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Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"
La Procura di Napoli potrebbe chiedere al tribunale nei prossimi giorni il giudizio immediato per l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola e per Carmelo Pintabona, esponente del Pdl con cui fu candidato per gli italiani all'estero, accusati di aver preteso da Silvio Berlusconi cinque milioni in cambio del silenzio su faccende imbarazzanti per l'ex presidente del Consiglio. I pm ritengono concluso questo filone di indagine, e se il giudice accoglierà la richiesta, Berlusconi sarebbe inevitabilmente chiamato in aula a testimoniare in qualità di parte offesa.
Ma ancora una volta potrebbe riuscire a non rispondere alle domande dei magistrati, come già avvenne in occasione dell'inchiesta sui continui versamenti di denaro fatti in favore di Gianpaolo Tarantini e di sua moglie Nicla, quando la Procura di Napoli pure avrebbe voluto ascoltarlo come teste, ma Berlusconi, all'epoca ancora a Palazzo Chigi, si limitò a fornire una sua ricostruzione scritta dei fatti oggetto dell'indagine evitando (fino al trasferimento dell'inchiesta da Napoli a Bari) l'incontro con i pubblici ministeri.
Stavolta Berlusconi potrebbe evitare di deporre in aula avvalendosi della facoltà di non rispondere in quanto indagato in un procedimento connesso. Nell'inchiesta Tarantini la sua posizione è infatti nel frattempo mutata: da presunta vittima di ricatti e estorsioni a indagato per aver indotto Tarantini a mentire ai magistrati. Reato che avrebbe commesso insieme con Lavitola: da qui, quindi, la possibilità di non testimoniare in un processo in cui il principale accusato è proprio Lavitola.
Che però arriverebbe in aula - eventualmente insieme con Pintabona - con una accusa meno grave rispetto a quella di estorsione per la quale agli inizi di agosto i pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio (coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco) ottennero una nuova ordinanza di arresto nei suoi confronti.
Il tribunale del riesame nei giorni scorsi ha infatti ridimensionato l'imputazione da estorsione a tentata estorsione, non ritenendo che ci fossero prove sufficienti per stabilire l'effettivo versamento dei cinque milioni che Lavitola avrebbe preteso da Berlusconi.
Pretesa molto esplicita, comunicata con una mail inviata dalla latitanza in Centro America: «Torno e ti spacco il culo», avrebbe scritto all'ex capo del governo, allegando al testo la fotocopia del biglietto aereo per Roma.
Rientrato in Italia, però, Lavitola, interrogato numerose volte, non ha mai fatto rivelazioni compromettenti su Berlusconi. Al quale i magistrati avrebbero voluto chiedere spiegazioni, e lo avevano quindi convocato per la fine di luglio, ma lui fece sapere che non si sarebbe presentato. Perciò è ipotizzabile che faccia altrettanto in dibattimento.
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