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maria rosaria rossi e la testa di verdini
Mattia Feltri per “la Stampa”
L’allegria soffusa di fine funerale dipendeva dalla convinzione che il seppellito fosse Denis Verdini. Era appena venuto giù tutto, ed era venuto giù con così poco dramma e così tanta commedia, e le truppe forziste si incrociavano a Montecitorio sfregandosi le mani. È imbarazzante, ma ogni volta che si scrive di Forza Italia serve di fare la solita premessa: questo articolo contiene il grave limite di non offrire virgolettati, o di offrirne pochi, perché le idee va bene se girano, ma senza titolarità, sai mai che qualcuno decida di vendicarsi, o sai mai che nel frattempo Berlusconi abbia cambiato posizione.
E per esempio uno fra i più intelligenti, appena saputo che il nome di Matteo Renzi per il Quirinale era quello di Sergio Mattarella, aveva spiegato al cronista che «il patto del Nazareno contiene la distruzione del centrodestra con il consenso del centrodestra». Tutta (o tanta) colpa di Verdini. D’improvviso s’era scovato il vile traditore, o forse il fessacchiotto raggirato dal premier, comunque il responsabile principale di tutte le sofferenze di un partito alla deriva da un lustro abbondante.
E in effetti Verdini sta antipatico a parecchi e da tempo. Fra chi ha parlato liberamente, ancora ieri, c’è Michaela Biancofiore («dove passa Denis non cresce più l’erba»); e il delizioso Gianfranco Rotondi, con Mattarella quasi eletto, si era prodotto nella migliore battuta della settimana: «Siamo stati sereni». «Io sto antipatico», dice sempre Verdini, «perché mi tocca fare il lavoro sporco».
Per esempio chiudere le liste elettorali, oppure andare dal piccolo diavolo fiorentino a trattare la sopravvivenza del capo. Così tanti flebili ringhi sono diventati di colpo ruggiti, aperti dall’inattesa offensiva di Maria Rosaria Rossi contro «il duo tragico», cioè Verdini e Gianni Letta.
Il sospetto forte - ora lo dicono tutti - è che Berlusconi abbia mandato avanti la Rossi (una che non si concede sovente il lusso dell’autonomia d’espressione) perché il mondo sapesse che l’allocco non era lui, ma Denis. Ma sul momento era parso il decisivo via libera: finalmente ad Arcore si sono resi conto di che razza di brigante è Verdini. E allora sotto: «E’ finito», «era ora, sono anni che detta legge senza avere mai preso un voto», «io l’avevo sempre detto a Berlusconi», e soprattutto: «Non mi attribuite nulla, vediamo che succede poi vi do un’intervista...».
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE
Insomma, nel frattempo è già finito tutto. E ieri pomeriggio, al comitato di presidenza, Verdini sedeva zitto zitto in fondo alla sala, finché Berlusconi gli ha detto: «Denis, che fai laggiù? Vieni qui, siditi vicino a me». Per il funerale c’è ancora tempo.
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