von der Leyen.

 

Manfred Weber e Ursula von der leyen

Al fondo, il problema di von der Leyen è semplice: non può pensare di tornare alla guida della Commissione, sulla base di un’agenda politica che di fatto smentisce quella portata avanti fino a ieri. Certo, in Germania la sua maestra ci riuscì. Ma si chiamava Angela Merkel e non abita più qui.

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLIMANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI