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Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
elizabeth warren hillary clinton
Hillary Clinton beniamina delle multinazionali Usa e delle banche di Wall Street che hanno generosamente finanziato le campagne elettorali sue e quelle del marito Bill: è l’accusa che gli muovono da anni in tanti, compresa la sinistra liberal che preferirebbe la senatrice Warren come candidata alla Casa Bianca. Anche le critiche per gli incroci finanziari pericolosi tra l’attività politica dei Clinton e il finanziamento della fondazione filantropica di Bill non sono una novità, tanto che la Clinton Initiative smise di accettare sovvenzioni da governi autoritari come quelli dei Paesi arabi del Golfo quando Hillary era Segretario di Stato di Obama.
Non stupisce, quindi, che gli attacchi alla campagna presidenziale della ex first lady, peraltro non ancora ufficialmente lanciata, comincino propri dagli aspetti finanziari. Del resto in questi mesi preparatori si pensa più a riempire i forzieri di una campagna che sarà lunga e costosa che a preparare comizi. Succede in campo democratico come in quello repubblicano. E presto attacchi simili toccheranno anche a Jeb Bush che ha anche lui i suoi scheletri finanziari nell’armadio.
Ma, passando al setaccio l’attività di Hillary e della fondazione filantropica, prima il Washington Post e ieri il Wall Street Journal hanno scoperto qualcosa di più: molti grandi gruppi che la Clinton ha aiutato a ottenere commesse all’estero sono poi diventati anche benefattori della Clinton Foundation. In alcuni casi la richiesta di fondi filantropici è arrivata subito dopo un grosso affare internazionale concluso grazie anche all’impegno di Hillary che, come tutti gli altri ministri degli Esteri, era tenuta a fare gli interessi delle imprese del proprio Paese.
hillary e bill clinton in iowa 5
L’inchiesta documenta il massiccio finanziamento della Clinton Initiative da parte delle 60 imprese a favore delle quali Hillary si spese quando era al Dipartimento di Stato: gruppi come Boeing ed Exxon-Mobil, oltre alla General Electric che hanno versato almeno 26 milioni di dollari ciascuna nel periodo (dal 2009 al 2013) nel quale la ex first lady è stata al governo.
hillary clinton duecentomila dollari a comizio
La filantropia è cosa diversa dalla politica, certo, ma per molte imprese quello era un modo di mostrare la propria gratitudine, al di là degli stretti limiti al finanziamento della campagna elettorale.
Il Washington Post ha poi scoperto che almeno metà dei finanziatori della fondazione sono anche supporter di «Ready for Clinton», l’organizzazione politica informale che sta promuovendo la candidatura di Hillary ora che la campagna ufficiale non è ancora iniziata. Alla fine è costretto a scendere in campo anche il New York Times che in un editoriale invita la Fondazione Clinton a non accettare più finanziamenti stranieri. Filantropia e campagna sono cose diverse: ma è meglio non alimentare sospetti.
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