"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
Omero Ciai per “la Repubblica”
Non ci sarà nessun profumo “Hugo”, per Hugo Chávez; né tantomeno “Ernesto”, per Ernesto Che Guevara, prodotti e imbottigliati all’Avana. Meno di 48 ore dopo l’annuncio di Labiofam, l’azienda farmaceutica di Stato cubana, che nel corso del suo congresso annuale aveva mostrato a giornali e tv le prime boccette delle essenze dedicate ai due famosi leader rivoluzionari, il Consiglio dei ministri dell’isola, presieduto da Raúl Castro, ha severamente bocciato l’iniziativa. Precisando che, per i responsabili della tentata eresia, saranno prese «misure disciplinari».
Il comunicato del Consiglio dei ministri è di quelli che non ammettono discussioni: «Iniziative di questo genere non saranno mai accettate né dal nostro popolo né dal governo rivoluzionario. I simboli ieri, oggi e sempre sono sacri».
Nell’idea dei responsabili di Labiofam, che volevano commercializzare un prodotto sfruttando il brand «dell’aroma rivoluzionario», il loro progetto si inseriva nelle nuove tendenze del regime cubano stimolate dalla politica di Raúl: l’apertura al mercato, il sostegno all’iniziativa privata, il polo industriale del porto di Mariel, le pillole di capitalismo nel disastrato sistema statale dell’isola.
Ma hanno sbagliato le previsioni, evidentemente. Perché venerdì scorso, il giorno successivo all’annuncio della creazione dei due profumi, i dirigenti dell’azienda farmaceutica sono stati chiamati a rapporto e messi in croce.
Per i due profumi, «dolce e rinfrescante » quello del Che, più soave ai frutti tropicali quello di Chávez, era già pronto un contratto internazionale in joint venture con un’azienda francese. E probabilmente nessuno, al di là dei dirigenti politici cubani, si sarebbe scandalizzato più di tanto.
D’altra parte, lontano da Cuba l’effigie di Che Guevara è stata abbondantemente sfruttata. Alberto Korda, il fotografo cubano che diede a Giangiacomo Feltrinelli l’immagine trasformata nel famosissimo poster del ‘68, divenne ricco e se ne andò a vivere a Parigi. E l’icona stilizzata del rivoluzionario argentino è finita dappertutto.
Dalle tazze per il caffellatte alle tshirt, perfino alle lenzuola e alle spillette che si vendono sulle bancarelle di mezzo mondo. Diego Maradona ce l’ha tatuata sul braccio destro. Un profumo con il suo nome sarebbe stato solo una merce in più. Per non parlare dell’ex presidente venezuelano, morto il 5 marzo di un anno fa. A Caracas il pupazzetto di pezza di Chávez sta all’ingresso di ogni ministero e nelle case dei suoi fan.
Isbel Gonzalez, dirigente di Labiofam, aveva difeso la scelta: «Saranno sicuramente due profumi molto seducenti, ma anche il nome per noi significa moltissimo ». Ora starà amaramente riflettendo sulle «misure disciplinari » del Consiglio dei ministri.
Labiofam è il maggior laboratorio statale cubano per prodotti naturali e medicine omeopatiche. Con “Hugo” ed “Ernesto” i suoi manager speravano di affacciarsi sul mercato internazionale grazie all’essenza degli eroi. Ma il pantheon ideologico di Cuba non consente cortocircuiti così abusati nell’Occidente capitalistico.
Bocciando il progetto, i dirigenti cubani hanno voluto anche chiarire che le famiglie di Guevara e Chávez non erano coinvolte nell’impresa, e nessuno aveva chiesto il loro parere sull’uso eretico dei nomi. Insomma se è vero che sotto la guida di Raúl l’isola del socialismo tropicale sta cambiando pelle e anche vero che può farlo solo rispettando i limiti stabiliti dal partito, che vigila attentamente sulla reputazione dei suoi totem. Resta da vedere se lo stesso Raúl fosse davvero all’oscuro dell’operazione o se non sia stato richiamato in extremis dagli altri dirigenti.
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